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Giornata mondiale del diabete. In Italia colpite oltre 4 milioni di persone. I dati dell’Iss

di E.M.

La prevalenza è maggiore nelle regioni meridionali e tra le persone meno istruite o con maggiori difficoltà economiche. Le persone con diagnosi di diabete mantengono ancora abitudini poco salutari che li espongono a maggior rischio di peggioramento della malattia. A  fotografare le dimensioni della malattia dal 2016-2022 su oltre 285mila persone over 18, i sistemi di sorveglianza PASSI e PASSI d’Argento coordinati dall’Iss in collaborazione con le Regioni

14 NOV -

Si stima siano oltre 4 milioni le persone affette da diabete in Italia, con una prevalenza della malattia, stabile nel tempo, che si modifica molto con l’età: se prima dei 50 anni resta sotto il 5%, dopo questa età sale rapidamente fino al 23% intorno agli 80 anni. Sfavoriti i residenti nelle regioni meridionali ma anche le persone meno istruite o con maggiori difficoltà economiche. Fumo, alcol, sedentarietà, scarso consumo di frutta e verdura ed eccesso ponderale, rappresentano i principali fattori di rischio.
Rimane l’emergenza emoglobina glicata nei pazienti diabetici adulti: dal 2020 al 2022 solo il 63% dei pazienti diabetici ha dichiarato effettuato un controllo negli ultimi 12 mesi.

È quanto emerge da una lettura integrata dei dati dei sistemi di sorveglianza PASSI e PASSI d’Argento, coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con le Regioni, raccolti nel periodo 2016-2022 su un campione complessivo della popolazione residente in Italia di oltre 285mila persone sopra i 18 anni di età. Dati pubblicati in occasione della Giornata mondiale del diabete che si celebra oggi.

Diabete per classi di età: prevalenze medie annue 2016-2022 e stima del numero di casi prevalenti al 1 Gennaio 2023


Dai dati emerge come ad essere maggiormente colpiti sino i residenti nelle regioni del meridione: fra gli ultra65enni la prevalenza è del 25% nel Sud-Isole contro il 15% nel Nord e 18% del Centro. Ma non solo, la prevalenza del diabete risente anche da un importante gradiente sociale, a sfavore delle persone meno istruite o con maggiori difficoltà economiche: dopo i 65 anni di età la prevalenza di diabete, fra le persone che riferiscono di avere molte difficoltà ad arrivare alla fine del mese, raggiunge e supera il 30% (con una differenza di quasi 10 punti percentuali rispetto alle persone più abbienti).

Diabete per classi di età e difficoltà economiche, in Italia (2016-2022).
Prevalenze medie annue e relativi IC95%



Il profilo delle persone con diabete: stili di vita e la salute fisica e psicologica.
Sul banco degli imputati ci sono fumo, alcol, sedentarietà, scarso consumo di frutta e verdura ed eccesso ponderale. Rappresentano i principali fattori di rischio comportamentali implicati nell’insorgenza della gran parte delle patologie croniche, come i tumori, le malattie cardiovascolari, le malattie respiratorie croniche e anche il diabete. Il diabete, sottolinea l’Iss, è inoltre anche fortemente associato al rischio cardiovascolare, insieme a ipertensione, ipercolesterolemia e obesità.

“Per queste ragioni – spiega l’Iss – se da una parte potrebbe non sorprendere osservare fra le persone con diabete l’adozione di stili di vita non salutari (perché presumibilmente cause o concause della sua insorgenza), dall’altra, questa constatazione dovrebbe preoccupare dal momento che prevenzione e promozione della salute devono restare obiettivi da perseguire anche dopo una diagnosi di patologia cronica”.

Prevenzione. Smettere di fumare, moderare il consumo di alcol, fare attività fisica, mantenere un giusto peso corporeo, tenere sotto controllo ipertensione e ipercolesterolemia sono importanti non solo per la prevenzione primaria ma anche dopo una diagnosi di diabete, come di qualsiasi altra patologia cronica, sia per una migliore gestione della malattia stessa e scongiurarne le complicanze più gravi, sia per prevenire l’insorgenza di altre patologie croniche associate a questi stessi fattori.

Stili di vita poco salutari. Dai dati PASSI e PASSI d’Argento emerge però che le persone con una diagnosi di diabete mantengono ancora abitudini poco salutari che li espongono a maggior rischio di peggioramento della malattia. Le conseguenze? Sono decisamente più esposte del resto della popolazione ai fattori di rischio cardiovascolare (obesità, ipercolesterolemia e ipertensione) e sono affetti da altre patologie croniche (malattie cardiovascolari, tumori, insufficienza renale e sintomi depressivi), più frequentemente di altri.

Nel periodo in esame, 2016-2022, fra chi riferisce una diagnosi di diabete:

Il profilo di rischio e di salute delle persone con diabete risulta così particolarmente fragile.

Profilo di rischio e di salute delle persone con diagnosi di diabete: un confronto con il resto della popolazione (2016-2022). Prevalenze medie annue e relativi IC95%



Presa in carico, monitoraggio e terapia dei pazienti diabetici

Adulti 18-69enni Dai dati è emerso inoltre che dal 2020-2022, il 31% dei pazienti diabetici 18-69enni viene seguito principalmente da un centro diabetologico, il 29% dal proprio medico di base e il 34% da entrambi; pochi (4%) sono seguiti da altri specialisti e il 2% dichiara di non essere seguito da nessuno.

L’87% di loro è in trattamento farmacologico per il controllo del diabete, la gran parte (78%) assume ipoglicemizzanti orali, il 31% ricorre all’insulina, il 3% assume altri farmaci di tipo iniettivo.

Non sono invece rassicuranti i dati sul controllo dell’emoglobina glicata nei pazienti diabetici adulti: nel triennio solo il 63% dei pazienti diabetici dichiara di aver effettuato il controllo nei 12 mesi precedenti l’intervista (il 33% riferisce di averlo eseguito nei 4 mesi precedenti l’intervista e il 30% dai 4 ai 12 mesi precedenti), i restanti non lo hanno mai fatto o lo hanno fatto da oltre un anno (11%), o non conoscono questo esame (19%).

L’analisi temporale delle quote di pazienti diabetici che effettuano il controllo dell’emoglobina glicata, spiega poi l’Iss “mostra una riduzione progressiva di chi fa controlli più ravvicinati nel tempo (fra coloro che conoscono questo esame) e un aumento graduale di coloro che fanno meno controlli. Durante il primo anno della pandemia di Covid-19 emerge un aumento significativo della quota di pazienti diabetici che riferisce di non aver mai controllato l’emoglobina glicata nei 12 mesi precedenti l’intervista, che passa dal 15% al 25% tra il 2019 e il 2020 e resta ancora elevata nel 2022 (19%) con una stima non paragonabile ai valori pre-pandemia”. In sostanza è possibile che l'emergenza sanitaria legata alla pandemia abbia comportato maggiori difficoltà di accesso ai servizi sanitari o abbia indotto le persone a rinunciare ai controlli.

Controllo della emoglobina glicata fra le persone con diagnosi di diabete 18-69enni.
Prevalenze annue e relativi IC95% (2011-2022)


Over 65enni (PASSI d’Argento)
Per quanto riguarda l’uso dei farmaci fra gli over 65, circa 9 persone su 10 riferiscono di aver fatto uso di farmaci nella settimana precedente l’intervista e quasi la metà di loro ne assume almeno 4 diverse tipologie. Eppure, fra chi ha consumato farmaci, solo 4 persone su 10 riferiscono che, nei 30 giorni precedenti l’intervista, il proprio medico ha verificato con loro (o con la persona che si prende cura della somministrazione) il corretto uso dei farmaci prescritti, cioè il farmaco, il dosaggio, l’orario e i giorni di assunzione.

La pandemia ha impattato anche sui pazienti anziani: l’attenzione al controllo corretto dei farmaci scende scende infatti significativamente dpassando dal 51% del 2019 al 40% nel periodo 2020-2022, senza evidenze di ripresa.

La sospensione delle attività presso gli ambulatori e studi medici durante il lockdown, il timore di contrarre il Covid-19, hanno certamente indotto in questi ultimi tre anni le persone a rinunciare o rinviare le visite di controllo anche presso il proprio medico. E così, dai dati raccolti da PASSI d’Argento, emerge che nel 2020 il 34% delle persone, ha rinunciato a visite mediche o esami diagnostici di cui avrebbe avuto bisogno, quota che scende al 26% nel 2021 e poi al 23% nel 2022.

Tra chi ha una diagnosi di diabete la rinuncia è stata più frequente e pari al 41% nel 2020, 31% nel 2021 e 28% nel 2022.Altre criticità sono liste di attesa troppo lunghe, costi e difficoltà di accesso ai servizi.

“Garantire un accesso tempestivo e adeguato alle cure è di fondamentale importanza per le persone affette da diabete - conclude l‘Iss - la gestione efficace di questa patologia cronica richiede un approccio integrato che comprenda non solo la somministrazione di farmaci appropriati, ma anche un monitoraggio regolare, l'educazione del paziente e il coinvolgimento attivo nelle scelte terapeutiche. L'accesso facilitato a servizi sanitari specializzati può contribuire in modo significativo al controllo della malattia e alla prevenzione di complicanze a lungo termine“.





E.M.



14 novembre 2023
© Riproduzione riservata

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