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Biotestamento. Un Manifesto per chiedere un registro a Roma


Istituire nella Capitale un registro dei testamenti biologici e aprire a un tavolo di confronto e di discussione tra associazioni, professionisti sanitari e singoli cittadini sugli aspetti morali alla fine della vita. Ecco gli obiettivi dell’assemblea cittadina promossa nel pomeriggio a Roma da Se non ora quando? e dalla Consulta Bioetica.

01 APR - I cittadini manifestano l’intento di sperimentare nuovi modelli di vita e si organizzano per ottenerne il riconoscimento. Questa volta lo fanno per chiedere l’Istituzione del Registro per il testamento biologico a Roma. Questo, infatti, il principale scopo dell’assemblea cittadina promossa oggi in Campidoglio, Sala della Protomoteca, ore 16:30, dai movimenti Se non ora quando? e Consulta Bioetica.

“Crediamo – spiegano i promotori dell’iniziativa in un Manifesto - che sia importante e giusto promuovere le nuove libertà anche alla fine della vita, proponendo regole per la coesistenza di persone che seguono orientamenti diversi nel rispetto degli altri. La salvaguardia della libertà personale rappresenta un vantaggio non solo per il singolo individuo, che potrà vivere in base ai propri convincimenti, ma anche per la società che potrà confrontarsi con una pluralità di scelte”.

Per la Consulta Bioetica e per Se non ora quando? “cittadini con maggiori spazi di autonomia saranno cittadini più maturi, capaci di confrontarsi con la complessità della loro esistenza senza delegare ad altri la responsabilità dei loro comportamenti”.

Per queste ragioni, si legge nel Manifesto:
1. “Rivendichiamo la possibilità di scegliere i modi nei quali morire per mezzo del testamento biologico per esercitare il diritto di accettare, rifiutare, interrompere terapie anche se iniziate e riguardanti il prolungamento di respirazione, idratazione e alimentazione artificiali; e per mezzo di un’adeguata assistenza in strutture sanitarie o a domicilio nell’accompagnamento delle persone nell’ultima fase della loro vita”
.
2. “Respingiamo il prolungamento forzato della mera vita biologica , quando sia venuta meno ogni prospettiva di guarigione o di ritorno alla vita cosciente; e sosteniamo l’importanza di tornare a mettere al centro l’autonomia personale all’interno del contesto di relazioni e affetti che danno forma e senso alle nostre esperienze”.

3. “Riteniamo importante avviare una riflessione aperta su questi aspetti per evitare forme di esistenza ritenute da chi le vive dolorose o non dignitose e creare un tessuto culturale capace di accogliere le diverse richieste dei pazienti nel rispetto di ciascun singolo individuo”.

4. “Crediamo sia importante impegnarsi affinché cresca lo spettro dei modi di vita possibili e diminuiscano le sofferenze dovute alla limitazione arbitraria dell'autonomia salvaguardando lo spazio di scelta dei cittadini nella malattia e, in particolare, nel processo del morire”.

5. “Riflettiamo anche sul tipo di autonomia e responsabilità del professionista sanitario nell’attuale pratica medica per poter continuare ad esercitare con serenità e professionalità il proprio lavoro ponendo al centro i bis ogni e il bene del paziente”.

Da qui l’invito a partecipare all’assemblea per “chiedere al Comune di Roma di istituire un registro per il deposito dei testamenti biologici” e “aprire a un tavolo di confronto e di discussione tra associazioni, professionisti sanitari e singoli cittadini sugli aspetti morali alla fine della vita e sui diritti delle persone per creare quel tessuto culturale fondamentale in una fase storica di acquisizione di nuovi diritti civili e libertà personali”.
 

01 aprile 2014
© Riproduzione riservata

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