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Veneto. “L’azienda zero” di Zaia liquida il federalismo sanitario e azzera assessorati e aziende

di Ivan Cavicchi

Quella che ci propone Zaia è una azienda panottica che vigila e controlla il mondo dei costi come se fosse un carcere. Si palesa una totale sfiducia nei confronti delle persone, nei cittadini e negli operatori come se la sanità veneta fosse stata costruita per opera dello spirito santo e non da loro. Essi paradossalmente sono dei costi che 'il gigante dai cento occhi' deve controllare.

15 SET - La regione Veneto è quella che più delle altre si è mostrata meno conformista verso le politiche restrittive del governo. Lo so che essere autonomi dal governo è più facile per quei partiti, come la Lega, che sono all’opposizione. Ma sul “patto della salute” le sue posizioni critiche, mi sono parse oggettivamente fondate e, per ciò che mi riguarda, condivisibili. Per questa ragione mi ha sorpreso la proposta di legge a firma Zaia per l’istituzione dell’ente di governance della sanità regionale veneta denominata misteriosamente “azienda zero” con annesse disposizioni per ridurre il numero delle Usl. Perché mi ha meravigliato?

In primo luogo perché una Regione che dice, ad ogni piè sospinto, che la sua sanità è migliore delle altre, sorprende se alla fine fa quello cha fanno tutti allineandosi al senso comune che afferma i meriti del neocentralismo.

In secondo luogo mi chiedo: perché riordinare, cioè sfasciare un sistema territoriale se tutto va bene? In televisione Zaia ci dice che il Veneto ha adottato i costi standard, ha i bilanci in ordine, e che è una regione virtuosa. Ma virtù a parte (sulle quali consiglierei più pudore, penso all’uso disinvolto del project financing, ai sostegni finanziari alla sanità privata, alle denunce dei medici e degli infermieri ecc), se si è virtuosi che senso ha contro riformare le proprie virtù? La risposta di Zaia è che “la riduzione delle risorse da parte del Governo centrale” impone che si cambi il sistema. Ma che cambiamento è quello che liquida l’impianto federalista della sanità svuotando di fatto i poteri delle aziende? Con questa proposta la Lega chiude il capitolo del federalismo sanitario, unico nel panorama istituzionale, e risponde omeopaticamente al problema del “governo centrale” con un altro “governo centrale”. Similia similibus curantur.

La filosofia di fondo è quella inaugurata dalla controriforma della Toscana (Qs 22 gennaio 2015): concepire la governance come monitoraggio, controllo, vigilanza, coordinamento come se i problemi di sostenibilità non si potessero risolvere con veri atti riformatori. L’operazione di Zaia è in realtà una redistribuzioni di funzioni nel senso che alla “azienda zero” vanno tutte le funzioni di programmazione dell’assessorato ma anche i compiti di natura gestionale delle Ulss, il che vuol dire che le Ulss che restano (si dice da 21 a 7 ma non ci credo) si riducono a soli enti di erogazione.

“L’azienda zero” di Zaia in realtà è un super ente che più che essere zero, finisce per azzerare assessorati e aziende. Nella relazione che accompagna la proposta è scritto espressamente che “al nuovo soggetto devono essere attribuiti compiti che altri soggetti non svolgeranno” per cui via i direttori generali superflui, quelli che resteranno saranno poco più dei capo uffici, via i direttori dei servizi sociali assorbiti dai direttori sanitari, quindi via il socio-sanitario che nel Veneto era un tema molto sentito. La proposta di Zaia non solo liquida il federalismo sanitario, che per la lega non è una contraddizione da poco, ma liquida l’azienda quale suo motore principale. Zaia mi ricorda Argo Panoptes che nella mitologia era un gigante con un centinaio di occhi e che teneva tutti sotto controllo. Quella che ci propone Zaia è una azienda panottica che vigila e controlla il mondo dei costi come se fosse un carcere.

Per uno come me che crede nel management diffuso, in un altro genere di azienda, in un federalismo sanitario in grado di coinvolgere nella governance cittadini e operatori, che propone gli operatori quali shareholders e autori della loro professione, che pensa che il lavoro professionale sia un capitale su cui investire, che ha sempre visto quelli della Fiaso come dei “bacia basso” delle regioni.....questa proposta sarebbe semplicemente da respingere ma non tanto perché prevede soluzioni sbagliate ma perché ragiona come se il mondo si potesse unicamente amministrare dispoticamente ma non cambiare. Infatti la cosa che mi impressiona nella proposta di Zaia, al di la delle tecnicalità, è la totale sfiducia nei confronti delle persone, nei cittadini e negli operatori come se la sanità veneta fosse stata costruita per opera dello spirito santo e non da loro. In tutta la proposta non c’è un solo riferimento che guardi alle persone come risorsa e come soluzione. Essi paradossalmente sono dei costi che il gigante dai cento occhi deve controllare. E questa mi sembra davvero una grande fesseria.

Mi chiedo seriamente come mai le regioni, invece di fare i “cantoni” come in Toscana e “l’azienda panottica” come nel Veneto non hanno pensato di fare quella cosa che avrebbero dovuto fare fin dalla nascita delle aziende ma che non hanno mai fatto: riformare gli assessorati, trasformarli in aziende capofila (holding) uindi riaziendalizzando il sistema con una azienda a management diffuso includendo il lavoro professionale nella governance?
Il problema del cosiddetto “riordino” ormai è diventato una questione nazionale. Di regione in regione stanno smontando la sanità pubblica. L’azienda è morta perché le regioni l’hanno fatta morire e ora disperate senza né arte e né parte in barba alle riforme decise dal parlamento hanno deciso di contro riformare il sistema. Ma scherziamo?

Ivan Cavicchi 

15 settembre 2015
© Riproduzione riservata


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