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Osteoporosi. Sottovalutato il rischio fratture. Serve più prevenzione e informazione


L’82% delle donne, già vittime di frattura, non fa esami per diagnosticare la presenza di Osteoporosi. Solo il 44% è trattato con farmaci specifici, mentre il 18% non viene curato affatto. Questi alcuni dati del mese della prevenzione delle fratture da fragilità ossea.

03 MAR - Durante il Mese della Prevenzione delle Fratture da Fragilità Ossea, svoltosi lo scorso mese di ottobre, iniziativa rivolta a tutte le donne over 50 nell’ambito del progetto informativo ‘Stop alle Fratture’, per la prima volta sono state rese disponibili, in 54 Centri per il trattamento dell’OP severa su tutto il territorio nazionale, visite specialistiche gratuite per le donne con pregressa frattura di femore o con rischio elevato di ri-frattura. I risultati ottenuti al termine dell’iniziativa hanno evidenziato la necessità di dover prevenire il rischio di ri-frattura, ancora troppo sottovalutato, nelle donne italiane.
 
Dall’anamnesi di 125 pazienti fratturate, con età media di 61 anni, è emerso che l’82% non aveva effettuato una valutazione densitometrica Moc (Mineralometria Ossea Computerizzata), per diagnosticare la presenza di osteoporosi, pur sapendo che essa è particolarmente frequente nelle donne con più di 50 anni, e che soltanto il 34,4% era stato valutato con una radiografia della colonna vertebrale. Questo dato, tra l’altro, è risultato sostanzialmente sovrapponibile al 32% di pazienti che aveva già subito una frattura non-traumatica, ossia per fragilità ossea.
 
“Questo dato - afferma Alfredo Nardi componente del Board scientifico della Campagna Stop alle Fratture – evidenzia che quasi tutte le pazienti che si sono avvalse dell’opportunità di usufruire di una visita specialistica gratuita attraverso la campagna ‘Stop alle Fratture’, erano state sottoposte ad un esame specialistico più approfondito solo dopo aver già riportato una frattura. Va sottolineato come, con l’avanzare dell’età, al ritardo diagnostico possa derivare disabilità anche grave con notevole disagio per la paziente e per chi fornisce assistenza con ripercussioni negative a livello fisico, psicologico ed economico. È quindi necessario, al fine di diagnosticare in tempo utile la presenza di fragilità ossea e scongiurare il pericolo di ulteriori fratture, che vengano eseguiti accertamenti mitrati, tra cui una radiografia della colonna vertebrale”.
 
Un dato ancora più rilevante, in quanto riferito a pazienti già con diagnosi di osteoporosi primitiva (62%), è che soltanto il 44% viene trattato adeguatamente con farmaci specifici.
 
“Nel momento in cui viene diagnosticata l’osteoporosi – prosegue Alfredo Nardi  – lo specialista deve escludere che all’origine ci siano altre malattie responsabili di osteoporosi (diagnosi differenziale con osteoporosi secondarie), correggere l’eventuale deficit di calcio e vitamina D per favorire la mineralizzazione delle ossa e somministrare farmaci specifici in grado di aumentare la resistenza dell’osso riducendo il rischio di fratture. Dall’analisi dei dati del Mese della Prevenzione della Fragilità Ossea, invece, si evince che il 18% delle pazienti affette da osteoporosi non viene curato, e ciò le espone ad un rischio maggiore di incorrere in nuove fratture. Questo dato decisamente allarmante, obbliga noi specialisti anche a dover pensare di utilizzare tutti gli strumenti possibili per sensibilizzare non soltanto la gente in generale ma anche gli stessi medici, affinché venga posta maggiore attenzione alla prevenzione dell’osteoporosi e delle sue temibili complicanze”.
 
Altro dato significativo ottenuto da questa iniziativa è il riscontro di un’elevata percentuale di pazienti (51%) con patologie associate. Queste patologie, quali l’ipertensione, l’ipertiroidismo ed altre, vengono percepite dalle pazienti come più importanti, dove si rende necessario un loro controllo costante; questo atteggiamento va a discapito dell’osteoporosi, che evolve asintomatica per un periodo più o meno lungo fino a diventare critica e manifestarsi attraverso le sue complicanze, ossia con le fratture.
 
“Ad una certa età – conclude il Dott. Nardi – per tenere sotto controllo le diverse patologie età correlate si inizia ad assumere farmaci. In età avanzata, tuttavia, risulta difficile l’assunzione continuativa di più farmaci, per cui è frequente assistere ad una diminuzione dell’aderenza alle terapie. Il medico, tra l’altro, privilegia la prescrizione di farmaci finalizzati ad evitare soprattutto le complicanze nel breve periodo. Così facendo, però, altre patologie possono progredire arrecando gravi danni ai pazienti. Basti pensare che, fra le donne over 65, 1 su 2 è affetta da fragilità ossea e che per una donna in post-menopausa, il rischio di morire a causa di una frattura del collo femorale è sovrapponibile a quello del tumore della mammella”.

03 marzo 2014
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