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Carpino (Aaroi-Emac): “Si sta destrutturando il Servizio pubblico” 


Questa, in sintesi, l'opinione del presidente dell'Aaroi-Emac. Che in occasione del 9° Congresso Siared, società scientifica del Sindacato, abbiamo intervistato sulla riforma del sistema di emergenza-urgenza, sul documento sulle nuove competenze infermieristiche e sulla crisi del sistema.

27 APR - In occasione del 9° Congresso Nazionale della Siared Società Italiana di Anestesia Rianimazione Emergenza e Dolore in corso a Salerno, emanazione scientifica dell’Aaroi-Emac, Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani Emergenza Area Critica, Quotidiano Sanità ha intervistato il presidente dell’Aaroi-Emac, Vincenzo Carpino.
 
Presidente, cosa rappresenta per il Sindacato il 9°Congresso Nazionale della vostra società scientifica?
Il Congresso di quest’anno è dedicato all’emergenza e ciò rappresenta un momento fondamentale anche per celebrare i 60 anni di storia dell’Aaroi-Emac che dal 1952 difende i diritti degli anestesisti rianimatori e che dal 2009 tutela anche i medici dell’emergenza e dell’area critica. Con quest’evento l’Associazione intende ribadire con forza il suo ruolo anche nella formazione non solo nei confronti dei propri iscritti ma soprattutto degli altri operatori sanitari e dei laici. Perché solo così potrà aumentare la cultura della sicurezza nei diversi ambiti, ospedalieri ma anche della società civile.
 
Come professionisti dell’area  qual è la vostra posizione in merito alla riforma del sistema delle cure primarie e dell’emergenza-urgenza oggetto di discussione con il Ministero della Salute?
Siamo in attesa di un testo che ci deve fornire il Ministro. Per quanto ci riguarda abbiamo formulato le nostre proposte che prevedono di affidare, in alcuni momenti specifici, penso ai picchi influenzali per esempio, la gestione dei codici bianchi e verdi ai medici di famiglia e ai pediatri.
 
E ciò come dovrebbe avvenire?
Le strade sono due, o si predispongono delle vere e proprie strutture territoriali di prossimità all’ospedale o attraverso l’ausilio diretto in loco di medici famiglia e pediatri. A Napoli nella struttura dove lavoro abbiamo per esempio siglato un’intesa con i pediatri che durante il weekend ci supportano direttamente. Questo perché nel fine settimana abbiamo registrato l’80% di accessi al Pronto soccorso per patologie che potevano essere tranquillamente curate sul territorio.
 
Prevede tempi lunghi per attuare una riforma del genere?
Per ora restiamo in attesa del documento del Ministero, che poi dovrà essere vagliato dalle Regioni. In ogni caso, bisogna urgentemente modificare lo status quo perché il rischio di ritrovarsi con gli ospedali congestionati è all’ordine del giorno. Non c’è turnover, gli orari sono sempre più massacranti, i ticket aumentano come le liste d’attesa. E questi, purtroppo sono segnali che evidenziano come da qualche anno a questa parte si stia assistendo alla destrutturazione del Servizio pubblico.
 
Altro tema caldo riguarda le competenze infermieristiche. Qual è la vostra posizione rispetto al documento di Ministero e Regioni?
È un argomento molto delicato e voglio precisare che ad oggi per legge il medico è l’unico deputato a fare diagnosi e terapie e nessun altro operatore sanitario lo può fare. Purtroppo, però, già oggi capita che per risparmiare nelle ambulanze sono gli infermieri a fare diagnosi e terapie e questa distorsione l’abbiamo già segnalata al Ministero. Ma la cosa che ci lascia perplessi del testo è che, oltre a non essere stati interpellati, attraverso quel documento non si prevede nessuna responsabilizzazione degli infermieri negli atti. Ripeto, è un tema delicato e voglio precisare che non abbiamo pregiudizi nella discussione, ma dal nostro punto di vista il documento di Ministero e Regioni così com’è è inaccettabile. Bisogna tutelare il ruolo del medico.

27 aprile 2012
© Riproduzione riservata

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