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Dalla sanità pubblica una lettera aperta per il disarmo nucleare

di Pirous Fateh-Moghadam

01 GIU -

Gentile Diretore,
il 7 luglio 2017 è stato adottato dalle Nazioni Unite un accordo globale storico per la messa al bando delle armi nucleari, noto come il Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) che è entrato in vigore il 22 gennaio 2021, riempiendo un vuoto significativo nel diritto internazionale. Il Trattato[1] proibisce alle nazioni di sviluppare, testare, produrre, fabbricare, trasferire, possedere, immagazzinare, usare o minacciare l’uso di armi nucleari, o permettere che armi nucleari siano posizionate sul proprio territorio. Per adesso hanno aderito 61 nazioni.

Un paese che, come l’Italia, ospita le armi nucleari di un altro stato sul suo territorio può aderire al TPNW, a patto che accetti di rimuoverle entro una scadenza specifica. A oggi questa decisione non è ancora stata presa, tuttavia nel settembre 2017, il parlamento italiano ha adottato una risoluzione che incaricava il governo di "esplorare la possibilità" di diventare uno stato parte del trattato[2].

Nell'ottobre 2017, Luigi Di Maio, prima di assumere la carica di ministro degli Esteri, si è impegnato insieme ad altri 246 parlamentari a lavorare per la firma e la ratifica del trattato[3]. L'ex Presidente del Consiglio italiano Enrico Letta e l'ex ministro degli Esteri Franco Frattini hanno firmato una lettera aperta nel settembre 2020 chiedendo ai leader attuali di "mostrare coraggio e audacia e aderire al trattato”[4]. Infine, il 18 maggio 2022 la commissione Esteri della Camera dei deputati ha approvato una risoluzione[5] che impegna il Governo “a valutare la partecipazione dell'Italia come «Paese osservatore» alla Prima Riunione degli Stati Parti del Trattato di proibizione delle armi nucleari (TPNW)” che si svolgerà a Vienna dal 21 al 23 giugno.

L'evento a Vienna è organizzato da ICAN, la International Campaign for the Abolition of Nuclear weapons (premio Nobel per la pace nel 2017) un'organizzazione che si aggiunge all’International Physicians for the Prevention of Nuclear War (IPPNW, premio Nobel 1985).

Per sollecitare il governo a partecipare a questa conferenza e a firmare e ratificare il trattato, il gruppo di lavoro di promozione della pace dell’Associazione italiana di epidemiologia (AIE) ha predisposto una lettera aperta, adottata dal Consiglio direttivo dell’AIE (la lettera si può leggere e firmare qui).

Perché questa iniziativa da parte di una associazione scientifica e di tante persone che lavorano in ambito biomedico? La prevenzione della guerra è compito dell’intera società, ma chi esercita una professione sanitaria ha una ragione in più per impegnarsi in quanto la guerra (e la guerra nucleare più di ogni altra guerra) rappresenta un importante fattore di rischio per la salute pubblica mondiale.

Da un punto di vista di sanità pubblica, militarismo e guerra devono essere considerati almeno al pari di altre cause prevenibili di malattie e morte. Analogamente agli altri ambiti di sanità pubblica, anche nella prevenzione della guerra possono essere distinti tre livelli: 1) la prevenzione primaria: prevenire lo scoppio di guerre o fermare una guerra cominciata; 2) la prevenzione secondaria: prevenire e ridurre al minimo le conseguenze su salute ed ambiente di una guerra in atto; 3) la prevenzione terziaria: trattamento delle conseguenze della guerra (tra cui anche l’accoglienza dei profughi). Per quanto riguarda la prevenzione primaria di una guerra nucleare siamo ancora in tempo, ma dobbiamo agire ora e con decisione.

Nella lettera aperta facciamo notare che le nostre infrastrutture sanitarie non sono e non possono essere preparate per la catastrofe umanitaria che risulterebbe dall'esplosione anche di una sola bomba atomica in una delle nostre città. Inoltre, permettendo la presenza sul territorio italiano di armi nucleari ci diciamo pronti a sterminare la popolazione civile di un altro paese.

Riteniamo che questo non sia eticamente sostenibile, neanche nel caso di una risposta a seguito di un attacco. Lo stesso concetto di “difesa” non è applicabile al ricorso alle armi nucleari che, palesemente e per loro stessa natura, violano tutti i principi della proporzionalità, della protezione dei civili e della distinzione tra combattenti e non combattenti, sanciti dal diritto internazionale attraverso i protocolli delle Convenzioni di Ginevra. Sono la negazione assoluta di tutti i valori che diciamo di voler difendere e vedere affermati nel mondo.

Quindi abbiamo lanciato questa iniziativa della lettera aperta che molti esponenti del mondo sanitario hanno già scelto di firmare (come per esempio anche la SItI, Slow Medicine, la SIMM e altri). Il conflitto in Ucraina ha messo in chiaro che la guerra nucleare potrebbe essere più che mai vicina. L'unica soluzione è dare priorità al disarmo nucleare. Questa è a nostro parere la sola scelta coerente per un governo impegnato nel raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Bisogna ricordarglielo.

Pirous Fateh-Moghadam

Coordinatore gruppo AIE-Pace dell’Associazione Italiana di Epidemiologia

Riferimenti:

[1] ICAN, Full text of the Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons, https://www.icanw.org/tpnw_full_text

[2] ICAN: How is your country doing? Italy, https://www.icanw.org/italy

[3] ICAN, Full list of pledge takers, https://pledge.icanw.org/full_list_of_pledge_takers

[4] Open Letter in Support of the Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons, https://d3n8a8pro7vhmx.cloudfront.net/ican/pages/1712/attachments/original/1600645499/TPNW_Open_Letter_-_English.pdf

[5] http://documenti.camera.it/leg18/resoconti/commissioni/bollettini/html/2022/04/21/03/allegato.htm#



01 giugno 2022
© Riproduzione riservata

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