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Intossicazione da funghi. Ricoverata una famiglia del Trasimeno


Sono 10 i casi che negli ultimi giorni hanno richiesto il ricorso alle cure sanitarie presso l’azienda Ospedaliera di Perugia. “Alziamo la guardia, anche per non disperdere risorse che potrebbero essere utilizzate per curare altre patologie. Fate verificare la commestibilità dei funghi raccolti”.

04 NOV - E’ allarme da intossicazione da funghi all’Ao di Perugia. Negli ultimi giorni- come informa una nota dell’azienda Ospedaliera di Perugia- si sono registrati 10 casi ,che hanno richiesto il ricorso alle cure dei sanitari della struttura complessa di Medicina del Lavoro, Malattie Respiratorie e Tossicologia Professionale e Ambientale. Tra questi, i componenti di una famiglia della periferia di Perugia (un bambino ed i genitori) ricoverati e dimessi ad inizio di settimana. L’ultimo caso è di ieri giovedì 3 novembre: tre persone della zona del Trasimeno con sindrome gastrointestinale ad insorgenza tardiva per avere ingerito funghi non controllati.

“Il fenomeno non accenna ad arrestarsi e per questo occorre informare la popolazione dei rischi che si corrono nel consumare funghi di cui non è stata accertata la commestibilità – afferma nella nota dell’Ao di Perugia il direttore della struttura Prof. Giacomo Muzi - E’ necessario alzare la guardia anche per non disperdere risorse che potrebbero essere utilizzate per curare altre patologie”.

Le categorie sociali e le età delle “vittime”, spiega la nota, sono le più diverse. Nei casi assistiti presso l’Ao, ad esempio, si è trattato di “un impiegato di 50 anni ,che aveva raccolto e mangiato una quantità abbondante di funghi; una ragazza extracomunitaria, che svolge l’attività di badante, e che aveva mangiato funghi in casa della donna che assiste”.

“Fortunatamente si è trattato nella maggioranza dei casi di patologie gastrointestinali, ad insorgenza precoce; solo in un caso le terapie sono state invece più complesse con insorgenza di nausea, vomito e diarrea profusa”, spiega Muzi.

Le condizioni degli ultimi tre casi da intossicazione –due coniugi ed un ospite che sembra abbia raccolto i funghi- sono stazionarie; per loro prosegue il trattamento come da protocollo per sindromi tardive (Amanita) che, spiega l’ufficio stampa dell’Ap, prevede lavanda gastrica, idratazione, somministrazione di carbone attivo e stretta sorveglianza dei parametri di laboratorio, soprattutto per quelli relativi alla tossicità a carico del fegato.

Intanto la stagione della raccolta dei funghi continua, in pieno svolgimento. “Presso i Centri Antiveleni continuano ad arrivare richieste di consulenze per sospetta intossicazione da ingestione di funghi non controllati –sottolinea il Prof Muzi - in alcuni casi si rende necessario sottoporre i pazienti a trattamenti intensivi ed in alcuni perfino a trapianto di fegato”.

I medici raccomandano “grande cautela” nella raccolta e nel consumo di funghi con l’indispensabile verifica della commestibilità da parte di esperti micologi, che deve essere eseguita presso i servizi territoriali delle Aziende Sanitarie Locali o altri servizi dedicati. Gli esperti infine aggiungono che “nessuno dei metodi usati dalla tradizione popolare può escludere la tossicità dei funghi; ad esempio non è assolutamente vero che tutti i funghi che crescono sugli alberi sono meno tossici, che sono buoni se mangiati da lumache o parassiti, che diventano velenosi se cresciuti vicino a ferri con ruggine, che sono velenosi se cambiano di colore al taglio”.

04 novembre 2016
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