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Gli attacchi “a tappeto” al DM 70 non fanno il bene del SSN

di Claudio Maria Maffei

28 OTT -

Gentile Direttore,
in una nota congiunta commentata ieri qui su QS, Anaao-Assomed, Cimo-Fesmed e Aaroi-Emac hanno giustamente sottolineato che “l’emergenza Covid-19 ha dimostrato come non ci sia crescita economica senza salute, ma non c’è salute senza un Servizio sanitario pubblico, universalistico, efficiente e organizzato razionalmente. Una riforma essenziale per il Paese e per la salute di tutta la popolazione. Un grande progetto per il bene comune.” Al riguardo hanno altrettanto giustamente richiamato la questione ospedaliera, “che deve essere affrontata con almeno pari dignità e importanza di quella territoriale.”

Purtroppo, a mio parere, è contestualmente partito l’ennesimo attacco a tappeto contro il DM 70/2015 con espressioni e dati a supporto generici e, per alcuni aspetti, fuorvianti.

Del DM si dice che le sue logiche “risultano superate e fallimentari, avendo prodotto, negli anni, razionalizzazioni e ottimizzazioni che altro non sono che tagli tesi a ridurre drasticamente l’offerta sanitaria per i cittadini”.

Quanto ai dati si richiamano i seguenti: “Nel 2019 sono stati effettuati 1,36 milioni di ricoveri ordinari in meno rispetto al 2010, un calo non compensato, come si potrebbe immaginare, da un aumento di ricoveri di day hospital e day surgery, poiché anch’essi sono diminuiti di 1,27 milioni. E numeri col segno negativo si riscontrano anche sul territorio, dove le attività di radiologia diagnostica sono diminuite del 30%, l’attività clinica ambulatoriale del 32% e le indagini di laboratorio del 19%. Insomma il dato di cui tutti dovrebbero preoccuparsi è la diminuzione generale delle cure, sul territorio quanto negli ospedali".

Sgombriamo subito il campo da alcuni equivoci: il DM 70 non è perfetto e va rivisto, ma attribuirgli responsabilità che non ha e soprattutto non indicarne con precisione limiti e relativi “rimedi” comporta il rischio di chiedere genericamente “più ospedale”, il che dovremmo sapere tutti che -silos o non silos - vuol dire nella realtà dei fatti “meno territorio”. Dal momento che su questo tema ho prodotto sin troppi interventi dello stesso tenore, mi limito a qualche considerazione e a qualche dato “nuovi”.

Cominciamo dai dati. Se uno prende il PNE 2021 (Programma Nazionale Esiti, ultima edizione con i dati aggiornati al 2020) può verificare bene come l’effetto del DM 70 fino al 2019 (del 2020 parlerò dopo) sia stato quello di un evidente incremento della attività chirurgica e di un decremento dei ricoveri di area medica per le patologie croniche.

A solo titolo di esempio riporto i dati sulle protesi d’anca (Figura 1) e sui ricoveri per BPCO (Figura 2). Anche in termini di esiti l’andamento 2015-2019 (ma non del 2020) è confortante se si guarda ai dati alle fratture di femore con intervento entro due giorni (Figura 3) che migliorano e a quelli della mortalità a 30 giorni per BPCO riacutizzata che rimangono stabili (Figura 4). Navigando tra le varie elaborazioni del PNE questi dati sulla maggiore produzione chirurgica con migliori esiti e sul minore ricorso all’ospedale per le patologie croniche con esiti mantenuti si ritrovano costantemente finché ci si limita al periodo 2015-2019.

Ad una analisi senza pregiudizi dell’impatto del DM 70 si può dati alla mano ipotizzare se non dimostrare che in epoca pre-pandemica erano migliorate sia l’appropriatezza d’uso dell’ospedale che gli esiti di molte delle sue attività.

I dati poi dicono altre cose e altre non le prendono in considerazione. Quello che i dati dicono è che il sistema ospedaliero non ha retto alla pandemia e questo si è tradotto nel 2020 e verosimilmente nel 2021 non solo in ridotti volumi di attività, ma anche in peggiori esiti.

Quello che non dicono (e questo è un limite grosso dei report istituzionali come il PNE e il Rapporto SDO, quest’ultimo colpevolmente fermo ai dati 2019) è quanto avvenuto di diverso nelle strutture pubbliche e in quelle private contrattualizzate: dallo stesso PNE 2021 con qualche sforzo si ricava che quelle pubbliche hanno molto più sofferto.

Invito pertanto i Colleghi degli autorevolissimi Sindacati estensori del comunicato anti-DM 70 a meglio definire la propria critica al DM 70 e al sistema ospedaliero attuale delle diverse Regioni. E lo facciano, se sono d’accordo, subito, in modo da dare indicazioni al nuovo Ministro e al nuovo Governo.

Il rischio molto grosso altrimenti è di non distinguere ciò che del DM 70 non solo va salvato, ma addirittura rilanciato, da quello in cui va invece messo in discussione e modificato.

Al riguardo va tenuto anche presente che è circolato un anno fa circa un brogliaccio (il Ministro Speranza l’aveva voluto chiamare così) del nuovo DM 70 il cui testo assieme al mio commento venne pubblicato qui su QS.

Molto dell’attuale DM 70 va rilanciato (soprattutto la spinta alla riduzione nel numero degli ospedali e l’adozione del modello delle reti cliniche), mentre due sono gli aspetti da rivedere assolutamente: le regole per le strutture private contrattualizzate (tutte a loro favore a partire per la loro grande maggioranza dalla non inclusione nel sistema dell’emergenza urgenza e dalla possibilità di operare in piccole strutture a casistica autogovernata) e le modalità con cui garantire la flessibilità necessaria per far fronte a eventuali riemergenze pandemiche.

La programmazione, regolamentazione e gestione della assistenza ospedaliera nel nostro SSN non ha bisogno di invertire la rotta rispetto al DM 70/2015, ma solo di correggerla e seguirla. Invertirla sarebbe (parere mio) un brutto colpo rispetto al rilancio del SSN che con passione il comunicato sindacale giustamente reclama. Come tutti noi, del resto.

Claudio Maria Maffei

Figura 1 Tasso di ospedalizzazione per interventi di sostituzione dell’anca nel periodo 2015 - 2020 (Fonte: Programma Nazionale Esiti 2021)

Figura 2 Tasso di ospedalizzazione per BPCO nel periodo 2015 - 2020, ricoveri ordinari (Fonte : Programma Nazionale Esiti 2021)

Figura 3 Percentuale di interventi chirurgici per frattura del collo del femore effettuati entro due giorni nel periodo 2015 - 2020 (Fonte : Programma Nazionale Esiti 2021)

Figura 4 Mortalità a 30 giorni dopo ricovero ordinario per BPCO riacutizzata nel periodo 2015 - 2020 (Fonte : Programma Nazionale Esiti 2021)



28 ottobre 2022
© Riproduzione riservata

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