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Liste d’attesa. Bologna (M5S): “E se il problema non fosse politico ma organizzativo?”

di Fabiola Bologna

Tutte le soluzioni proposte da Agnoletto e Raimondi sono già possibili. Non è certo responsabilità del governo nazionale o del ministero se non vengono attuate ma piuttosto della necessità di capacità organizzativa da parte di chi governa le aziende e di controlli e verifiche degli esiti anch’esse legate alla governance e a indirizzi regionali. Per cui, se vogliamo salvare il nostro Ssn, è necessaria anche una buona dose di responsabilità a tutti i livelli.

23 GIU - Le soluzioni proposte dal Dott. Vittorio Agnoletto e dalla Dott.ssa Albarosa Raimondi sono già attuabili e attuate in molte aziende della regione Lombardia e si possono estendere anche a tutte le regioni.
 
1. Affrontare il “problema Cronici”: gli specialisti possono già fissare alla dimissione ospedaliera o al momento della visita la successiva visita di controllo, facendo risparmiare al paziente tempo.

2.  L’Intramoenia, cioè la libera professione svolta dai medici ospedalieri dipendenti di ospedali pubblici al di fuori dell’orario di lavoro e all’interno dell’azienda di appartenenza con beneficio economico e professionale anche per l’azienda stessa, si svolgono già in orari pomeridiani o al sabato, in modo da non intralciare la normale attività ambulatoriale del SSN;

3. L’abbattimento delle liste d’attesa è già uno dei criteri di valutazione per i Direttori Generali.

4. Per la carenza del personale medico abbiamo più volte spiegato che il problema non è il numero chiuso a medicina ma l’imbuto formativo e la mancanza di formazione post laurea. Si laureano circa 10000 studenti in medicina all’anno e avevamo a disposizione solo circa 7000 posti di specializzazione quindi ogni anno circa 3000 medici non avevano la possibilià di entrare in specializzazione. Finalmente i posti in specializzazione sono stati incrementati da quest’anno grazie al governo insieme all’incremento delle borse per la medicina generale.
L’obiettivo è quello di raggiungere un pareggio tra medici che si laureano e quelli che accedono alle specializzazioni creando un continuum formativo e poi un accesso diretto al lavoro superando i tempi morti “le liste d’attesa” dei giovani medici che non possiamo più permetterci.

5. C’è la possibilità di mettere in rete le prenotazioni del pubblico e del privato accreditato quindi è facile controllare le visite e i sevizi che tutti mettono a disposizione e se rispettano i tempi di attesa.

I medici che lavorano nel SSN e a cui viene concesso di svolgere l’extramoenia, attività al di fuori dell’azienda di appartenenza, sanno bene che la loro attività non deve intralciare la normale attività istituzionale svolta dalle strutture sanitarie pubbliche.

Quindi, visto che tutte le soluzioni proposte sono già possibili, non è certo responsabilità del governo nazionale o del ministero se non vengono attuate ma piuttosto della necessità di capacità organizzativa da parte di chi governa le aziende e di controlli e verifiche degli esiti anch’esse legate alla governance e a indirizzi regionali.
 
Per cui, se vogliamo salvare il nostro servizio sanitario nazionale, è necessaria anche una buona dose di responsabilità a tutti i livelli dagli operatori sanitari, alle Direzioni aziendali alle Direzioni Regionali per attuare buone norme e pratiche già disponibili e poi verificarne i risultati.

On. Dott.ssa Fabiola Bologna
Commissione Affari Sociali-Sanità
Camera dei Deputati
Gruppo M5S


23 giugno 2019
© Riproduzione riservata

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