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Salute e carceri. Smi e Sappe insieme per migliorare la salute dei detenuti e di chi lavora nelle strutture penitenziarie

di Stefano A. Inglese

Per il segretario generale Smi, Pina Onotri: "La buona sanità si pratica a partire da situazioni difficili e di frontiera come il mondo delle carceri". Il segretario generale Sappe, Donato Capece: "Nel 2015, all’interno degli istituti penitenziari sono transitati quasi centomila detenuti. Si stima che 5000 di essi fossero positivi al virus Hiv, 6500 portatori attivi del virus dell’epatite B e ben 25000 coloro che erano venuti a contatto con l’agente che provoca l’epatite C". 

22 APR - Sulle condizioni sanitarie nelle carceri si apre una fase di collaborazione e confronto tra il Sindacato dei Medici Italiani e il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, a seguito dell'incontro tra il segretario generale Smi, Pina Onotri e il segretario generale del Sappe, Donato Capece.

Pina Onotri, segretario generale dello Smi ha sottolineato "l'importanza dell'inizio di un confronto, di un lavoro congiunto affinché si garantisca il diritto alla salute per i detenuti e si tuteli adeguatamente chi opera in prima linea nei nostri istituti penitenziari: polizia, medici e personale sanitario. La buona sanità si pratica a partire da situazioni difficili e di frontiera come il mondo delle carceri, troppo spesso ignorate. I medici dello Smi sono pronti a collaborare con il Sappe in questa direzione".

Per il Sappe “l’auspicio è che questa preziosa e importante collaborazione si traduca in interventi e proposte concrete per migliorare le condizioni di salute di tutti coloro che in carcere lavorano e sono detenute”. Donato Capece, segretario generale Sappe evidenzia: “Nel corso del 2015, all’interno dei 195 istituti penitenziari italiani, sono transitati quasi centomila detenuti. Sulla base di numerosi studi nazionali, si stima che cinquemila di essi fossero positivi al virus Hiv, 6500 portatori attivi del virus dell’epatite B e ben venticinquemila coloro che erano già venuti a contatto con l’agente che provoca l’epatite C. Questo dimostra concretamente come e perché è importante la collaborazione siglata a Roma dai poliziotti aderenti al Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe con i medici aderenti al Sindacato Medici Italiani Smi”.
 
Stefano A. Inglese

22 aprile 2017
© Riproduzione riservata

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