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Bando nomina Direttori Asl. Alla ricerca dei manager migliori...

di Tiziana Frittelli (Federsanità)

Tutto il mondo sanitario ha visto con favore il tentativo, per la prima volta, di corredarsi di una classe dirigente nel mondo sanitario con caratteristiche tecnico professionali omogenee sul territorio nazionale. Ci permettiamo, tuttavia, di sollevare alcune perplessità sul bando pubblicato. E poniamo questi interrogativi ad un ministro che ha dato prova di sensibilità, attenzione e capacità verso il mondo sanitario, sicuramente intenzionata a creare i presupposti per una reale qualificata governance della sanità

16 OTT - Con grande tempestività (le disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171  in materia di dirigenza sanitaria sono state apportate con il D.Lgs. 26-7-2017 n. 126), il Ministero della Salute ha pubblicato l’avviso pubblico per la formazione dell’elenco nazionale dei soggetti idonei alla nomina di direttore generale delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del Servizio sanitario nazionale.
 
Tutto il mondo sanitario ha visto con favore il tentativo, per la prima volta, di corredarsi di una classe dirigente nel mondo sanitario con caratteristiche tecnico professionali omogenee sul territorio nazionale (alcune regioni avevano già provveduto ad effettuare selezioni per direttori generali), in un momento in cui, a fronte della indubbia capacità dimostrata negli anni da parte di professionisti che hanno consentito alla nostra Sanità di essere considerata tra le migliori al mondo, occorre alzare l’asticella tecnica dei manager per la crescente complessità dettata dalla situazione congiunturale che attraversa il Paese e dal cambiamento del panorama demografico ed epidemiologico: l’invecchiamento della popolazione ha creato esigenze socio-assistenziali che meritano una grande competenza tecnica nella capacità di programmazione e gestione.
 
Va dato, quindi, il merito a questo Governo, e al Ministro Lorenzin in particolare, di aver voluto, per la prima volta nel nostro Paese, creare un elenco nazionale di manager, dal quale le Regioni possano selezionare  i direttori generali delle loro strutture.
 
Ci auguriamo che il passo successivo sia di rivedere la situazione stipendiale dei direttori generali, chiamati ad un compito sempre più complesso (si pensi alle mega ASL) mentre, dal punto di vista economico, la situazione è ferma al 2001, non adeguata neppure a quella dei CCNNLL (sicché spesso il Direttore Generale percepisce una remunerazione inferiore a quella dei propri Direttori di Dipartimento) ed inferiore a quella dei loro colleghi dei Ministeri, che svolgono certamente  una fondamentale attività di alta programmazione, ma, probabilmente, meno complessa sul versante operativo, che, per un dg della sanità va dalla quotidiana  gestione dell’emergenza a quella della programmazione dei bisogni di un territorio spesso disomogeneo e complicato, con le correlate responsabilità, molte volte a mero titolo oggettivo.
Ci permettiamo, tuttavia, di sollevare alcune perplessità sul bando appena pubblicato, che vogliono essere un contributo collaborativo, anche in prospettiva futura. L’interesse generale è quello di avere in sanità la migliore classe dirigente. Nessuno ha le soluzioni a portata di mano e i metodi vanno sperimentati sul campo e, comunque, meglio partire ed, eventualmente, rettificare in corso d’opera, che aspettare un bando presuntivamente perfetto per non fare la fine di Grand,  ne La peste di Camus, che, alla ricerca della frase perfetta per scrivere un capolavoro, muore senza aver scritto neppure una riga.
Tuttavia ci pare che alcune distonie ci siano. Per esempio meriterebbe un approfondimento il moltiplicatore assegnato all’esperienza dirigenziale, sia perché risulta maggiore per la dirigenza degli assessorati, del ministero e degli enti vigilati che per chi ha operano all’interno delle strutture sanitarie “in prima linea”; inoltre, riteniamo che pochi direttori della Sanità abbiano potuto utilizzare il moltiplicatore in caso di raggiungimento degli obiettivi economico-finanziari e di salute, pur avendoli raggiunti, perché in molti casi non sono ancora intervenute le valutazioni regionali, mentre il moltiplicatore, superiore come detto, affidato al periodo di dirigenza presso assessorati e ministeri prescinde da qualunque valutazione.
 
Peraltro, nel bando non viene neppure specificato il grado di raggiungimento degli obiettivi previsto.   In secondo luogo,  solleva qualche perplessità la presenza, tra i titoli professionali, di un alto punteggio per la specializzazione che sicuramente avvantaggia i medici plurispecialisti, e, ancor più un altissimo punteggio attribuito al dottorato di ricerca, quasi sempre preludio di una carriera universitaria.
 
Non sembrerebbe esserci spazio, ad esempio, per una seconda laurea. Un dottorato di ricerca vale come la direzione di una grande asl per 5,7 anni.
 
Poniamo questi interrogativi ad un ministro che ha dato prova di sensibilità, attenzione e capacità verso il mondo sanitario, sicuramente intenzionata a creare i presupposti per una reale qualificata governance della sanità.
 
Tiziana Frittelli
Vicepresidente vicario Federsanità


16 ottobre 2017
© Riproduzione riservata

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