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Percorso nascita. Il sistema di rimborso delle prestazioni va cambiato, ecco come. Le indicazioni dei ginecologi italiani

di E.M.

Per la Sigo Federazione Sigo, Aogoi, Agui e Agite è necessario un profondo ripensamento delle tariffe che tenga conto della peculiarità del percorso nascita oggi, delle sue caratteristiche e dell’evoluzione avvenuta negli anni. In un documento indicano le prestazioni che devono essere o inserite nei Lea o tariffate in maniera significativamente differente. IL DOCUMENTO

24 FEB -

“Il sistema di rimborso delle prestazioni, sia ambulatoriali che in regime di ricovero, sono ferme a oltre dieci anni fa, quando le richieste ed il livello di competenze erano profondamente differenti da adesso. È necessario, pertanto, un profondo ripensamento delle tariffe che tenga conto della peculiarità del percorso nascita oggi, delle sue caratteristiche e dell’evoluzione avvenuta negli anni”.

È questa in estrema sintesi la richiesta che arriva dai Presidenti della Federazione Sigo Prof. Nicola Colacurci, dell’Aogoi, Prof. Antonio Chiàntera, dell’Agui Prof. Giovanni Scambia e di Agite Prof. Valeria Dubini.

In un documento targato Sigo Federazione Sigo, Aogoi, Agui e Agite, i ginecologi indicano le prestazioni che devono essere o inserite nei Lea o tariffate in maniera significativamente differente.

“In un momento storico in cui è massima la diminuzione della natalità – scrivono i presidenti – uno dei punti di contrasto a questa ‘emergenza sociale’ deve essere l’offerta di un percorso di accompagnamento alla nascita che assicuri la massima attenzione alle attuali richieste delle coppie che vogliono umanizzazione e sicurezza del percorso, cioè vogliono essere accompagnati nel loro percorso genitoriale da personale che sappia coniugare la competenza con l’empowerment, che sappia cioè guidare la coppia nell’evoluzione della gravidanza e del parto, anche mediante l’esecuzione delle indagini più opportune ed indicate nel singolo caso, enfatizzando, nello stesso tempo, quel rapporto umano, fondamentale in un momento così complesso e delicato come il travaglio di parto ed i primi gg dopo la nascita. Per realizzare tutto ciò – proseguono – è necessario che la donna possa eseguire in gravidanza le analisi necessarie, a carico del Ssn e che le aziende ospedaliere predispongano servizi che soddisfino queste richieste. Affinché ciò si realizzi è necessario che ci sia un riconoscimento, anche economico, della complessità delle prestazioni fornite”.

Tante le indicazioni che arrivano quindi dagli specialisti. Ad esempio, le prestazioni effettuate nel primo trimestre di gravidanza, quali l’ecografia per lo studio della translucenza nucale e la consulenza post-duo test, per i ginecologi devono essere divise ed avere due codici diversi “in quanto avvengono in due momenti diversi e possono essere svolti da due professionisti o strutture diverse”. Per queste prestazioni propongono una tariffa minima di 51,65 euro.

Il counseling post-test poi, deve essere effettuato solo dopo aver avuto la risposta del test combinato e deve avere un codice ed una tariffazione separata, che non può essere inferiore ai 30 euro.

E ancora, l’ecografia del terzo trimestre deve essere effettuata non prima delle 32 settimane, in quanto “sembra essere tanto più sensibile quanto più tardivamente viene eseguita”. Meglio farla tra le 32-36 settimane e per tutte le gravidanze suggeriscono quindi i ginecologi, che propongono una tariffazione di almeno 51,65 euro in quanto questo esame prevede “non solo la valutazione della quantità del liquido amniotico come quella eseguita oltre 41 settimane, ma anche la valutazione dell’accrescimento fetale e dell’inserzione placentare”.

Bisogna poi immettere prestazioni attualmente non previste, come la ferritinemia, l’oggt universale e gli anticorpi anticitomegalovirus.

La Sigo chiede inoltre la revisione delle tariffe per amniocentesi e villocentesi, prestazioni ad elevata competenza, ad alto rischio medico-legale, che necessitano di un ambulatorio chirurgico, della massima sterilità e di un ecografo di media qualità. La loro tariffa potrebbe essere calcolata nel 40% della tariffazione dell’indagine genetica.

Non solo, propongono l’inserimento nei Lea dell’ecografia di riferimento per alto rischio malformativo e placentare, che potrà essere eseguita solo nelle Aziende che hanno comunicato la loro disponibilità, attestandola presenza nel proprio organico delle skill richiesti per tale prestazione, altamente specializzata. Per questa ecografia indicano una tariffa minima di 82,64 euro.

Soprattutto, sottolineano i presidenti Sigo, Aogoi, Agui e Agite, affinché si realizzi un percorso in piena sicurezza devono realizzarsi alcune condizioni, da considerare inderogabili. Ossia: spazi adeguati ed attrezzati; personale sanitario (medico, ostetriche, infermieri, personale di supporto) parametrato alle nuove esigenze: controllo della gravida in travaglio in un rapporto “one to one” da una parte, gestione delle urgenze in piena sicurezza dall’altra, con disponibilità immediata di personale neonatologico ed anestesiologico (infermieri, medici) competente ed in numero adeguato.

Infine, i ginecologi chiedono di rivalutare l’assistenza delle gravidanze ad alto rischio definite con criteri descritti nel documento “al fine di consentire una giusta remunerazione attraverso Drg ad hoc coerenti che tengano conto della precocità (epoca gestazionali inferiore a 34 settimane) gravità (peso fetale inferiore a 1500 gr), complessità (malformazioni fetali), della gravità delle patologie materne (sia indotte dalla gravidanza: preeclampsia severa precoce, diabete di tipo 1, sepsi da corioamniositi, sia preesistenti alla gravidanza: tumori solidi e non, immunopatie, coagulopatie, cardiopatie congenite)”. E i costi prenatali vanno considerati alla luce dei costi ridotti postnatali sia delle terapie intensive neonatali, sia dei costi ridotti “life long” determinati dal miglioramento o assenza delle eventuali disabilità altrimenti conseguenti a cure prenatali inadeguate.


E.M.



24 febbraio 2023
© Riproduzione riservata

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