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Relazione stato sanitario. Fadoi: “Per cronicità essenziale ruolo medici internisti"


La Relazione sullo stato di salute degli italiani descrive un Paese dove si vive sempre più a lungo. Ma questo comporta una crescita esponenziale delle malattie croniche a cui i medici internisti sono chiamati a fare fronte. Così Carlo Nozzoli (pres. Fadoi) in una nota.

13 DIC -  
Dodici milioni di italiani - il 20 per cento della popolazione - convivono con almeno due malattie croniche. La stragrande maggioranza ha più di 55 anni. Soprattutto la presenza di più patologie croniche diviene tanto più frequente all’avanzare dell’età: 7 anziani su 10, tra quelli con più di 75 anni, sono affetti da almeno due malattie. E la pluripatologia non risparmia nemmeno i più giovani: nella fascia di età tra i 45 e i 54 anni 1,4 milioni di italiani (il 16,6%) soffrono di almeno due malattie croniche. Un scenario questo, confermato dalla Relazione sullo stato sanitario del Paese presentata questa mattina a Roma al ministero della Salute, e che chiama in causa i medici internisti, specialisti in grado di contrastare il fenomeno della co-morbilità e guardare al paziente a 360 gradi e che già oggi ricoverano nei reparti di Medicina Interna la maggior parte di questi pazienti.

“Quello che è emerso con evidenza dalla Relazione sullo stato sanitario del Paese – spiega Carlo Nozzoli, presidente della Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti (FADOI) –  dimostra che siamo in presenza di un cambiamento epocale. Per la sanità in generale, ma ancor più per il modo in cui il medico deve rapportarsi a una nuova ‘specie’ di pazienti con multi-morbilità, ossia con  un insieme di malattie che minano lo stato di salute complessivo. Questo significa approcciarsi al paziente non con gli schemi tradizionali e applicando pedissequamente le linee guida. Occorre – aggiunge Nozzoli – mettere in pratica una medicina cucita sul paziente individuando i percorsi più idonei, le priorità. Ed è necessario tenere in conto una varietà di aspetti che, spesso, esulano dal semplice piano sanitario: i problemi abitativi, la solitudine, chi assiste il paziente quando torna a casa. Aspetti solo apparentemente secondari, ma che in realtà possono avere un peso determinante su outcome sanitari come per esempio la compliance con i farmaci”.
 

13 dicembre 2011
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