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Pensioni. Tutti contro la norma "taglia riscatto". E il Governo ci sta ripensando


Critiche generali e dubbi di incostituzionalità potrebbero portare il Governo a rivedere o cancellare la norma "taglia riscatto" dal maxi emendamento alla manovra bis. Tra stasera e domani la decisione. 

31 AGO - E' destinata a breve vita la proposta del Governo, emersa dal vertice dell’altro ieri, di eliminare gli anni della laurea e del servizio militare riscattati dal computo degli anni utili ad andare in pensione con 40 annualità contributive.
La protesta generale che tale ipotesi ha suscitato e i profili di illegittimità costituzionale evidenti nella retroattività della norma potrebbero infatti costringere l’Esecutivo a una marcia indietro o a una profonda revisione di questa norma, di cui, tra l’altro, ancora non è stato diffuso il testo integrale al quale stanno lavorando febbrilmente i tecnici di vari dicasteri.
Se si sarà trattato di una boutade di fine agosto o di qualcos’altro lo sapremo comunque tra stasera e domani. Ma certamente un’idea come quella di colpire centinaia di migliaia di italiani che, seguendo i suggerimenti degli enti previdenziali che hanno sempre incentivato il riscatto della laurea e in perfetta armonia con la legge vigente, hanno scelto di anticipare somme cospicue per assicurarsi una pensione più alta e qualche anno in meno di attività, lascia molto perplessi sulla lucidità normativa e sulla sensibilità sociale dell’Esecutivo.
Come lascia perplessi l’altro aspetto controverso di questa manovra ter (siamo infatti dinanzi ad una vera e propria nuova manovra rispetto a quella bis approvata poche settimane fa) che è quello del perdurare dell’iniquità di un contributo di solidarietà solo per i dipendenti pubblici. Con la precedente manovra, infatti, i redditi pubblici sopra i 90 mila euro sono stati assoggettati a un contributo straordinario attraverso il taglio degli stipendi eccedenti quella quota. Nel presentare la manovra bis, si era detto che l’introduzione del contributo di solidarietà per i privati, anche se con modalità diverse, era giustificato anche dall’iniquità della precedente finanziaria che colpiva solo i dipendenti pubblici.
Nel testo uscito dal vertice di Arcore di martedì scorso, come si sa, il contributo per i privati è stato cancellato, lasciando invece inalterata la norma per i dipendenti pubblici che oggi giustamente protestano.
Il tutto in un quadro caratterizzato anche da forti perplessità sui saldi di bilancio della manovra il cui mancato rispetto potrebbe vanificarne l’efficacia rimettendo in discussione il patto con l’Europa con conseguenti rischi di nuove speculazioni da parte dei mercati.
 
C.F.
 

31 agosto 2011
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