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Il nostro viaggio nelle professioni sanitarie. I TSRM, intervista alla presidente Carmela Galdieri

di Lorenzo Proia

“Il TSRM ha garantito e continua a garantire un contributo di primo piano nel corso dell’emergenza pandemica, perché è il primo a vedere i segni della malattia e a seguirne il decorso”. Ancora indietro rispetto alla situazione del resto d’Europa “dove alcuni sbocchi lavorativi hanno già un nome e un percorso ben definito: penso, per esempio, alla figura dell’amministratore di sistema, colui che gestisce l’archivio digitale delle immagini radiologiche all’interno delle strutture sanitarie e del TSRM ecografista”.

25 NOV - Prosegue il nostro viaggio tra le 19 professioni che compongono la FNO TSRM e PSTRP. Oggi siamo a colloquio con Carmela Galdieri, Presidente della commissione di albo nazionale dei TSRM.

Presidente Galdieri, vuole delinearci la storia del TSRM in Italia e il percorso legislativo sino ad oggi?
Le origini della nostra professione sono da ricercarsi a cavallo tra il XIX e il XX secolo, ma in Italia il riconoscimento formale arriva solo negli anni ‘60, con la legge 1103 del 1965 che regolamenta l’esercizio dell’arte ausiliaria sanitaria di radiologia medica e sancisce la costituzione dei Collegi provinciali dei tecnici di radiologia medica, nonché della relativa Federazione nazionale. La legge 25/83 riconoscerà lo status di professione, con 16 anni di anticipo rispetto a quello che la legge 42/99 riconoscerà a tutti i profili.In seguito, grazie alla legge 3/2018, i Collegi TSRM si sono trasformati negli Ordini e la Federazione in Federazione nazionale degli Ordini TSRM e PSTRP, rinnovata nel suo Comitato centrale all’insegna di una crescente rappresentatività delle professioni sanitarie.

Come è cambiato il vostro ruolo negli anni?
La professione si è evoluta notevolmente nel corso degli anni, in quanto è legata a doppio filo al progredire della tecnologia. Le competenze del TSRM non sono fissate una volta per tutte, ma si aprono verso nuovi ambiti e settori con l’avanzare della scienza e dell’innovazione tecnologica. Trattandosi di una professione tecnico-sanitaria, la tecnologia è una delle principali variabili di questo cambiamento: il Tecnico di radiologia, infatti, deve rimodellare continuamente le proprie procedure quotidiane sulla base dello sviluppo delle macchine, sempre più sofisticate sul piano della definizione delle immagini diagnostiche, dei trattamenti radianti e della radioprotezione. Tali cambiamenti richiedono l’aggiornamento continuo del Tecnico di radiologia per riuscire a ottenere il meglio dalla strumentazione a disposizione. L’importanza di una formazione specifica del TSRM come gestore della tecnologia si farà ancora più evidente nel prossimo futuro, con la diffusione dell’intelligenza artificiale e la necessità di acquisire competenze utili per la gestione degli algoritmi che attingono ai big data. Una volta realizzato, il cambiamento massivo portato dall’innovazione tecnologica darà vita a una nuova articolazione dei ruoli all’interno delle radiologie, aprendo nuovi sbocchi professionali e possibili punti di contatto fra diversi ambiti di specializzazione.

Parliamo di formazione universitaria.
La formazione accademica per il TSRM deve essere legata alle necessità del mondo del lavoro, aggiornando gli ordinamenti didattici, prolungando la sua durata di base (cinque anni) e articolandosi in una gamma di master e di percorsi specializzanti per formare tecnici altamente qualificati, con un conseguente riconoscimento a livello contrattuale e di ruolo attribuito.

Come Commissione di albo nazionale, stiamo approfondendo il quadro della formazione per i TSRM in Italia mappando il fabbisogno formativo dei professionisti e gli standard ottimali per la formazione universitaria. Grazie a un dialogo continuo con il mondo accademico vogliamo incentivare la formazione post-laurea, così da favorire la ricerca scientifica e la valorizzazione del TSRM in ruoli dirigenziali.

Come opera il TSRM? Mi riferisco anche al ruolo del professionista in un contesto di équipe.
All’interno del team multidisciplinare di area radiologica, il TSRM è l’unico operatore abilitato all’uso di apparecchiature che espongono a radiazioni ionizzanti, nonché responsabile dell’ottimizzazione della dose erogata all’assistito per la parte di processo di sua competenza. Riveste una duplice funzione di cura nei confronti di coloro che si rivolgono al Servizio sanitario nazionale, perché li accompagna nel percorso diagnostico e terapeutico e si accerta della loro sicurezza.

Con il resto d'Europa come vi rapportate? Parliamo anche del decreto legislativo 101/2020.
Siamo, purtroppo, ancora indietro rispetto agli altri paesi europei, dove alcuni sbocchi lavorativi hanno già un nome e un percorso ben definito: penso, per esempio, alla figura dell’amministratore di sistema, colui che gestisce l’archivio digitale delle immagini radiologiche all’interno delle strutture sanitarie e del TSRM ecografista.Parte dei nostri obiettivi è volta a favorire il pieno riconoscimento del TSRM anche nel nostro Paese, attraverso l’istituzione di best practices, norme e percorsi formativi specifici. Occorre un confronto collaborativo con tutte le professioni dell’area radiologica, fondato sul pieno riconoscimento delle rispettive competenze e delle attività tipiche di professionisti laureati e abilitati dallo Stato, centrali all’interno del processo di acquisizione, elaborazione, lettura e ratifica delle immagini diagnostiche. Un importante traguardo è stato raggiunto di recente con il D.Lgs 101/2020, che attribuisce al TSRM un ruolo di rilievo nella responsabilità dell'erogazione e nel monitoraggio della dose di radiazioni erogata alla persona assistita: un punto importante su cui fare leva per il pieno consolidamento della nostra professione.

Trattiamo del vostro ruolo nella pandemia da Covid-19.
Il TSRM ha garantito e continua a garantire un contributo di primo piano nel corso dell’emergenza pandemica, perché è il primo a vedere i segni della malattia e a seguirne il decorso attraverso lo studio delle radiografie e delle TC del torace: anche per questo, come Cda nazionale, ci siamo definiti “gli occhi della pandemia”. Lo scenario pandemico, inoltre, ha mostrato l’importanza di un rafforzamento della sanità territoriale e domiciliare. Nel nostro caso, la radiologia domiciliare si è rivelata un valido strumento di supporto ai soggetti fragili e/o anziani, soprattutto come strumento per determinare la gravità dell’infezione polmonare in corso in presenza di casi sospetti o accertati di Covid-19. La radiografia al torace, infatti, può rivelarsi un valido strumento diagnostico insieme al tampone. Così facendo, è possibile ridurre gli accessi al pronto soccorso da parte di soggetti che rischierebbero di farsi vettori di contagio o di contagiarsi. La letteratura scientifica ci mostra, inoltre, che usando le moderne apparecchiature mobili è possibile ottenere risultati di una qualità comparabile alle immagini diagnostiche acquisite presso le radiologia; ritengo quindi che, a prescindere dall’emergenza in atto, la radiologia domiciliare sia una pratica da valorizzare e da diffondere il più possibile per favorire l’assistenza delle persone allettate, presso il rispettivo domicilio o nelle RSA.

Veniamo al tema dell'abusivismo.
Con la legge 3/2018, oltre che per i TSRM e gli Assistenti sanitari per cui era già previsto da decenni, si è configurato l’obbligo di iscrizione al rispettivo albo per tutti gli altri professionisti degli Ordini TSRM e PSTRP e il conseguente reato di abuso di professione per coloro che esercitano senza essere iscritti, come previsto dall’art. 348 del Codice penale. Si tratta di una garanzia di qualità e competenza per tutti gli assistiti, in quanto un professionista sanitario regolarmente iscritto all’Ordine certamente possiede i requisiti formativi e professionali indispensabili per effettuare in modo sicuro ed efficace la propria attività lavorativa. Ciascun cittadino ha la possibilità di appurare l’effettiva iscrizione del singolo professionista in completa autonomia, attraverso il sito istituzionale della Federazione e l’apposita area “Ricerca iscritti - AUN”; allo stesso modo, ha la possibilità di segnalare un caso di sospetto abusivismo all’Ordine territoriale di riferimento.

Grazie alle sicurezze offerte dalla legge, il rapporto fra assistito e professionista sanitario può rinsaldarsi e assumere l’aspetto di una relazione di cura informata e consapevole, all’insegna dei valori sanciti dal codice deontologico della professione.

Il passaggio da Collegio ad Ordine come è stato vissuto?
Direi con senso di responsabilità. Il TSRM ha rivestito indubbiamente un’importanza chiave in questo momento di passaggio, con funzione trainante sul piano organizzativo e della progettualità, anche solo in virtù dell’esperienza istituzionale maturata nei Collegi. Naturalmente non è stata una transizione facile: è stato necessario ripensare svariati aspetti gestionali, a causa del gran numero di nuovi iscritti; la sfida più grande, tuttavia, è stata ed è ancora riunire le diverse anime delle professioni sanitarie che afferiscono agli Ordini TSRM e PSTRP, conciliando vissuti, identità, aspettative, bisogni e obiettivi per il futuro. Personalmente, trovo che questo processo di arricchimento abbia dato buoni frutti e che ci abbia insegnato quanto, pur nelle inevitabili differenze, siamo simili: ci guidano gli stessi principi, la stessa centralità data alla persona assistita e al suo benessere. La recente pubblicazione della Costituzione etica delle professioni sanitarie mi pare un passo molto significativo in questa direzione, poiché ci riconduce al cuore della nostra esperienza di professionisti sanitari: mettersi al servizio degli altri.
 
Lorenzo Proia
 
Leggi le interviste precedenti: Audiometristi (Cino); Perfusionisti (Scali); Tecnici di neurofisiopatologia (Broglia); Podologi (Cassano); Terapisti occupazionali (Della Gatta); Tecnici ortopedici (Guidi); Ortottisti (Intruglio); Tecnici della riabilitazione psichiatrica (Famulari); Audioprotesisti (Gruppioni); Assistenti sanitari (Cavallo); Dietisti (Tonelli); Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva (Bonifacio); Igienisti dentali (Di Marco); Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro (Di Giusto); Educatori professionali (Riposati); Logopedisti (Rossetto); Tecnici sanitari di laboratorio biomedico (Stanziale).

25 novembre 2021
© Riproduzione riservata

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