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Responsabilità professionale. Evitiamo i “discorsi da caminetto”

di Diego Piazza (Acoi)

Il dibattito sviluppatosi intorno al Ddl è senz’altro positivo, ci sono però interventi più simili a ‘discorsi da caminetto’ che ad analisi ed altri che sembrano addirittura animati dall’interesse a mantenere alto il livello del contenzioso medico-legale, in palese conflitto di interesse con uno stato sociale equo che abbia a cuore la salute dei cittadini 

24 NOV - Il Ddl sulla responsabilità professionale medica, pur non essendo la panacea assoluta, contribuirà in maniera sostanziale al mantenimento del Ssn pubblico. Acoi ha sempre sostenuto che i costi della medicina difensiva, della medicina omissiva, non sono più sostenibili dal nostro Ssn né in termini economici né, tantomeno, professionali. Basti pensare all’enorme spreco di oltre dieci miliardi di euro all’anno – tanto costa la medicina difensiva - ed ai posti in specializzazione "a rischio" lasciati liberi dai nostri neo-dottori, che preferiscono andare all'estero. Un Ssn equo, con l’ambizione di dare tutto a tutti, subito e gratuitamente, non può reggersi economicamente se deve anche affrontare anche questi costi.
 
Il dibattito sviluppatosi su Quotidiano Sanità intorno al Ddl sulla responsabilità professionale medica è senz’altro positivo, come ogni confronto dialettico che miri a migliorare una situazione. Ci sono, però, anche interventi più simili a ‘discorsi da caminetto’ che ad analisi ed altri che sembrano addirittura animati dall’interesse a mantenere alto il livello del contenzioso medico-legale, in palese conflitto di interesse con uno stato sociale equo che abbia a cuore la salute dei cittadini.
 
Come si può discutere, per esempio, dell'inversione dell'onere della prova? Se ho subito un torto, parlo da cittadino, è giusto che debba provare che si tratti di un torto. Facciamo un esempio pratico e banale, calato nella vita quotidiana: se voglio un rimborso in un negozio, devo fornire prova dell'avvenuto pagamento tramite lo scontrino d'acquisto, non deve essere il commerciante a fornire la prova che ha incassato dal cliente. Con buona pace di alcune persone che sembra stiano tutelando più alcuni interessi particolari che non la qualità delle cure, il Ssn non può essere il bancomat di associazioni che hanno a cuore solo interessi personali senza avere una visione globale e prospettica della società civile.

Come si può discutere, poi, dell’aderenza alle linee guida validate dalle società scientifiche? Ci stupisce, a questo proposito, il ragionamento di Ivan Cavicchi, che pur reputiamo pensatore profondo ed intellettualmente onesto. Stavolta ci troviamo in disaccordo, probabilmente perché la sua posizione è puramente teorica e non nata dalla pratica sul campo. E’ ipotizzabile avere la libertà di curare un tumore in maniera cervellotica e senza aderire ad alcuna linea guida? Ovviamente no, la salute è un bene primario.

Come si può discutere, infine, sulla competenza dei periti e Ctu?  Il medico deve essere giudicato, ma il giudizio può esser dato solo da chi ha più esperienza di lui in quel campo specifico. L'operato di un giudice di Cassazione può essere valutato da uno studente di Giurisprudenza?

Acoi ritiene che sia giunto il momento di portare in porto il Ddl senza stravolgimenti ed avviare un percorso sociale che contribuisca a ristabilire la fiducia dei cittadini nei propri medici, senza l'interferenza di chi ha palesi conflitti di interessi con il sistema, magari abbandonando chiacchiere da caminetto a favore di un sano pragmatismo di chi è impegnato in prima linea a tutelare la salute dei cittadini. 
 
Diego Piazza
Presidente Acoi, Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani

24 novembre 2015
© Riproduzione riservata

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