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Domani al via il Congresso dei medici Anmdo. Intervista al presidente Finzi: “Curare tutti con meno soldi si può, ma serve un welfare capace di cambiare”


“Governare e decidere in sanità: autori, registi, attori”. Questo il titolo del 41° congresso nazionale dell’Associazione dei medici delle direzioni ospedaliere che parte domani a Parma. In occasione dell’evento abbiamo intervistato il presidente Finzi: “Ruolo del direttore sanitario va tutelato e valorizzato”. IL PROGRAMMA DEL CONGRESSO 

29 SET - Dai tagli al settore, passando per la sostenibilità del sistema fino al decreto appropriatezza e al nuovo ruolo del direttore sanitario. Intorno a questi temi da domani, 30 settembre, fino al 2 ottobre all’Auditorium Paganini di Parma si terrà il 41° Congresso nazionale dell’Associazione nazionale Medici delle Direzioni Ospedaliere dal titolo “Governare e decidere in sanità: autori, registi, attori”.
 
E proprio in vista dell’evento abbiamo intervistato il presidente dell’Associazione Gianfranco Finzi che ci ha anticipato alcuni punti che saranno discussi in assise e la posizione di Anmdo rispetto ad alcuni temi di stretta attualità.  “Curare tutti con meno soldi si può, serve un welfare capace di intercettare i mutamenti in atto” e in questo senso il Patto per la salute deve “passare dalle dichiarazioni alle azioni chiare”. E poi sul decreto appropriatezza: “Non può essere lo Stato a decidere quali esami prescrivere, ma è il medico, seguendo la sua professionalità, a discernere quando un esame è appropriato oppure no. L’appropriatezza non si può imporre per decreto”.
 
Ma durante il congresso grande spazio sarà dato anche alle proposte dell’Anmdo in merito al nuovo ruolo del direttore sanitario. “Ad esempio, si chiederà il passaggio della disciplina “Direzione medica di presidio ospedaliero” dall’area di sanità pubblica all’area medica, l’indennità di direttore di Dipartimento per i direttori medici di presidio ospedaliero e l’eliminazione del limite di età per i direttori sanitari di Azienda sanitaria”.
 
Inoltre, l’Associazione intende “offrire il proprio contributo alla definizione dei criteri per l’articolazione della rete ospedaliera, salvaguardando la sicurezza delle attività assistenziali, elemento che non può prescindere da una saggia razionalizzazione di strutture e personale”.
 
Presidente Finzi, domani si apre il vostro Congresso nazionale. Quali saranno i temi al centro del dibattito?
Il Congresso tratterà i temi propri della nostra categoria, come il futuro della figura del direttore sanitario tra management e governo clinico, il Safety walkaround, il ruolo della direzione sanitaria per il contrasto alle infezioni correlate all’assistenza; presenteremo il nostro progetto, “Down Five in igiene ospedaliera”, curato da Ottavio Nicastro e Cesira Pasquarella; abbiamo riservato uno spazio di discussione sui temi della responsabilità professionale, dell’innovazione e degli strumenti del Clinical Risk Management. L’evento sarà anche l’occasione di confrontarci su questioni che riguardano la sanità nel suo complesso, quindi appropriatezza, prevenzione, impatto economico e riflesso dei Lea su ospedalità pubblica e privata, Patto della salute, governance sanitaria. Presenteremo il nostro “documento politico”, contenente 8 punti per una nuova sanità.
 
Pochi giorni fa il premier Renzi ha dichiarato che lo stanziamento del Fondo sanitario per il 2016 si fermerà a 111 mld. Di fatto 2 mld in meno rispetto a quanto previsto dal decreto Enti Locali dell’agosto scorso. Quali potrebbero essere le ripercussioni per il sistema?
La sostenibilità economica rappresenta una delle più grandi e affascinanti sfide dei prossimi decenni. Negli ultimi anni se ne è parlato molto nel dibattito pubblico, ma poco è stato fatto in termini di adozione di modelli concreti. Anmdo ritiene che si debba conservare una visione universalistica della sanità e della salute, ponendo al centro del sistema la persona. È necessario guardare ai bisogni dei cittadini e predisporre piani nazionali che tengano conto, e si facciano carico, delle “richieste di salute” di tutti i cittadini indistintamente. Se lo Stato vuole davvero rispettare il dettato costituzionale ha il dovere di cancellare le disparità regionali e pretendere che le prestazioni che rientrano nei Lea siano assicurate da ognuna delle strutture ospedaliere italiane, ovunque si trovino. La mancanza di risorse non permette ciò, allora bisogna avere il coraggio di dire agli italiani che il sistema sanitario pubblico non può garantire a tutti il diritto a ricevere un’eguale assistenza sanitaria. È questa la ripercussione più importante di una riduzione del Fondo sanitario. Mettere al centro il paziente e i suoi bisogni non va però confuso con la rinuncia a raggiungere la sostenibilità del sistema, risultato verso cui tutti siamo tutti chiamati: dirigenti, professionisti, associazioni di categoria, politica. Curare tutti con meno soldi si può, serve un welfare capace di intercettare i mutamenti in atto.
 
Il Patto per la salute, che aveva nell’aumento del fondo sanitario il suo asset fondante a questo punto potrebbe definitivamente morire sul nascere?
Il Patto per la Salute non deve essere visto solo come una tabella in cui sono indicate entrate e uscite del sistema ma è un’intesa tra Stato e Regioni per migliorare la qualità dei servizi, promuovere l’appropriatezza e garantire l’esistenza di un unico sistema sanitario. Esso ha non solo stabilito le risorse per la sanità pubblica, ma confermato che il Ssn rimarrà sostenibile solo se si ridurranno gli sprechi e si riallocheranno le risorse verso innovazione e servizi più efficienti. L’attuazione di modelli sostenibili è legata a doppio filo a sinergie e progettualità da realizzare tramite il coinvolgimento di tutti i protagonisti del settore. È tempo, dunque, di passare dalle dichiarazioni alle azioni chiare. Quelle proposte da Anmdo mettono insieme azioni istituzionali, processi strutturali e cambiamenti culturali. L’Associazione ritiene che si debbano superare i livelli intermedi di governo, riservando al governo centrale la prerogativa del finanziamento del servizio sanitario nazionale e la definizione dei Lea e, al contempo, l'individuazione e la verifica di programmi e processi adottati dalle Regioni.
 
In questi giorni è anche esplosa la polemica sul cosiddetto decreto appropriatezza. Cosa ne pensa di questa lista di 208 prestazioni specialistiche a prescrizione limitata? Serviranno davvero ad abbattere le liste d’attesa?
Per Anmdo il punto della questione non è tanto la lista in sé quanto il motivo che induce i medici a prescrivere prestazioni “a rischio inappropriatezza”. Dunque, il tema vero da affrontare e risolvere riguarda la medicina difensiva, utilizzata dal medico per tutelarsi dai contenziosi giudiziari. C’è bisogno di modificare le norme che disciplinano la responsabilità professionale, perché altrimenti il rischio è quello di condizionare l’indipendenza del medico. Anmdo è contraria a questo decreto perché esautora il professionista della sua autonomia di giudizio. Non può essere lo Stato a decidere quali esami prescrivere, ma è il medico, seguendo la sua professionalità, a discernere quando un esame è appropriato oppure no. Ripeto, l’appropriatezza non si può imporre per decreto.
 
La Fnomceo ha lanciato una mobilitazione su tutte queste problematiche che è stata appoggiata già da diversi sindacati medici. Qual è la vostra posizione a riguardo?
Anmdo è solidale con la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri perché l’appropriatezza non si ottiene con le sanzioni, ma con un lavoro di dialogo e collaborazione tra le istituzioni e le associazioni dei professionisti.  Bisogna rafforzare a livello culturale la valorizzazione della professionalità medica.
 
Nel corso dei lavori del congresso vi concentrerete anche sulla figura del direttore sanitario. Che futuro prevede per questa professione?
Il direttore sanitario è una figura centrale all’interno delle strutture, il suo ruolo e le sue funzioni vanno tutelate e valorizzate, per questo Anmdo ha raccolto alcune richieste da presentare alle istituzioni. Ad esempio, chiederà il passaggio della disciplina “Direzione medica di presidio ospedaliero” dall’area di sanità pubblica all’area medica, l’indennità di direttore di Dipartimento per i direttori medici di presidio ospedaliero e l’eliminazione del limite di età per i direttori sanitari di Azienda sanitaria. Inoltre, l’Associazione intende offrire il proprio contributo alla definizione dei criteri per l’articolazione della rete ospedaliera, salvaguardando la sicurezza delle attività assistenziali, elemento che non può prescindere da una saggia razionalizzazione di strutture e personale. Anmdo ritiene che non possano essere aggregati tra loro gli ospedali con più di 120 posti letto; propone l’accorpamento degli ospedali con meno di 120 posti letto, dislocati in un raggio di 10 km, fino al raggiungimento di un massimo di 250 posti letto e l’annessione a ospedali maggiori – ove necessaria – degli ospedali isolati con meno di 120 posti letto e distanza inferiore a 10 Km. Dal punto di vista del personale, nel rispetto delle attuali disposizioni normative, dovranno essere impiegati 3 dirigenti medici e 1 direttore medico negli ospedali tra 120 e 250 posti letto; 4 dirigenti e 1 direttore per le strutture che ospitano tra 251 e 400 posti letto; 1 dirigente ogni ulteriori 100 posti letto per gli ospedali con più di 400 posti letto.

29 settembre 2015
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