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Sportello antiviolenza. Bani (Asl3 Pistoia): “Fondamentale ruolo professionisti sanitari, farmacisti in primis”


"Se soltanto una piccola percentuale delle vittime di violenza accede alla rete dei consultori (un 10-20%) tutte prima o poi hanno un contatto con i medici e gli infermieri del pronto soccorso, o il medico di medicina generale e, ancora più spesso, il farmacista di comunità", ha osservato la responsabile del progetto Codice Rosa dell’ASL3 di Pistoia.

06 GIU - Oltre cento farmacisti riuniti in un’aula del nuovo ospedale di Pistoia, lo scorso 3 giugno,  per un evento formativo che è anche una chiamata all’azione, a un impegno per molti versi apparentemente lontano rispetto al ruolo della professione così come descritto dalle norme. Basterebbe questo dato a testimoniare l’interesse suscitato dal Codice Rosa, il progetto dedicato alla prevenzione e al contrasto della violenza nato a Grosseto, divenuto una realtà per tutta la Toscana e oggi una parte importante dei programmi nazionali. Un progetto che, nato soprattutto grazie all’impegno di un medico, Vittoria Doretti, vede come elemento qualificante l’attivazione di percorsi di tutela e sanitari dedicati alla vittime. Vittime che sono in maggioranza donne ma non soltanto, come ha sottolineato Doretti: “Tutte le fasce deboli sono colpite, dai disabili agli anziani ai bambini”. Un progetto che ha un cuore nei nuclei operativi – costituiti da Procura della Repubblica, Forze di polizia e Servizio Sanitario - ma che vive e opera grazie al rapporto con le associazioni, con il volontariato, con chi è presente sul territorio. E qui si viene al ruolo dei farmacisti.

Come è stato spiegato dai relatori, oltre a Doretti, Monica Bani, responsabile del Codice Rosa all’ASL3 di Pistoia, se soltanto una piccola percentuale delle vittime di violenza accede alla rete dei consultori (un 10-20%) tutte prima o poi hanno un contatto con i medici e gli infermieri del pronto soccorso, o il medico di medicina generale e, ancora più spesso, il farmacista nella farmacia di comunità. Tutti operatori che, opportunamente formati possono svolgere un ruolo fondamentale: quello della sentinella, capace di identificare i segni della violenza e in grado di suggerire alla vittima i passi necessari a interrompere quella catena di eventi che, se tollerati, troppo spesso conduce a fatti gravissimi (la violenza sui più deboli, quasi sempre intrafamiliare miete ogni anno più vittime della mafia, è stato ricordato).

“Quando la Commissione Pari Opportunità della Provincia di Pistoia e l’ASL3 ci hanno proposto di partecipare al progetto sono rimasto inizialmente sorpreso” ha spiegato il presidente dell’Ordine dei Farmacisti Andrea Giacomelli. “Ma in effetti questo impegno, che ci porta a considerare il paziente nella sua interezza, nella complessità dei suoi bisogni e delle sue criticità, a cogliere e interpretare stati di disagio si sposa alla nostra volontà di far il ruolo del farmacista, al di là della dispensazione del medicinale  anche ampliando la sfera della salute che siamo impegnati a tutelare da sempre”. E quanto sia fondamentale la capillarità della presenza del farmacista è stato sottolineato dalla presidente della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Pistoia, Marianna Menicacci, che ha fortemente voluto l’introduzione del Codice Rosa nel territorio pistoiese e dalla stessa presidente della Provincia, Federica Fratoni, che ha allargato la prospettiva alla riorganizzazione territoriale di tutta l’assistenza, nella quale la farmacia come presidio deve occupare una posizione centrale. Una posizione centrale confermata, per un altro verso, dalle esperienze concrete raccontate da Silvia Rispoli, referente dei farmacisti di Grosseto coinvolti nel progetto.

La formazione dei farmacisti sentinella partirà a settembre e ovviamente la partecipazione è volontaria, ma dal coinvolgimento mostrato nella serata introduttiva, i volontari non mancheranno .

 

06 giugno 2014
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