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Assemblea Farmindustria: “Serve un Patto di stabilità per il farmaco: tre anni senza manovre"


E in questo quadro: rapido accesso ai nuovi farmaci e vaccini; no alla frammentazione regionale; no ai tetti per singolo farmaco e per classe terapeutica e libertà prescrittiva del medico senza vincoli economici e discriminazioni verso i branded. Ma serve anche un nuovo sistema di ticket. Le proposte degli industriali per il rilancio del settore.

03 LUG - “Vivere di più e meglio. Dal 1951 ricerca, nuovi farmaci, corretti stili di vita e progressi della medicina hanno contribuito ad aumentare la tua aspettativa di vita di 3 mesi ogni anno. Sei ore al giorno, anche oggi. Quindici secondi al minuto”. È lo slogan scelto da Farmindustria per presentare “L’orologio della vita” che durante l’Assemblea pubblica in corso oggi a Roma misurerà ore, minuti  secondi guadagnati da ciascuno di noi.
 
“E farmaci e vaccini – sottolinea il Presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi – rivestono un’importanza così grande per la qualità della vita delle persone, da far trascurare talvolta il ruolo per la crescita economica delle imprese che li rendono disponibili grazie a investimenti, ingenti e ad alto rischio, e a processi di R&S lunghi e complessi. E questo accade anche in Italia, che è seconda in Europa solo alla Germania per numero di imprese e per valore della produzione farmaceutica”.
 
A confermarlo i dati recenti di Istat e Banca d’Italia, “che mostrano – spiega Scaccabarozzi – come le imprese del farmaco figurino al primo posto nel panorama manifatturiero per competitività, produttività, intensità di R&S, esportazioni, qualità delle Risorse Umane. Con la sua capacità di produrre e di innovare, l’industria farmaceutica in Italia è una leva importante di sviluppo, non un costo, e come tale dovrebbe essere considerata.”
Per tornare a crescere, l’Italia deve incrementare la produttività superando i vincoli strutturali del Paese e creando le condizioni perché possa aumentare quella delle singole imprese. E per Farmindustria è importante misurare i risultati dei vari settori, valorizzando quelli che hanno maggiori possibilità di crescita: farmaci in testa.
 
I numeri danno l’idea del perché: 174 fabbriche, 63.500 addetti (90% laureati o diplomati), 5.950 alla R&S, 26 miliardi di produzione (67% dovuti all’export), 2,4 miliardi di investimenti (1,2 in R&S e 1,2 in produzione), +44% la crescita dell’export durante la crisi (2007-2012), contro il + 7% della media manifatturiera.
 
Un complesso che tuttavia si trova ad attraversare una fase non facile, ricordano gli industriali: dal 2006 al 2012 sono andati persi 11.500 posti di lavoro, un calo (-15%) molto più grave rispetto a quello degli altri Paesi (-6%). Gli investimenti, malgrado negli ultimi 5 anni siano complessivamente cresciuti, nel 2012 si sono ridotti del 2,5%.
 
La  Banca d’Italia evidenzia inoltre che attività produttiva e grado di utilizzo degli impianti sono scesi a partire dalla seconda metà del 2012. E le previsioni indicano che il calo si protrarrà per tutto il biennio 2013-2014 (-3% complessivamente), aumentando così i rischi di ulteriori riduzioni dell’occupazione.
 
Inoltre i pagamenti della P.A. sono in media di quasi 250 giorni, con punte di oltre 600, per un credito totale vantato dalle imprese di 4 miliardi (circa il 30% del fatturato a ricavo industria derivante della spesa pubblica), di cui 1,7 relativo a contratti firmati da inizio 2013.
 
 
Le proposte di Farmindustria
  
Ecco le proposte “a costo zero” dell’industria del farmaco: 
- siglare un Patto di stabilità di 3 anni senza modifiche del quadro normativo. Le imprese del farmaco negli ultimi 11 anni hanno subito 44 manovre e 4 nel 2012;
- assicurare un rapido accesso ai nuovi farmaci e vaccini. Non è più tollerabile che medicinali per patologie importanti arrivino in Italia anche con 2 anni di ritardo rispetto ai big Ue e che alcuni farmaci  innovativi siano disponibili solo in alcune Regioni;
- superare la frammentazione regionale in Sanità riequilibrando i poteri e le competenze fra Stato e Regioni;
- definire una “cabina di regia” tra Ministeri dello Sviluppo Economico, della Salute, dell’Economia e delle Finanze, del Lavoro e delle Politiche Sociali per rendere compatibili politiche sanitarie e crescita industriale del Paese, rafforzando il ruolo del Tavolo per il settore farmaceutico istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico;
- prevedere un ruolo attivo del Ministero dello Sviluppo Economico all’interno dell’Agenzia Italiana del Farmaco;
- eliminare i tetti per singolo farmaco e per classi terapeutiche essendo la governance della spesa garantita dai tetti generali;
- assicurare, nel rispetto dell’appropriatezza, la libertà prescrittiva del medico nella scelta terapeutica, senza vincoli di carattere economicistico né discriminazioni verso i prodotti con marchio.
 
Misure da accompagnare alla semplificazione burocratica, al rispetto della proprietà intellettuale, alla valorizzazione della presenza industriale attraverso il riconoscimento del marchio, allo sviluppo di Fondi Sanitari integrativi.
 
Senza dimenticare l’introduzione di meccanismi graduali di compartecipazione equa del cittadino, che prevedano esenzioni per patologie e/o livello di reddito, e una più efficiente offerta di beni e servizi applicando i costi standard a tutte le voci di spesa sanitaria.
 
Il farmaco – concludono gli industriali - è infatti oggi l’unico bene della salute che ha un costo standard, decisamente più basso che nel resto d’Europa. E, come riportato nelle Relazioni della Banca d’Italia e della Corte dei Conti, la spesa farmaceutica è in calo a differenza di altre voci della sanità.
 
Tutte proposte che potrebbero essere oggetto di discussione della prima riunione del Tavolo sulla farmaceutica che come annunciato oggi dal sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti, partirà entro la metà di luglio”.

03 luglio 2013
© Riproduzione riservata

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