Repubblica. Sono quasi 2 mln gli italiani che rinunciano al Ssn per colpa dei ticket
Lo denuncia questa mattina un'inchiesta del quotidiano sull'impatto della crisi economica. Sotto accusa la compartecipazione su visite ed esami clinici. L’offerta pubblica si riduce e i ticket aumentano. E il paradosso è che ci "rimettono" pure le Asl con 549 mln in meno di introit da ticket.
26 APR - Nel 2012 si stima che 1,8 milioni di cittadini italiani abbiano abbandonato il sistema sanitario pubblico, rinunciando a esami, visite, analisi. Non era mai successo prima. Lo rivela un’inchiesta di Repubblica che evidenzia come in Italia ci sono una valanga di persone per le quali i 45 euro del ticket per farsi vedere da un'oculista o i 65 euro per sottoporsi a una ecografia sono diventati troppi, soprattutto per molte fasce di popolazione che non hanno diritto all'esenzione (over 65 e con reddito inferiore a 36 mila euro).
E così, gli italiani scappano dagli ambulatori, ma sono anche gli ambulatori a scappare da loro specifica l’inchiesta. Questa tendenza si era già vista nel 2011, ma lo scorso anno si è manifestata in tutta la sua drammaticità. Sono i dati sui ticket sanitari a raccontarlo. Nel 2012, tra attività pubblica e convenzionata, l'incasso per le Regioni è stato di 2 miliardi e 285 milioni, cioè 549 milioni in meno di quanto era previsto. E siccome in media un italiano spende 150 euro all'anno in ticket, significa che 3,6 milioni di persone hanno rinunciato a pagarli. Qualcuno si è rivolto alle cliniche private, qualcun altro è entrato tra gli esenti per reddito ed età (guadagnano meno di 36 mila euro e hanno più di 65 anni). Ma la metà di loro, 1,8 milioni, hanno proprio rinunciato a curarsi perché pur non essendo esenti non hanno i soldi per pagarsi il ticket.
Contemporaneamente, si evidenzia infine, in un effetto perverso, i bilanci delle Regioni, già fiaccati dalla spending review “rischiano di finire in rosso anche per colpa dei ticket non riscossi. Le Asl italiane vedono un calo della domanda di prestazioni specialistiche del 5-10 per cento, ma non possono certo eliminare i servizi”.
26 aprile 2013
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