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I giovani farmacisti chiedono un’occupazione qualificata


La situazione occupazionale dei farmacisti non è preoccupante. Ma è comunque da tenere sotto controllo. Lo sostiene la Federazione dei giovani farmacisti sottolineando che non conta solo avere un posto di lavoro, ma anche fare in modo che questo permetta ai laureati in farmacia di svolgere funzioni all’altezza della loro formazione universitaria.

07 GIU - Il tasso di disoccupazione a tre anni dal conseguimento della laurea in Farmacia si attesta al 4,5%, contro un 92,1% di occupati, secondo il più recente Rapporto Almalaurea sulla situazione occupazionale dei giovani laureati italiani. Dati che, secondo Claudio Distefano, presidente della Fenagifar, potrebbe permette di “ostentare ottimismo e serenità”. Anche considerato che nelle medesime condizioni (cioè a tre anni dal conseguimento del titolo) “i colleghi in Paesi vicini e simili al nostro versano in situazioni peggiori", sottolinea Distefano ricordando che "è recente la notizia che in Francia il numero dei giovani colleghi iscritti all’Ordine professionale è in calo e che ci siano circa 10 mila farmacisti in meno che in Italia”.  Il problema maggiore però è un altro, secondo il presidente dei giovani farmacisti. Ed è legato in particolare “all’aspetto qualitativo dell’offerta lavorativa”. “Il farmacista, infatti, durante il percorso formativo universitario - prosegue nella nota il presidente dei giovani farmacisti - viene formato come professionista di elevato profilo scientifico e specialista di conoscenza medica, ovvero come esperto nella gestione di un bene prezioso e delicato, quale è il farmaco”.  Da qui l’auspicio della Fenagifar per interventi e azioni “ai vari livelli legislativi” e  “concertati con la categoria professionale”, “che permetterebbero di far nascere opportunità occupazionali più qualificate, gratificanti e stabili”.
“In tal senso - conclude Distefano - grandi aspettative potrebbero concretizzarsi con la caratterizzazione delle attività del farmacista nella nuova Farmacia dei servizi: pensiamo soprattutto alla Pharmaceutical Care ed all’Assistenza Domiciliare Integrata, e al definitivo inserimento della figura professionale nelle strutture pubbliche e private dove viene impiegato qualsiasi tipo di farmaco”.
 

07 giugno 2011
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