Corte dei Conti. Sotto accusa Asl Napoli 5 per consulenze d’oro, buco da 23 mln
Questa l’entità del maxi-risarcimento richiesto a 3 dirigenti dell’Azienda sanitaria e a 2 toghe che avevano prestato lì servizio tra il 2006 e il 2008. Due avvocati esterni all’organigramma, ricevendo lauti ricompensi, erano incaricati di opporsi ai decreti ingiuntivi legati ai crediti vantati dai vari fornitori.
18 GEN - Consulenze d’oro agli avvocati: la Corte dei Conti ha chiesto un maxi-risarcimento di ben 23.252.054 euro, a 3 dirigenti dell’Asl Napoli 5 e a 2 toghe che avevano prestato lì il proprio servizio tra il 2006 e il 2008, all’epoca dell’amministrazione di Gennaro D’Auria. È stato lo stesso ex direttore generale ad essere chiamato in causa in prima battuta per questo sperpero di soldi pubblici.
Il meccanismo che ha portato a questo buco è stato così spiegato dalla Corte dei conti: si è dato incarico ai due avvocati esterni all’organigramma dell’Asl di opporsi a decreti ingiuntivi di vari fornitori che pretendevano di essere pagati, e quindi, a dispetto del fatto che all’epoca dell’ex manager i bilanci dell’Asl segnalassero un notevole miglioramento, la mole dei debiti veniva semplicemente rinviata, in modo tale che, tra l’altro, questi si incrementassero.
È questo il perverso meccanismo di cui la Corte ha accusato Gennaro D’Auria, i dirigenti dell’Azienda sanitaria, Ciro Pone (di Sant’Anastasia) e Eduardo Martucci (di Castellammare), e agli avvocati che si avvalsero degli incarichi esterni, Edoardo Di Natale e Gianluca Improta.
L’intera vicenda è nata in seguito ad una serie di esposti anonimi che ha dato inizio ad un’indagine condotta dal Nucleo Tutela Spesa Pubblica della Guardia di Finanza di Napoli.
Ciò che nel fascicolo della Corte dei Conti si è messo in evidenza, infine, è anche il fatto che l’Asl non scelse gli avvocati a cui affidarsi tramite avviso pubblico, ma con una trattativa privata che condusse lo stesso management dell’azienda sanitaria.
18 gennaio 2012
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