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Responsabilità e cure inappropriate: annunci deleteri che non aiutano

di Benedetto Fucci

Il tema della “medicina difensiva” non andrebbe affrontato mettendo il medico di fronte a un elenco di esami e prestazioni che potrebbero essere definiti inappropriati. Un‘altra spada di Damocle che andrebbe ad aggiungersi a quella, già esistente da decenni, delle cause giudiziarie per responsabilità

30 SET - Il dibattito sui temi della sanità sta vivendo un momento molto importante: da un lato le prospettive per il comparto alla vigilia del varo della Legge di stabilità, dall’altro l’annunciato decreto ministeriale sulle “cure inappropriate” fanno riflettere su un clima di conflitto e di scarsa chiarezza che il governo ha creato. Le reazioni da parte dei rappresentanti di categoria sono eloquenti e a mio parere giustificate. Anche perché la continua dicotomia tra il Presidente del Consiglio e il Ministro della Salute – che si è ripetuta ancora una volta nelle ultime settimane sia sulla questione delle risorse per il fondo sanitario nazionale che per il provvedimento “anti-medicina difensiva” – non porta alcun chiarimento.

Quanto sta accadendo in particolare in merito alle “cure inappropriate” è davvero emblematico. Prima vengono fatti annunci che non esito a definire irresponsabili, poi viene affermato che si cercherà un dialogo con i medici. Se questo dialogo ci sarà davvero lo vedremo nelle prossime settimane. Intanto non posso non riflettere su come si stia forse sprecando un’occasione storica per affrontare in modo serio e sistematico il tema della “medicina difensiva”. Il quale, appunto, andrebbe affrontato non mettendo il medico di fronte a un elenco di esami e prestazioni che – non è chiaro in base a quali criteri e condizioni – potrebbero essere definiti inappropriati. E’ una spada di Damocle che andrebbe ad aggiungersi a quella, già esistente da decenni, delle cause giudiziarie per responsabilità.

La Camera – certo con tempi che io stesso non esito a definire troppo lunghi pur nella comprensione della complessità della materia affrontata – sta affrontando in modo serio le proposte di legge sulla responsabilità nelle quali si affrontano temi essenziali quali la gestione del rischio clinico e la piena definizione sul piano legislativo della disciplina da applicare al professionista e alla struttura. Peraltro alla Camera, nella commissione Affari sociali, ci troviamo in un momento molto importante visto che a breve il testo unificato sulla responsabilità varato in agosto sarà nuovamente esaminato dopo la presentazione degli emendamenti. La “medicina difensiva” è un fenomeno che può essere affrontato solo in questo modo e non con la scrittura di decreti ministeriali preparati senza concertazione con chi ogni giorno opera sul campo.

Certamente, come ho avuto modo di evidenziare nella recente audizione parlamentare del Prof. Alpa (presidente della “Commissione ministeriale consultiva per le problematiche in materia di medicina difensiva e di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”), la questione alla base del dibattito di queste settimane è delicata: da un lato si pone l'esigenza dei cittadini di vedere tutelato e garantito il proprio diritto alla salute; dall'altro vi è l'esigenza di tutelare il medico consentendogli di poter svolgere il proprio mestiere senza aver costantemente il timore che ogni minimo presunto errore generi una responsabilità che potrebbe minare anche definitivamente la sua carriera e la sua immagine come professionista e come uomo. Nel concreto e detto in altri termini, i doveri di chi siede nelle Istituzioni e ha responsabilità dirette nella sanità sono quelli di perseguire un rapporto più sereno tra medico e paziente e di favorire l’attuazione di politiche realmente efficaci sui temi fondamentali del rischio clinico e della medicina difensiva.

On. Benedetto Fucci
Conservatori e Riformisti


30 settembre 2015
© Riproduzione riservata

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