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Il Papa agli operatori di Medici con l’Africa Cuamm: “La Chiesa non è una ‘super clinica per vip’ ma un ospedale da campo”


Il Pontefice ha ricevuto questa mattina in udienza gli operatori della prima organizzazione italiana che si spende dal 1950 per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. “La salute non è un diritto per tutti, ma piuttosto è ancora un privilegio per pochi, quelli che possono permettersela. L’accessibilità ai servizi sanitari, alle cure e ai farmaci rimane ancora un miraggio”. Il discorso integrale di Papa Francesco.
 

07 MAG - “Sono lieto, cari fratelli e sorelle, di dare il benvenuto a ciascuno di voi, “Medici con l’Africa Cuamm”, che operate per la tutela della salute delle popolazioni africane; e più lieto ancora dopo aver ascoltato le parole che mi hanno avvicinato tanto a quei posti lontani, la testimonianza di questi medici ha portato il mio cuore laggiù, dove voi andate semplicemente per trovare Gesù. E questo mi ha fatto tanto bene. Grazie. La vostra organizzazione, espressione della missionarietà della diocesi di Padova, nel corso degli anni ha coinvolto tante persone che, come volontari, si sono adoperati per realizzare progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo. Vi ringrazio per quanto state facendo in favore del diritto umano fondamentale della salute per tutti. La salute, infatti, non è un bene di consumo, ma un diritto universale per cui l’accesso ai servizi sanitari non può essere un privilegio.
 
La salute, soprattutto quella di base, è di fatto negata – negata! – in diverse parti del mondo e in molte regioni dell’Africa. Non è un diritto per tutti, ma piuttosto è ancora un privilegio per pochi, quelli che possono permettersela. L’accessibilità ai servizi sanitari, alle cure e ai farmaci rimane ancora un miraggio. I più poveri non riescono a pagare e sono esclusi dai servizi ospedalieri, anche dai più essenziali e primari. Di qui l’importanza della vostra generosa attività a sostegno di una rete capillare di servizi, in grado di dare risposte ai bisogni delle popolazioni.
 
Avete scelto i Paesi più poveri dell’Africa, quelli sub-sahariani, e le aree più dimenticate, “l’ultimo miglio” dei sistemi sanitari. Sono le periferie geografiche nelle quali il Signore vi manda ad essere buoni samaritani, ad uscire incontro al povero Lazzaro, attraversando la “porta” che conduce dal primo al terzo mondo. Questa è la vostra “porta santa”! Voi operate tra le fasce più vulnerabili della popolazione: le mamme, per assicurare loro un parto sicuro e dignitoso, e i bambini, specie neonati. In Africa, troppe mamme muoiono durante il parto e troppi bambini non superano il primo mese di vita a causa della malnutrizione e delle grandi endemie. Vi incoraggio a rimanere in mezzo a questa umanità ferita e dolente: è Gesù. La vostra opera di misericordia è la cura del malato, secondo il motto evangelico «Guarite gli infermi» (Mt 10, 8). Possiate essere espressione della Chiesa madre, che si china sui più deboli e se ne prende cura.
 
Per favorire processi di sviluppo autentici e duraturi sono necessari tempi lunghi, nella logica del seminare con fiducia e attendere con pazienza i frutti. Tutto questo lo dimostra anche la storia della vostra Organizzazione, che da più di sessantacinque anni è impegnata a fianco dei più poveri in Uganda, Tanzania, Mozambico, Etiopia, Angola, Sud Sudan, Sierra Leone. L’Africa ha bisogno di accompagnamento paziente e continuativo, tenace e competente. Gli interventi necessitano di impostazioni di lavoro serie, domandano ricerca e innovazione e impongono il dovere di trasparenza verso i donatori e l’opinione pubblica.
 
Siete medici “con” l’Africa e non “per” l’Africa, e questo è tanto importante. Siete chiamati a coinvolgere la gente africana nel processo di crescita, camminando insieme, condividendo drammi e gioie, dolori ed entusiasmi. I popoli sono i primi artefici del loro sviluppo, i primi responsabili! So che affrontate le sfide quotidiane con gratuità e aiuto disinteressato, senza proselitismi e occupazione di spazi. Anzi, collaborando con le Chiese e i Governi locali, nella logica della partecipazione e della condivisione di impegni e responsabilità reciproche. Vi esorto a mantenere il vostro peculiare approccio alle realtà locali, aiutandole a crescere e lasciandole quando sono in grado di continuare da sole, in una prospettiva di sviluppo e sostenibilità. È la logica del seme, che scompare e muore per portare un frutto duraturo.
 
Nel vostro prezioso servizio ai poveri dell’Africa avete come modelli il vostro fondatore, il dott. Francesco Canova, e lo storico direttore, don Luigi Mazzucato. Il dottor Canova maturò nella FUCI l’idea di andare per il mondo in soccorso degli ultimi, progettando un “collegio per futuri medici missionari” e delineando la figura del medico missionario laico. Da parte sua, don Mazzucato è stato direttore del Cuamm per 53 anni, ed è mancato lo scorso 26 novembre all’età di 88 anni. Egli è stato il vero ispiratore delle scelte di fondo, prima fra tutte la povertà. Così ha lasciato scritto nel suo testamento spirituale: «Nato povero, ho sempre cercato di vivere con il minimo indispensabile. Non ho nulla di mio e non ho nulla da lasciare. Il poco vestiario che possiedo lo si dia ai poveri».
 
Sulla scia di questi grandi testimoni di una missionarietà di prossimità ed evangelicamente feconda, voi portate avanti con coraggio la vostra opera, esprimendo una Chiesa che non è una “super clinica per vip” ma piuttosto un “ospedale da campo”. Una Chiesa dal cuore grande, vicina ai tanti feriti e umiliati della storia, a servizio dei più poveri. Vi assicuro la mia vicinanza e la mia preghiera. Benedico tutti voi, i vostri familiari e il vostro impegno per l’oggi e il domani del Continente africano. E vi chiedo, per favore, di pregare anche per me, perché il Signore mi faccia ogni giorno più povero. Grazie!”.
 
Dicorso di Papa Francesco ai Medici con l'Africa Cuamm, 7 maggio 2016

07 maggio 2016
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