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Verso le elezioni. Gigli (Fesmed): “Monti ha peggiorato la sanità e i programmi elettorali non fanno ben sperare”


Per il presidente della Fesmed quella messa in campo dal Governo tecnico è stata una vera e propria politica dei tagli, che ha indebolito ulteriomente il sistema sanitario. "Deludente" anche il Decreto Balduzzi. E i problemi della sanità non sembrano interessare le forze politiche candidate a guidare il Paese.

04 GEN - È negativo il bilancio del 2012 per la sanità italiana secondo Carmine Gigli, presidente della Fesmed. Ma buio è anche il futuro che ci aspetta, considerata la scarsa attenzione che i partiti stanno dedicando ai programmi elettorali e, in particolare, alla materia sanitaria. Per questo Gigli si aspetta un anno di sacrifici e proteste. Nel corso del quale vedremo peggiorare la salute degli italiani e le condizioni del Ssn. Anche se, afferma il presidente della Fesmed nella nostra intervista, “la spesa sanitaria in Italia non è superiore a quella degli altri Paesi europei e il rendimento in termini di salute è addirittura superiore. Non si comprende, quindi, cosa i Governi possano chiedere di più dal Servizio sanitario nazionale in termini di prestazioni”.

Presidente Gigli, qual è il suo bilancio sulle politiche per la sanità del Governo Monti?
Purtroppo mi sembra che il presidente del Consiglio lasci la sanità in condizioni ancora peggiori di come l’aveva trovata e anche il Decreto Balduzzi, che avrebbe dovuto introdurre soluzioni a importanti criticità professionali e di sistema, alla fine si è rivelato molto più deludente di quanto ci si sarebbe aspettato, almeno per quanto riguarda gli articoli che interessano direttamente i medici dipendenti. Le norme approvate sono peraltro distanti da quanto era stato condiviso nell’ambito dei tavoli di lavoro aperti nella scorsa primavera presso il ministero della Salute e riguardanti, tra le altre cose, il governo clinico e il contenzioso medico. Oltre all’intervento ministeriale, a stravolgere il testo è arrivato anche il Parlamento. Il risultato finale lascia l’amaro in bocca.
Per il resto, all’ultimo momento il Governo Monti ha messo una toppa ai problemi dei precari, stabilendo la possibilità di prolungare i contratti fino al 31 luglio 2013. Ma il problema è stato semplicemente rimandato, non certo risolto.

Quali interventi contenuti nel Decreto Balduzzi che l’hanno delusa di più?
Più di ogni altra la norma sul contenzioso medico. La discussione era stata avviata per dare una risposta a un problema molto diffuso e mal gestito, portando a un raffreddamento della tensione oggi esistente tra medici e pazienti. Invece il Decreto non solo non ha portato alcuna soluzione, ma ha addirittura peggiorato la situazione, perché anziché ridurre i casi che oggi sono ricondotti alla colpa grave, ha introdotto la la colpa lieve, che prima quasi neanche veniva presa in considerazione.
Un vero paradosso.
Ma anche il “ticket” del 5% scaricato sulla libera professione dei medici è una soluzione che osteggiamo con forza. Non era certo questa la regolamentazione della libera professione dei medici che ci aspettavamo.
Per quanto riguarda le cure primarie, poi, credo che la situazione resterà pressoché invariata. Stesso destino per il governo clinico. Le nomine apicali resteranno in mano alla politica.
Insomma, non mi sembra che nel Decreto Balduzzi vi sia alcun particolare elemento di “innovazione”, che era invece lo slogan di questo e di altri provvedimenti del Governo tecnico.

Per il resto, come se l’è cavata il Governo Monti?
Non bene, direi. Basti pensare a tutta la situazione che ha portato alla grande manifestazione del 27 ottobre indetta dai sindacati medici, nata e maturata dopo una serie di provvedimenti che hanno indebolito il Ssn e con esso le condizioni di lavoro dei medici. Il Governo Monti li ha definiti “razionalizzazioni”, ma nei fatti la sanità non ha fatto che subire tagli nel corso del 2012, infatti, parliamo di riduzione di risorse, di posti letto e con essi di posti di lavoro. Perché intendiamoci, ad essere tagliati non sono stati solo i posti di direttore di struttura complessa. Le chiusure dei reparti si è tradotta nella perdita dei posti di lavoro di molti professionisti, medici e non solo. Se si considera poi il pensionamento e il blocco del turn over, il numero dei medici in Italia è in forte calo. E chi resta nel sistema, ci resta in condizioni di sofferenza e senza sbocchi di carriera.
E attenzione: tutto questo senza che alcun taglio sia stato fatto, ad oggi, sulle strutture a conduzioni universitaria. Questo è un aspetto che va chiarito, perché non è possibile che si continui a tagliare sempre ed esclusivamente sulle strutture del Ssn e sulle strutture convenzionate, mentre i posti dei cattedratici restano intoccabili e, anzi, aumentano di numero.
A Roma siamo arrivati ad avere ben cinque facoltà di Medicina, mentre nella Regione si assiste a una falcidia di ospedali chiusi, di reparti scomparsi, con quei pochi rimasti che sopravvivono con difficoltà e con un numero di personale inadeguato.
Non si capisce perché le università non debbano dare alcun contributo a questa crisi.

Il Ssn riuscirà a sopravvivere?
Non così. È evidente che la spesa sanitaria rappresenta un peso per le casse dello Stato, che però non è assolutamente superiore a quella degli altri Paesi a noi assimilabili. Al contrario, il rendimento del Ssn in termini di salute è superiore a qualsiasi altro Paese, e infatti siamo tra i Paesi che hanno più guadagnato in termini di aspettativa di vita. Non si comprende, quindi, cosa i Governi possano chiedere di più dal Servizio sanitario nazionale in termini di prestazioni.

La salute degli italiani è quindi a rischio?
La salute è strettamente correlata al benessere del Paese e dei suoi servizi. Il cittadino, infatti, investe in salute e in prevenzione nel momento in cui può permetterselo. È ovvio che in una situazione di crisi economica, dirà prima addio alla palestra, poi agli alimenti costosi, che spesso sono anche quelli più sani. E non solo. Alcune indagini già dimostrano che gli italiani stanno trascurando la propria salute a causa della crisi. Se anche il sistema sanitario non sarà più in grado di garantire loro un’assistenza, il loro stato di salute non potrà che essere destinato a peggiorare.

Qualche speranza dalle prossime elezioni e dal prossimo governo?
Da parte mia ben poche, se devo essere sincero. Su 25 pagine di agenda Monti, alla sanità erano dedicate solo poche righe, senza alcun accenno a tanti problemi, tra i quali la medicina difensiva che costa allo Stato ben 10-14 miliardi di euro all’anno. Se non vuole considerarlo un problema sociale sul piano del rapporto medico-paziente, ci si sarebbe aspettati che il presidente del Governo tecnico nella Spending Review lo prendesse in considerazione come capitolo di potenziale risparmio.
Il programma degli altri due grandi partiti, Pd e Pdl, non si sa neanche dove siano. Non sappiamo, quindi, che rilievo darà la politica ai problemi del Ssn e della salute dei cittadini, né ai problemi dei medici, tra cui quello del contenzioso medico-legale che preoccupa molto sia i professionisti che i cittadini.
A meno che non arrivi, da parte di un partito, un programma davvero innovativo, io non vedo possibilità di miglioramento per la sanità italiana.

Ci aspetta dunque un anno di protesta?
Temo di sì. Anche perché per quanto il prossimo Governo possa non volere intervenire sulla sanità con ulteriori tagli, sarà però chiamato a rispondere per forza di cose ad alcuni problemi in scadenza, come quello dei contratti al 31 luglio 2013. E non credo che sarà semplice.


 

04 gennaio 2013
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