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Settimana europea sicurezza sul lavoro. Tutti i rischi legati all'allungamento dell'età lavorativa

di Domenico Della Porta

L'iniziativa, che si svolgerà dal 23 al 27 ottobre, è stata lanciata dall’Agenzia EU-OSHA. Le possibili cause che rendono maggiormente vulnerabili i lavoratori se settore sanità sono: problematiche di tipo fisico, sensoriali, cognitive, possibile insorgenza di malattie, peculiari situazioni fisiopsichiche per il genere femminile, e malattie derivanti dallo stress lavoro-correlato.

22 OTT - Oltre nove milioni di lavoratori di età superiore a 55 anni sono interessati nel nostro Paese alla campagna di tutela della salute e sicurezza sul lavoro lanciata nella settimana dal 23 al 27 ottobre dall’Agenzia EU-OSHA. Questi prestatori d’opera, infatti, in conseguenza di alcune oggettive caratteristiche psicofisiche risultano maggiormente vulnerabili ai pericoli connessi a determinate condizioni di lavoro e, per questo motivo, bisognosi, a seguito di una specifica valutazione dei rischi espositivi, di misure tecniche, organizzative e procedurali capaci di tutelare, adeguatamente, la loro sicurezza e la loro salute.
 
A tal proposito, ha precisato Ranieri Guerra, Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, occorre sottolineare che nel vigente Piano Nazionale della Prevenzione sono previste attività di monitoraggio e prevenzione diversificate per età e setting per numerosi fattori di rischio extralavorativi, che si incrociano con quelli professionali, cui potrebbero essere interessati proprio questa fascia di lavoratori. Ecco perché è opportuno una maggiore collaborazione, prevista tra l’altro anche dalla normativa vigente, tra i medici competenti e i medici di medicina generale, favorendo uno scambio reciproco di utili informazioni, in modo da modificare, ove possibile, stili di vita e abitudini alimentare che potrebbero influenzare negativamente lo svolgimento di particolari attività lavorative. Il Medico Competente in questi casi, ha aggiunto Guerra, è chiamato ad una analisi più attenta dei vari rischi, compreso quello biologico, non tralasciando la prescrizione di vaccinazioni, oltre a quelle obbligatorie, anche di quelle raccomandate.
 

L’individuazione del limite dei 50 anni quale parametro sulla base del quale sancire uno specifico obbligo di valutazione, per così dire generazionale, dei rischi lavorativi, discende, direttamente, dalla lettera della legge, dal momento che è lo stesso Testo Unico Sicurezza ad imporre, all’art. 176 una specifica, ancorché solitaria, misura di tutela per i lavoratori che superano tale soglia. Il comma 3 dell’art. 176, sancisce, infatti, l’obbligo per il datore di lavoro di sottoporre i lavoratori videoterminalisti che abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età (e, correlativamente, il dovere per gli stessi di sottoporvisi) alla visita periodica di idoneità alla mansione non più ogni 5 bensì ogni 2 anni, riconoscendo, evidentemente, nel superamento di tale soglia d’età un maggiore rischio per l’apparato visivo del lavoratore addetto alle attrezzature munite di videoterminale.

Non risultando, tuttavia, tale precetto affatto esaustivo nella determinazione di un’età critica al di là della quale impostare una specifica valutazione dei rischi lavorativi e peculiari misure di sicurezza e salute che quei rischi eliminino o efficacemente riducano, occorre fare riferimento alle ricerche medico-statistiche internazionali, le quali, confermando che i problemi di salute e le malattie croniche a lungo termine aumentano con l’età, segnalano come circa il 30% degli uomini e delle donne nella fascia di età compresa fra i 50 ed i 64 anni necessiti di un adeguamento urgente del posto di lavoro allo scopo di prevenire i rischi di inabilità al lavoro e di forzato pensionamento anticipato.

Incoraggiando o, addirittura, obbligando i dipendenti a rimanere occupati più a lungo nel mercato del lavoro, non si può dimenticare che, in qualche modo, i lavoratori in età avanzata, risultano ancor più vulnerabili: le possibilità di infortuni, anche mortali, sono più elevate, giacché con l’avanzare dell’età si riduce comprensibilmente la capacità di sostenere un lavoro fisico ed anche le malattie croniche, derivanti dal lavoro o che impattano sullo stesso, aumentano, in particolare per quel che riguarda i disturbi muscolo-scheletrici, cardio-circolatori e la depressione, la quale rappresenta una delle cause più comuni di pensionamento anticipato.

All’allungamento dell’età lavorativa ci stiamo, purtroppo, abituando, ha detto Roberta Chersevani, Presidente FNOMCeO, e lo stiamo accettando consci delle problematiche di questo particolare periodo storico. Se dobbiamo preoccuparci della prevenzione di patologie non strettamente legate all’attività lavorativa stessa, dobbiamo dare particolare evidenza, ha aggiunto Chersevani, alla prevenzione secondaria che consente diagnosi precoci con possibilità di cura e guarigione. Ecco il motivo per cui va data ampia informazione sugli screening disponibili e allo stesso tempo vanno ulteriormente implementate le informazioni e gli inviti a stili di vita sani che valgono a qualsiasi età.

Analizzando nel dettaglio le possibili cause che rendono maggiormente vulnerabili tali lavoratori, possono individuarsi:

1. problematiche di tipo fisico: riduzione della capacità cardiorespiratoria; riduzione della massa e della forza muscolare; riduzione del numero dei neuroni cerebrali ed atrofia cerebrale (che può sfociare in demenza senile); alterazione delle fasi o stadi del sonno (insonnia, risveglio precoce, possono, infatti, creare problemi soprattutto nello svolgimento del lavoro, in particolare quello notturno); modifiche della termoregolazione (ipotermia, con conseguenti problemi in luoghi di lavoro soggetti a mutamenti di microclima); aumento della pressione arteriosa; aumento della sensibilità al dolore; ecc.
 
2. problematiche sensoriali: diminuzione della capacità visiva ed uditiva.
 
3. problematiche cognitive: riduzione delle capacità intellettive e della memoria recente (con difficoltà ad assimilare le nuove informazioni in breve tempo); riduzione dei riflessi (che spesso determina l’incremento dei casi di infortunio); maggior difficoltà ad adeguarsi ai cambiamenti nel luogo di lavoro, ecc..

4. probabile o possibile insorgenza di malattie: muscolo scheletriche come tendiniti, epicondiliti, sindrome del tunnel carpale, becchi artrosici (artrosi), ma anche osteoporosi, soprattutto per le donne, nonché, ad esempio, il diabete, ecc..

5. insorgenza, come si è già avuto modo di sottolineare, per il genere femminile, di peculiari situazioni fisiopsichiche legate al termine del ciclo mestruale e dell'età fertile (c.d. menopausa).

6. possibile insorgenza di malattie derivanti dallo stress lavoro-correlato, che, infatti, può provocare reazioni sia fisiologiche che psicologiche; le prime a livello del sistema nervoso autonomo e del sistema ormonale, con eventuali ripercussioni a livello cardiovascolare (accelerazione del battito cardiaco), respiratorio (aumento della frequenza respiratoria), muscolo-scheletrico (ipertonia) e a livello del sistema immunitario (la produzione di adrenalina e cortisolo e corticosterone inibiscono la produzione di globuli bianchi); le seconde con la comparsa di stati emotivi negativi, quali rabbia, ansia, irritabilità e sintomi di depressione e di stati cognitivi e comportamentali negativi quali il calo dell'autostima e del senso di autoefficacia, la diminuzione dell'attenzione (con conseguente innalzamento della probabilità di errori e incidenti), la percezione di ostilità da parte del sistema sociale dell'individuo, il calo delle prestazioni (sia in termini quantitativi che qualitativi) e una maggiore inclinazione alla dipendenza da alcol, farmaci e sigarette.

Domenico Della Porta
Presidente Osservatorio Nazionale Malattie Occupazionali e Ambientali
Università di Salerno 


22 ottobre 2017
© Riproduzione riservata

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