Contratto. Fials chiede incontro alle Regioni: “Si renda attuabile la progressione di carriera dei professionisti”
"Sollecitiamo un incontro al fine di rendere più concreto ed attuabile quanto previsto per la prima volta in assoluto in un contratto del personale del comparto circa la progressione di carriera dei professionisti non solo a carattere 'gestionale' ma anche 'professionale' quale primo allineamento a quanto già previsto nei Ccnl della dirigenza sanitaria". Così in una lettera il segretario generale Giuseppe Carbone.
10 NOV - "Dall’esame dell’andamento delle trattative aziendali per l’applicazione del vigente Ccnl del Comparto Sanità, ci giunge notizia che pur inserendo nella normativa dei Contratti Integrativi Aziendali quanto previsto in materia di 'incarichi di professionista' sanitario o di assistente sociale esperto e specialista, quasi tutte le Aziende Sanitarie, salvo lodevoli eccezioni quali il recente accordo stipulato nell’Asl di Torino, nell’ambito del 'confronto' con la delegazione sindacale, orientano le proposte, come la destinazione del relativo fondo contrattuale, unicamente verso gli “incarichi organizzativi” e nulla verso quelli professionali (specialista ed esperto)".
Così
Giuseppe Carbone, Segretario Generale della Fials, in una lettera inviata a al Presidente Comitato di Settore Regioni Sanità, al Presidente Commissione Salute delle Regioni e al Presidente della Conferenza delle Regioni.
"La ratio della norma contrattuale e prima di essa dalle direttive del Comitato di Settore - riferisce Carbone - partiva dalla constatazione che l’implementazione delle competenze dei professionisti sanitari è già in atto in alcune Regioni e vi è la necessità strategica che venga esteso nelle altre Regioni e per attuare ciò Ministero della Salute e Regioni hanno convenuto che lo strumento possibile fosse quello contrattuale".
"Come Fials riteniamo che occorra accompagnare e sostenere il cambiamento organizzativo investendo sul capitale professionale. Necessita, quindi, qualificare i professionisti, 'pronti' per operare in condizioni di cambiamento organizzativo. Le Aziende, a nostro parere, devono cogliere l’opportunità di un Ccnl che valorizza le 'competenze esperte' (frutto dell’esperienza e di studi specifici), come le 'competenze specialistiche' (frutto di esperienza e di laurea magistrale clinica o di Master di Area)".
"Rimane evidente, pertanto, che sono già destinatari potenziali dell’incarico di professionista esperto tutti quelli che siano stati selezionati divenendo 'protagonisti' delle iniziative, già avviate dalle Regioni e dalle Aziende Sanitarie, di formazione complementare che abbia permesso loro di acquisire e attuare quelle competenze avanzate per svolgere attività professionale che siano 'compiti aggiuntivi e/o maggiormente complessi e richiedono significative, elevate ed innovative competenze professionali rispetto a quelle del profilo posseduto': dal See an treat, all’adozione di protocolli 'salva vita' nelle ambulanze del 118, all’infermiere di famiglia o di comunità, alle competenze avanzate infermieristiche in ambito clinico, in attività perioperatoria".
"L’implementazione delle competenze delle professioni sanitarie e sociosanitarie nel comparto sanità, sono una scelta strategica prevista dalla programmazione nazionale e regionale per meglio rispondere ai nuovi e vecchi bisogni di salute, tenuto conto, in particolare, dell’attuale quadro epidemiologico e demografico nonché della nuova e più rispondente organizzazione del lavoro sanitario che può derivare dall’attuazione del potenziale non ancora integralmente valorizzato di saperi e di operatività delle professioni di cui alla legge 251/00", prosegue la nota.
Se quanto sopra è vero com’è vero, ne consegue che le Aziende, in sede di contrattazione integrativa, “debbano riservare quota parte dello specifico fondo per finanziare gli incarichi di professionista esperto per l’immediato ed in prospettiva quelli di specialista, anche se già da adesso sarebbe possibile per chi in possesso del master in cure palliative, l’unico professionale previsto per legge”.
"La difformità in essere delle varie esperienze regionali e la presenza di Regioni che ancora non abbiano attivato tali percorsi formativi al fine di permettere la generalizzazione degli incarichi di professionista esperto attraverso le modalità e i percorsi quanto mai più omogenei su tutto il territorio nazionale, consiglierebbe - a parere della Fials - in primis il Comitato di Settore Regioni Sanità, come la stessa Conferenza delle Regioni ed il Presidente della Commissione Salute delle Regioni, ognuno per propria competenza, di o mettere a conoscenza di ogni Regione le esperienze di percorsi formativi complementari già attivati e positivamente validati e sollecitare le Regioni che non avessero ancora provveduto a porre in essere e definire quanto previsto dal comma 8 dell’art. 16 del Ccnl Comparto Sanità che prevede: 'Il requisito per il conferimento dell’incarico di professionista esperto è costituito dall’aver acquisito, competenze avanzate, tramite percorsi formativi complementari regionali ed attraverso l’esercizio di attività professionali riconosciute dalle stesse regioni'. Come necessita, anche, porre in essere nei Contratti Integrativi Aziendali gli “incarichi di professionista” anche per il personale del ruolo amministrativo, tecnico e professionale” art. 17 c. 4 e segg.".
Su queste considerazioni, conclude il Segretario Generale della Fials, "chiediamo e sollecitiamo un incontro al fine di rendere più concreto ed attuabile quanto previsto per la prima volta in assoluto in un contratto del personale del comparto circa la progressione di carriera dei professionisti non solo a carattere 'gestionale' ma anche 'professionale' quale primo allineamento a quanto già previsto nei Ccnl della dirigenza sanitaria".
10 novembre 2018
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