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Medici. Fismu: “Contratto unico contro smantellamento della sanità e regionalismo differenziato”  


Al Consiglio nazionale della Federazione sindacale dei medici uniti, il segretario nazionale Francesco Esposito ha analizzato le criticità che attanagliano il Ssn e avanzato precise proposte: “Serve una alleanza per tutelare operatori sanitari, cittadini e universalità del Ssn”.

26 MAR - La Fismu - Federazione sindacale dei medici uniti, “è per un servizio sanitario pubblico, universale ed omogeneo in tutta Italia”. La decisione di far stampare sulle cartelline distribuite al Consiglio nazionale appena concluso è stato “un gesto simbolico ma necessario alla luce delle politiche degli ultimi 20\30 anni, e del nefasto dibattito sul regionalismo differenziato”. A dirlo il segretario nazionale Francesco Esposito della Federazione, in occasione del Consiglio nazionale, appena concluso.

Nel corso della sua relazione, e poi nelle conclusioni, il segretario nazionale ha analizzato le criticità che attanagliano il SSN e avanzato precise proposte. “Il cambio della domanda di salute e le sfide di una società diversa e globalizzata, cambia il paradigma della nostra sanità”, ha detto. “Assistiamo – ha proseguito - a nuove sfide come ha dimostrato anche l’esperienza drammatica del Covid. Cronicità, fragilità, invecchiamento della popolazione, il rischio, appunto, di prossime, possibili epidemie, chiedono interventi seri di razionalizzazione dei servizi, una riorganizzazione dei Distretti e una reale messa in rete delle professionalità del SSN, e del fascicolo elettronico, della telemedicina, della condivisione nazionale di dati e informazioni”.

Due gli assi su cui lavorare, secondo Esposito: “Centralità del paziente e governo clinico dei medici, con l’obiettivo di ottenere prossimità, continuità assistenziale h24 anche attraverso l’attivazione delle centrali uniche, capillarità, più ospedali di eccellenza, più territorio con strutture intermedie e più cure domiciliari”.

Il tema di fondo, per il segretario nazionale Fismu, è “chiaramente quello degli stanziamenti economici. Il ministro Schillaci dice di aver ha incrementato il FSN e noi abbiamo salutato positivamente questa decisione, ma rimaniamo in ritardo rispetto agli altri Paesi europei, nel rapporto spesa/PIL, infatti dall’oltre il 7% europeo noi siamo al 6,7 % con indicazione di giungere al 6,2% secondo le indicazioni del governo. Quindi, permettetemi di insistere: più risorse, più risorse, più risorse!”.

Poi c’è il nodo centrale: “Quello di spendere bene, come troppo spesso in questi anni non si è fatto e come si rischia di non fare con il PNRR. Per avere una seria politica di spesa, prima bisogna avere una agenda politica, una visione complessiva del sistema di welfare, una idea generale di Paese. E ritorniamo a questa straordinaria parola: politica. La grande assente in questi anni. La politica come lente per analizzare i fenomeni della nostra società, per comprendere le criticità del nostro paese e analizzarle, ma anche per trovare soluzioni costruendo grandi accordi, grandi patti sociali. Come avvenne con la legge 883”.

“E poi il convitato di pietra del regionalismo differenziato - ha continuato Esposito - e permettetemi di citarmi. Era il Congresso nazionale del 2021, il nostro primo Congresso e in quella occasione ho fatto una precisa denuncia: proseguire nella direzione del regionalismo differenziato era da incoscienti e che sarebbe stato opportuno fare un cambio di rotta radicale con un intervento riformatore sul Titolo V della Costituzione, così abbandonando la strada fallimentare del malinteso federalismo. Ma ho fatto anche una proposta: con un altro impianto istituzionale, con le Regioni e il Governo a remare nella stessa direzione, la sanità può ritornare a essere un asse strategico del nostro Paese, garantendo parità di accesso universale alle cure e ai livelli essenziali di assistenza in ogni città della nostra penisola. Chiudendo così anche l’infausta stagione del ‘turismo commissariale’ che ha visto muoversi per diverse regioni Commissari i quali, invece di trovare soluzioni, hanno spesso messo ‘toppe peggiori dei buchi’. Un Paese che da decenni è ostaggio da un lato del decentramento del regionalismo spinto, dall’altro del centralismo dei commissariamenti. Siamo prossimi al varo definitivo del regionalismo differenziato e dobbiamo ribadire il nostro NO!”.

Quindi, Esposito ha fatto un appello: “Serve una alleanza unitaria dei medici anche il comparto, ma anche di tutte le forze politiche, sindacali e della società civile che hanno a cuore i diritti dei cittadini”.

Quindi Esposito ha elencato le questioni che Fismu pone da anni:
• la decennale assenza di investimenti;
• il malinteso federalismo nella governance sanitaria nelle Regioni;
• la mancanza di personale, di posti letto, di unità di cure intensive;
• la fragilità del territorio, della rete di ambulatori di Cure Primarie e di Continuità Assistenziale, dell’Emergenza Urgenza (118), la medicina dei servizi (il nodo strategico della prevenzione, vedi covid) ;
• la deficitaria programmazione del fabbisogno di professionisti nell’accesso e nella formazione che ha dato luogo al cosiddetto imbuto formativo; ma allo stesso tempo evitare di fare l’errore opposto sbagliando la programmazione in eccesso, perché a regime nel 2032 avremmo di nuovo il problema di una pletora medica. Quasi 109mila camici bianchi in pensione entro il 2032, ma 141mila già in formazione;
• la giungla di contratti e convenzioni che regolano la categoria e spesso la impoveriscono;
• sul piano delle tutele e delle garanzie il mancato passaggio alla dipendenza di molti medici convenzionati del 118 in diverse regioni: da sanare! Si facciano dopo tre anni di attività nel 118 concorsi per dare la possibilità di passare a dipendenza;
• il precariato cronico che attanaglia ogni settore dei nostri servizi sanitari; la fine del blocco delle assunzioni;
• il tema della sicurezza, l’assenza di politiche per arginare il fenomeno delle aggressioni nel territorio, nei pronto soccorso, nelle corsie; non solo risposte repressive ma anche organizzative e culturali;
• le retribuzioni nella dirigenza medica: l’Italia è fanalino di coda dell’Europa. Urge un forte aumento, un adeguamento e una politica di incentivi in certe branche dell’ospedalità dove nessun professionista vuole più operare, tra queste il pronto soccorso, anestesia, chirurgia…;
• i compensi inadeguati della medicina generale e della specialistica ambulatoriale, falcidiati dall’inflazione (nel caso dei medici di famiglia anche dal peso delle spese strutturali), dall’assenza di una fiscalità più vantaggiosa;
• la riduzione del carico burocratico anche attraverso una revisione delle note AIFA e della decertificazione dei primi tre giorni di malattia
• la questione di genere e per un serio impegno (tutele, welfare attivo e politiche di conciliazione) per le pari opportunità per le colleghe, in una professione sempre più al femminile. Voglio sottolineare che nell’ACN appena firmato sono state recepite parte delle nostre istanze in tal senso;
• la mancanza di politiche e risorse per la modernizzazione organizzativa, tecnologica (fascicolo sanitario, ricetta dematerializzata, telemedicina, diagnostica di base, uso dell’Intelligenza artificiale), e per l’edilizia ospedaliera e del territorio, soprattutto nel mezzogiorno, nonché di messa in sicurezza delle strutture;
• la questione dirimente della prevenzione e programmazione, è stata affrontata troppo spesso in modo frammentario, con iniziative spot, mai guardando a una visione organica che prendesse spunto anche dalle eccellenze esistenti della medicina di gruppo nel territorio e nell’ospedalità;
• il nodo del rapporto con Ordini, Fnomceo, Enpam: partecipazione, trasparenza, nuove regole, confronto e modernizzazione delle nostre massime istituzioni di rappresentanza.

“Non vuole essere una lista esaustiva - ha spiegato - ma è indicativa dello stato dell’arte. Lo slogan in questi anni è stato ‘Meno ospedale più territorio’, ma è rimasto solo uno slogan a uso e consumo della convegnistica di settore. La cartina di tornasole è, per esempio, la mancata applicazione della legge Balduzzi”.

“Ma andiamo alle note meno negative - ha aggiunto - due novità di attualità: FMT e FVM (sigle di cui Fismu è tra i fondatori e componente) hanno firmato (come tutte le altre sigle sindacali) il contratto della dirigenza e convenzione. Due notizie positive: per voltare pagina, e per recuperare gli arretrati, e non tanto per i contenuti degli accordi stessi, perché appunto siamo a piccoli miglioramenti e aggiustamenti. Sono, di fatto, atti dovuti, dopo una vacanza contrattuale lunghissima e dannosa per la categoria”.

Infine, Esposito ha rilanciato la storica proposta fondativa di Fismu: “Abbiamo in questi anni assistito alla falsa polemica sul passaggio a dipendenza dei medici di famiglia, un diversivo per il vero piano A, cioè la privatizzazione dei servizi sul modello lombardo, processo che, invece, prosegue inesorabile. Su questo piano noi manifesteremo sempre la nostra ferma opposizione. Ma non possiamo rimanere schiacciati tra conservazione dello status quo e privatizzazione. Un inciso: il paradosso è che nel frattempo, e da anni, non si consente questo passaggio alla dipendenza in molte regioni a chi ne avrebbe diritto cioè ai medici convenzionati del 118”.

Per il segretario nazionale Fismu “la leva del cambiamento c’è: il Contratto unico dei medici italiani, una prospettiva di lavoro a lungo termine che può permettere la chiusura della stagione che ha visto una perenne divisione tra medici dirigenti e convenzionati. Una sola classe dirigente medica per il governo della sanità. Parliamo chiaramente di un ‘cantiere aperto’ ma con una idea forte sul medio termine: il paradigma di tipo contrattuale potrebbe essere l’attuale convenzione per la specialistica ambulatoriale che già comprende un forte carattere libero professionale, compenetrandolo tuttavia con alcune caratteristiche del lavoro dipendente (a partire dalle tutele)”.

Si potrebbe partire, per Esposito, “da un accesso generalizzato a tutti settori del SSN con un rapporto libero-professionale para subordinato a orario fisso per tutti di 38 ore (in parte traducibile in scelte per il settore dell’assistenza primaria, al fine di salvaguardare il rapporto fiduciario). È vero che il contratto unico dei medici italiani richiede un approfondito dibattito e un percorso politico e giuridico che non può esaurirsi in uno spazio temporale di pochi mesi. Tuttavia si potrebbe partire da subito con il ruolo-contratto unico dell'area convenzionata. Una buona occasione per ragionarci, giunge con le case di comunità, dove si profila un rapporto di lavoro sempre più subordinato per i MMG, viste le ore da impiegare in queste strutture, ma non si individuano in cambio le tutele tipiche della dipendenza: ferie, malattie, maternità. Si intervenga in tal senso e con urgenza. Sempre in questa direzione e coerentemente con questa impostazione si riempia il vuoto tra Europa e Italia sulla formazione: equiparazione della medicina di famiglia con le altre specializzazioni. Pari diritti e pari dignità”.

Per concludere Esposito ha fatto una riflessione prettamente sindacale: “Fismu gode di eccellente salute. Sembrava un’impresa quasi impossibile, soprattutto in un periodo di crisi delle iscrizioni ai sindacati. In questi anni tutte le sigle hanno perso affiliati mentre noi crescevamo. Siamo presenti in quasi tutte le regioni italiane, siamo tra i primi sindacati della medicina generale in Calabria, Sicilia, Molise, Sardegna, Abruzzo, Lombardia, Campania, Puglia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino e Toscana. Nel 118, area convenzionati, siamo sicuramente una delle realtà più rappresentative in Italia. Siamo soci di FVM nella sezione della dirigenza medica, rappresentando la sezione più numerosa in Calabria, Sicilia e Lombardia. E in questi mesi, anche grazie a una sapiente politica di alleanze a partire da quelle con Sumai, Simet, Umi e Uil, diverse da noi ma con obiettivi comuni e con una visione condivisa delle regole e del mondo medico, possiamo dire che siamo già ai tavoli nazionali, regionali e aziendali con la nuova sigla di FMT. Nella Specialistica ambulatoriale con gli amici di UIL siamo già ritornati rappresentativi, crescendo anche numericamente. In virtù di queste sinergie con le altre sigle FISMU ha il compito fondamentale di essere il ‘pensatoio’ dove si elaborano le strategie e le proposte del futuro del servizio sanitario e dei medici e il 2025 è l’anno del prossimo congresso nazionale. Abbiamo mesi, di riflessione e proposte da fare”, ha concluso il segretario nazionale.

26 marzo 2024
© Riproduzione riservata

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