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Formazione medica. Intervista a Calabrò (Ncd): “Ultimi anni specializzazioni in medicina con contratti Ssn? Ecco perché dico no”


L’inserimento dei medici specializzandi nell’ultima fase del corso all’interno delle aziende del Ssn “avrà inevitabilmente ripercussioni sulla qualità dell’assistenza erogata. È evidente che questi futuri medici formati negli ospedali servono per reperire forza lavoro a basso costo”. La proposta: “Più compartecipazione Ssn-Università e volumi ed esiti anche per chi eroga formazione”. 

15 GEN - "No” agli ultimi anni di specializzazione in medicina con contratti presso strutture del Ssn. “Perché cambiare, peggiorando, ciò che funziona? Tutti devono seguire lo stesso percorso formativo”. Parole di Raffaele Calabrò, Capogruppo NCD-AP in Commissione Affari Sociali che in questa intervista boccia il progetto di riforma contenuto nella bozza del Ddl delega ex art. 22 del Patto della Salute su “gestione e sviluppo delle risorse umane del Ssn”. Per il deputato “è evidente che questi futuri medici formati negli ospedali servono per reperire forza lavoro a basso costo per sopperire al blocco del turn over e alla carenza di personale, con il risultato finale di aumentare il precariato”. Ma quale allora la formula? “Aumento del livello di qualità degli standard delle università e degli ospedali che devono far parte della rete formativa”.
 
Onorevole Calabrò, perché è contrario al progetto di mettere sotto contratto presso il Ssn gli specializzandi negli ultimi anni di corso?
Perché cambiare, peggiorando, ciò che funziona? Se il nostro sistema nazionale è tra i migliori del mondo è merito anche della capacità delle nostre università che negli anni sono riusciti a preparare medici che ci invidiano in tutto il mondo. Qui si sta giocando con la salute degli italiani!
 
E in che modo?
L’idea di separare i percorsi formativi tra i giovani che si prepareranno secondo l’attuale sistema che vede una rete formativa tra università e strutture del servizio sanitario sotto il coordinamento universitario e quelli che saranno contrattualizzati negli ospedali, avrà inevitabilmente ripercussioni sulla qualità dell’assistenza erogata nelle nostre strutture sanitarie. La politica sanitaria è diventata un’appendice di quella economica, perché è evidente che questi futuri medici formati negli ospedali servono per reperire forza lavoro a basso costo per sopperire al blocco del turn over e alla carenza di personale, con il risultato finale di aumentare il precariato. Tra occupazione dei giovani medici e qualità delle cure ai cittadini, sceglierei comunque la seconda.
 
Quindi non c’è nulla da modificare.
Troppo facile far passare i difensori dell’attuale sistema di preparazione come conservatori e  difensori di un sistema baronale che si oppongono ad una formazione negli ospedali che dovrebbe essere, non si capisce perché più moderna. Tanto più che l’attuale ordinamento è stato modificato nel 2013 con la legge Carrozza. Si punti, invece, ad aumentare gli standard di accreditamento, basati su volumi ed esiti, sia per le università che per le strutture ospedaliere chiamate a far parte della rete formativa.
 
Valutazioni su volumi ed esiti anche per chi eroga formazione?
Mi sembra una vistosa contraddizione, considerare gli esiti e i volumi i nuovi dogmi per un sistema sanitario di qualità e poi  formare i futuri camici bianchi in strutture minori dove non sanno cosa sia la complessità della casistica.  Inevitabilmente ci troveremo medici di serie A e quelli di serie B destinati, si spera per i futuri pazienti, a non potere mai eseguire un intervento più complesso.
 
Ma qual è la sua proposta?
La formula migliore che andrebbe incontro a tutti potrebbe prevedere, come già specificato, l’aumento del livello di qualità degli standard delle università e degli ospedali che devono far parte della rete formativa. Si può, inoltre immaginare una maggiore compartecipazione delle strutture del sistema sanitario nella formazione, fermo restando che non ci saranno contratti, ma più borse di studio con fondi Miur e delle Regioni, ma tutti gli specializzandi, qualunque sia la provenienza finanziaria delle borse, devono seguire lo stesso percorso formativo. Quest’ultimo poi sarà deciso dal Miur, mentre al Ministero della Sanità spetterà stabilire quali sono le strutture idonee a formare i futuri camici bianchi. Infine, al Consiglio delle scuole di specializzazione sarà affidato il tutoraggio del singolo studente. Solo così ci assicureremo che  un giovane medico abbia una formazione completa.

15 gennaio 2015
© Riproduzione riservata

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