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Riforma Costituzione. Via libera della Camera. Allo Stato esclusività su politiche salute e sociali. Alle Regioni restano programmazione e gestione dei servizi

di Giovanni Rodriquez

Con 357 voti favorevoli e 125 contrari, l'Aula di Montecitorio ha detto sì alla legge che modifica il Senato e il Titolo V della Costituzione. Hanno votato a favore Pd, Area popolare (Ncd-Udc), Pi-Cd e Scelta civica. Parere contrario è invece arrivato da Fi, Ln, Fdi-An, Alternativa libera e Sel. I deputati del M5S non hanno partecipato al voto. Il provvedimento torna ora al Senato. IL TESTO

10 MAR - E' arrivato questa mattina, con 357 voti favorevoli, 125 contrari e 7 astenuti, il via libera dalla Camera al disegno di legge costituzionale: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione, già approvato in prima deliberazione dal Senato.
"Un Paese più semplice e più giusto", questo il commento a caldo apparso sul profilo twitter del presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

A favore del disegno di legge hanno votato Pd, Area popolare (Ncd-Udc), Pi-Cd e Scelta civica. Parere contrario è invece arrivato da Fi, Ln, Fdi-An, Alternativa libera e Sel. I deputati del M5S non hanno partecipato al voto denunciando il tentativo in atto di "rovina della Costituzione imposto con metodi fascisti". Non sono certo mancati i dissensi anche all'interno degli stessi partiti. Tra i deputati del Pd, Stefano Fassina non ha partecipato al voto, mentre Gianni Cuperlo, Rosy Bindi e Alfredo D'Attorre hanno annunciato che, se non ci saranno modifiche al testo nel corso del prossimo esame al Senato, questo potrebbe diventare il loro "ultimo sì". Anche Forza Italia si è 'spaccata': Gianfranco Rotondi, durante il suo intervento, ha annunciato voto favorevole al provvedimento, nel mentre, 18 deputati vicini a Denis Verdini - e dunque 'fedeli' alla linea pro-patto del Nazareno - hanno messo nero su bianco il loro "dissenso" rispetto alle indicazioni del leader di compattarsi sul voto contrario.
Il testo tornerà ora all'esame di Palazzo Madama.

Quanto al testo del provvedimento, per la sanità cambiano i rapporti di "forza" tra Stato e Regioni. Con il nuovo articolo 117 del titolo V, infatti, si ampliano le competenze statali prevedendo l'esclusività della potestà legislativa dello Stato non solo nella determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni ma anche nelle "disposizioni generali e comuni per la tutela della salute e per le politiche sociali".
Questa la nuova lettera m) dell'art. 117 modificato dalla Camera:
(...) Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie:
(...)
m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale; disposizioni generali e comuni per la tutela della salute; per le politiche sociali e per la sicurezza alimentare (...).
Alle Regioni, invece, resta "la potestà legislativa in materia di (...) di programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali".

C'è infine anche una cosiddetta clausola di "supremazia", per la quale lo Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva qualora "lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale".
 
Giovanni Rodriquez

10 marzo 2015
© Riproduzione riservata

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