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Infortuni domestici: ustioni, cadute e scosse elettriche per il 44% delle colf


I dati ufficiali dell’Inail registrino poco più di 3.500 infortuni, ma secondo un’indagine del Censis gli incidenti domestici sarebbero molto più numerosi considerato che ben il 44,3% dei collaboratori domestici dichiara di avere avuto almeno un incidente sul lavoro nell’ultimo anno. Nell’84% dei casi provocando ferite e nel 28,5% dei casi con conseguenze superiori a tre giorni.

16 LUG - La “casa dolce casa” è in realtà un luogo pieno di pericoli. Sono oltre 3.500 secondo l’Inal gli infortuni domestici e molti di più secondo il Censis, che con l’indagine “Dare casa alla sicurezza” (in allegato a fondo pagina), presentata il 13 luglio a Roma e incentrata in particolare sul lavoro di colf e badanti, rileva come ben il 44,3% dei collaboratori domestici dichiari di avere avuto almeno un incidente sul lavoro nell’ultimo anno. Nell’84% dei casi provocando ferite e nel 28,5% con conseguenze sulla salute che hanno costretto all’inattività per 3 giorni nel 18,8% dei casi e per oltre una settimana nell’11,9%.
La colpa, tuttavia, non è della casa. La principale causa di incidentalità sta, secondo il Censis, nella disattenzione (55,7%) e imperizia (18,2%) con cui spesso colf e badanti approcciano il lavoro, come ammettono loro stessi. Sono una minoranza quelli che invece imputano il fatto a circostanze esterne, quali ad esempio la mancata o cattiva manutenzione di oggetti e impianti (10,9%), eventi imprevisti come la rottura di strutture (9,5%), oppure disattenzione ed imperizia altrui (7,6%).

Bruciature e cadute sono gli infortuni più comuni
Bruciature (18,7%), scivolate (16,1%), cadute dalle scale (12,2%), sono generalmente gli incidenti più diffusi tra i collaboratori domestici, rispecchiando di fatto quanto avviene nel vissuto di ogni realtà famigliare. Ma la casistica appare più ampia, con casi frequenti di ferite prodotte dall’utilizzo di coltelli ed elettrodomestici (8,6%), strappi e contusioni da sollevamento (7,6%), ma anche intossicazioni con prodotti per pulire (4,2%), scosse elettriche (3,6%).
Indipendentemente dalla loro frequenza, determinate tipologie di infortunio si dimostrano più temibili di altre, perché portatrici di conseguenze più serie. L’infortunio più ricorrente, le bruciature, non ha generalmente ripercussioni gravi, tanto che il 76,9% delle volte non comporta alcun giorno di assenza dal lavoro, e solo nell’8,5% dei casi l’assenza si prolunga oltre i sette giorni. Al contrario le cadute da scale, anch’esse piuttosto frequenti, provocano generalmente conseguenze più serie, con un’assenza dal lavoro che supera i sette giorni nel 38,8% dei casi.


Le cause degli infortuni
Se il tipo di incidente dipende principalmente dai compiti svolti, le ragioni scatenanti sono al contrario meno “variabili”. Da questo punto di vista, i risultati emersi dall’indagine sembrano lasciare pochi margini di dubbio, individuando nella disattenzione (55,7%) con cui spesso colf e badanti approcciano il lavoro la principale causa dell’incidente.
A ciò si aggiunge anche l’imperizia, addotta come motivazione dal 18,2% dei collaboratori e la mancata conoscenza dei rischi, indicata dal 6,1% che implica, come le precedenti, una se non piena, comunque significativa responsabilità del lavoratore. Sono invece una minoranza quelli che imputano il fatto a circostanze esterne, quali ad esempio la mancata o cattiva manutenzione di oggetti e impianti (10,9%), eventi imprevisti come la rottura di strutture (9,5%), oppure disattenzione ed imperizia altrui (7,6%).
Tra gli stranieri, però, entra in gioco anche un’altra causa: le difficoltà linguistiche, che impediscono di capire bene sia le istruzioni sulla sicurezza e l’utilizzo di prodotti e apparecchi, ma anche le indicazioni che vengono date a voce, dai datori stessi o da altri soggetti.
Alla domanda sul grado di comprensione di istruzioni ed etichette, solo il 37,7% dei lavoratori di origine immigrata dichiara di capirne completamente il significato, mentre il 15,3% una piccola parte o nulla.


Primo soccorso: gli infortuni domestici sono un fenomeno sommerso
Malgrado gli incidenti siano abbastanza diffusi e comportino frequentemente danni fisici, generalmente in fenomeno tende a restare “sommerso”. I primi responsabili sono gli stessi collaboratori domestici. Uno su due, quando si verifica l’incidente, non chiede alcun tipo di assistenza, o perché non necessario (26,1%) o perché decide di fare da sé (23,9%). Un comportamento quest’ultimo diffuso anche nel caso in cui l’incidente rende impossibile il normale proseguimento dell’attività lavorativa (tra quanti sono costretti a lasciare il lavoro per almeno un giorno, l’8,5% dichiara che non era necessario alcun tipo di assistenza e il 17,4% che vi ha provveduto per conto proprio). Nei casi gravi, i lavoratori ricorrono direttamente al pronto soccorso (19,2% in totale, ma la percentuale sale al 38,1% tra quanti si assentano dal lavoro), mentre nella restante parte dei casi, si rivolgono ai famigliari (15,2%) o cercano il supporto di medici (6,3%) o farmacisti (5,7%).
La tendenza a sottovalutare l’evento infortunistico emerge anche nel rapporto tra lavoratori e famiglie. Se nella maggior parte delle situazioni queste ultime vengono messe al corrente di quanto accaduto, perché presenti in casa al momento dell’accaduto (38,7%), perché le conseguenze fisiche sono state rilevanti (15,7%) o perché il collaboratore reputa doveroso informarli (16%), nel 27,5% dei casi le famiglie restano all’oscuro di quanto avvenuto, non già perché privo di conseguenze (18%), ma per una scelta ponderata dettata dalla paura di essere rimproverati (5%) o addirittura licenziati (4,5%).
Peraltro, rileva il Censis, “poco più di un lavoratore su tre è titolare di un’assicurazione sul lavoro (34,3%), mentre una fetta significativa di collaboratori dichiara di non saperlo neanche (8,8%), ma è facile immaginare che la gran parte di questi ultimi ne sia esclusa. La presenza di copertura assicurativa – commenta il Censis - riveste un’importanza fondamentale non soltanto perché rende visibili i lavoratori domestici sul piano legale, riconoscendo loro pari dignità rispetto ad altre categorie, ma soprattutto in seguito al verificarsi di un incidente, sancendo il diritto ad un rimborso e all’assenza per malattia”.
 

16 luglio 2010
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