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Dichiarazione di volontà alla donazione organi: storie di ordinaria burocrazia

di Enzo Chilelli

Nel 1999 una legge quadro introduce la dichiarazione di volontà a donare gli organi. Nel 2013 oltre 100 comuni hanno attivato la procedura. E intanto “il progetto” è diventato “legge” attraverso il cosiddetto Decreto del Fare del 2013. Eppure i Comuni sono in crisi economica, le imprese informatiche anche e ci si trova alle prese con un conflitto di interessi che compromette l'attivaizione della procedura.

31 LUG - Era il 1999 ed una legge quadro sistematizza quanto prodotto in tema di trapianti e introduce la dichiarazione di volontà a donare gli organi e il Sistema Informativo Trapianti per raccoglierle e renderle disponibili ai rianimatori. Un atto di civiltà. Nel 2000 un milione di cittadini mette nel proprio portafoglio un tesserino cartaceo azzurro con tale dichiarazione.

Passano 12 anni e nella banca dati appositamente creata ci sono circa 1,1 milione di dichiarazioni (di cui molte di provenienza AIDO) con ovvie conseguenze sui trapianti. Un manipolo di folli pionieri presenta un progetto per rendere più semplice questo atto e il Ministero delle salute, finanziando un progetto CCM, li segue. Grazie a due Sindaci ed un Prefetto umbri, oltre alla testardaggine quasi autolesionista del manipolo di folli pionieri, nel marzo del 2012, il progetto diventa realtà: presso le anagrafi ed al rinnovo della Carta di Identità si potrà rendere anche la propria dichiarazione di volontà a donare o meno gli organi e i tessuti.

Dopo un anno oltre 100 comuni hanno attivato la procedura. E intanto “il progetto” è diventato “legge” attraverso il cosiddetto Decreto del Fare del 2013. Sembrava che tutto preludesse ad un successo. Eppure i Comuni sono in crisi economica, le imprese informatiche anche e ci si trova alle prese con un conflitto di interessi che porta alla richiesta di una circolare esplicativa ai due Ministeri interessati: Salute e Interno.

La via più lineare, già percorsa e definita, sarebbe stata quella di dire che la procedura è legge e rientra nelle manutenzioni previste dai contratti che le software house hanno in essere con i Comuni. E invece…

Morale: nessun piccolo Comune, con un bilancio già compromesso dai tagli e dai mancati trasferimenti, attiverà la procedura incerta indicata nella Direttiva.

Peccato.

Tre anni di lavoro, riunioni, tavoli di lavoro ministeriali hanno prodotto una direttiva inutile che non semplifica una cosa di per sé semplicissima.
 
Enzo Chilelli
Direttore generale Federsanità Anci 

31 luglio 2015
© Riproduzione riservata

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