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Maltrattamenti in asilo di Vercelli. Arrestate tre maestre. Sellini (Aupi): “Responsabilità è di chi non fa prevenzione su stress lavoro correlato”


Spaventati da urla, maltrattati, minacciati e colpiti con sberle, tirate di orecchie, strattoni, spinte e trascinamenti. Grazie alle registrazioni video sono stati riscontrati 52 episodi di maltrattamenti, “20 dei quali particolarmente gravi”, riferisce la Polizia. Per il segretario del sindacato degli psicologi italiani, “la violenza è sempre da condannare, ma le responsabilità sono solo delle maestre coinvolte? Esiste una legge che obbliga il datore di lavoro a verificare la presenza dello stress correlato”.

24 NOV - “Vivevano in un vero e proprio incubo, spaventati da urla terrificanti, maltrattati psicologicamente, con incessanti minacce e, fisicamente, con sberle, tirate di orecchie, strattoni, spinte violente e trascinamenti per terra”. Così la Polizia di Stato descrive in una nota il vissuto dei bambini di una scuola dell’infanzia di Vercelli, di età compresa tra i 3 e i 5 anni. Le maestre coinvolte, tre, sono state arrestate dagli investigatori della Squadra mobile vercellese al termine dell’operazione “Tutti giù per terra”. Le donne si trovano ora ai domiciliari, accusate del reato di maltrattamenti, e sono in attesa di essere interrogate dal giudice per le indagini preliminari.

L’attività investigativa  della Mobile è iniziata nel maggio scorso, dopo la denuncia da parte della mamma di un bambino, che segnalava alcuni episodi di maltrattamenti che avvenivano nella scuola. Dopo aver ascoltato alcuni testimoni, gli investigatori hanno acquisito elementi sufficienti per ottenere dal giudice l’autorizzazione ad installare telecamere all’interno della scuola. Dopo aver piazzato undici telecamere ad alta risoluzione, capaci di catturare immagini e audio in tutti i locali dell’istituto, i poliziotti hanno cominciato a rendersi conto della situazione. Grazie alle registrazioni sono stati riscontrati 52 episodi di maltrattamenti, “20 dei quali particolarmente gravi che hanno ben documentato lo stato di terrore generato dal comportamento delle tre maestre con urla terrificanti, punizioni spropositate ed umiliazioni di vario genere”.
 
Ma per Mario Sellini, segretario generale del sindacato degli psicologi italiani (Aupi) e presidente della società scientifica Form – Aupi, la colpa non è tutta delle maestre. “L’ennesimo episodio di violenza nei confronti dei bambini da parte delle insegnanti, questa volta in una scuola di Vercelli, ci pone davanti a una emergenza più grande, l’assenza di prevenzione nei luoghi della formazione dei nostri ragazzi. Ma ci siamo chiesti perché accadono episodi del genere? E cosa bisogna fare per prevenire? Esiste una legge che obbliga il datore di lavoro a verificare la presenza dello stress correlato. Questa legge va applicata in tutti i contesti lavorativi, compresa la scuola. Ma ciò non accade, quasi mai e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti”, afferma Sellini in una nota di commento alla vicenda.

“Lungi dal voler criminalizzare una categoria, composta in massima parte da personale che con abnegazione, spirito di sacrificio e con retribuzioni assolutamente sotto la media europea, e senza dare giudizi su una vicenda giudiziaria grave e dolorosa, dobbiamo evidenziare che è possibile evitare tutto questo. E’ possibile intervenire e prevenire. Quando entra in campo la Magistratura è già troppo tardi” continua Sellini.

Sellini spiega di essere contrario all’uso delle telecamere in classe “perché non siamo dei controllori e sappiamo che nella categoria insegnanti ci sono soprattutto validi professionisti. Le telecamere vanno bene per individuare i reati. Non servono a fare prevenzione. Il modo per fare prevenzione però esiste. Abbiamo gli strumenti ed il Parlamento ha approvato una legge che consente una efficace quanto obbligatoria opera di prevenzione”.

Il segretario generale Aupi evidenzia come la scuola sia “un ambiente che produce moltissimo stress. I ritmi di lavoro sono incalzanti, i compiti assegnati alle insegnanti sempre più gravosi e spesso manca anche la collaborazione delle famiglie, oberate da mille problemi. La scuola non può essere considerata la cenerentola del sistema di welfare né il contenitore nel quale riversare tutte le problematiche delle famiglie e della società. Si sta discutendo dei mestieri usuranti e non si tiene conto che un mestiere, una professione è usurante non solo dal punto di vista fisico, ma anche e forse più sul piano psicologico.  Ma prima di arrivare alle violenze perché non si è misurato il livello di benessere scolastico? Perché, come la legge impone, non si è lavorato sulla prevenzione dello stress? Sicuramente sarebbero emerse delle anomalie il che avrebbe consentito di correre ai ripari e prevenire quanto accaduto”.

“La violenza è sempre un fatto da condannare – conclude Sellini – soprattutto quando coinvolge i bambini. Ma le responsabilità sono solamente delle maestre coinvolte? In quella scuola è stata applicata la legge che impone la verifica dello stress lavoro correlato? Tutto quello che è successo, e non è la prima volta che accade, si poteva prevenire con uno strumento semplice e con il supporto degli psicologi. Ci auguriamo che dopo il clamore mediatico, chi deve intervenire per far applicare la legge, lo faccia, e presto, senza attendere il prossimo scandalo”.

24 novembre 2017
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