Ddl Giustizia. Mussini (Misto): “Garantito il diritto di cura a tutti i ‘folli rei’”
"La legge permette al Governo di ragionare sulla materia complessa del superamento degli Opg senza disgiungere il fronte sanitario da quello della custodia". Così la vicepresidente del Gruppo Misto esprime soddisfazione per la formulazione del testo che, collegando il buon funzionamento delle Rems all’efficienza anche delle articolazioni sanitarie delle carceri, permette di aprire un confronto serio sulla destinazione dei malati autori di reato.
15 MAR - “La legge delega approvata è la soluzione migliore che permette al Governo di ragionare sulla materia complessa del superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari senza disgiungere il fronte sanitario da quello della custodia. Frutto di un mio lungo impegno personale e oggetto di un’approfondita discussione in Commissione, è un testo ponte concepito con l’obiettivo comune di mettere al centro il tema della cura prima di quello della detenzione, così come indicato dalla stessa legge Marino”. La senatrice
Maria Mussini, vicepresidente del Gruppo Misto, esprime la propria soddisfazione per la formulazione del
testo sulla revisione dell'ordinamento penitenziario, contenuto nel ddl penale, che, collegando il buon funzionamento delle Residenze per l'Esecuzione della Misura di Sicurezza sanitaria all’effettiva efficienza anche delle articolazioni sanitarie delle carceri, permette ora di aprire un confronto serio e concreto sulla destinazione dei malati autori di reato.
Spiega infatti Mussini: “La revisione della materia sotto il profilo giudiziario unita al potenziamento della cura della salute mentale in carcere (altro emendamento approvato nell’agosto scorso dalla Commissione Giustizia) mette nelle condizioni il Governo di lavorare ragionando sia sulla piena realizzazione della legge 81, sia sui trattamenti terapeutico - riabilitativi in carcere, ora ampiamente deficitari e che, ricordo, sono già previsti per legge”.
“Fare delle Rems appannaggio esclusivo dei malati con sentenza definitiva, a fronte dello stato di grave inadeguatezza in cui versano molti penitenziari italiani sul fronte sanitario, avrebbe significato dividere i folli rei in salvati e sommersi, negando il diritto di cura a un’ampia fascia di persone, abbandonandole al proprio destino e creando situazioni non solo indegne di un paese civile ma anche molto pericolose per la sicurezza dentro e fuori dal carcere”, conclude.
15 marzo 2017
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