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Specialisti ambulatoriali, “invisibili tra gli invisibili”

di Antonio Magi

14 DIC -

Gentile direttore,
il 2 dicembre scorso presso la sede della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri, i Segretari Generali ed i Presidenti dei Sindacati maggiormente rappresentativi di tutte le categorie mediche del SSN, Ospedalieri, Medici di Medicina Generale e Specialisti Ambulatoriali interni, insieme al direttivo della FNOMCeO, presentando il video “Invisibili”, hanno denunciato senza mezzi termini come per la politica i medici del SSN siano ormai diventati appunto “invisibili”.

Se di per se questo è un fatto grave per la politica, a quanto pare, non tutti i medici sono invisibili allo stesso modo. Stiamo infatti scoprendo che tra i camici bianchi c’è chi è ancora più invisibile degli altri.

Parliamo dei 14.424 medici chirurghi specialisti che quotidianamente lavorano nelle Aziende Sanitarie Territoriali, nelle ASL, nei Poliambulatori, nei Consultori, nei Dipartimenti di Prevenzione, nei Distretti, nei Dipartimenti di Salute Mentale, nella Tutela Salute Mentale e Riabilitazione Età Evolutiva (TSMREE), negli Istituti di Pena, nei Porti ed Aeroporti per il Ministero della Salute nel Servizio Assistenza Sanitaria Naviganti (SASN), nelle Zone disagiate come le Aree montane e le Isole garantendo l’assistenza specialistica a tutti i cittadini Italiani.

Sono quelli che sinora hanno impedito, in tutta Italia, la chiusura degli Ospedali e dei Pronto Soccorsi coprendo i buchi di organico del personale medico specialistico dipendente dovuto al famoso blocco del turnover, voluto dal Governo Monti nel 2012, che ha imposto un tetto al costo per il personale pari a quello del 2004 meno l’1,5%. Blocco tuttora in vigore ancora oggi dopo 10 anni.

Sono quelli che con le loro 19.017.134 ore lavorative annuali di medicina specialistica (totalmente insufficienti allo scopo, ne servirebbero infatti almeno il doppio) cercano con difficoltà di garantire le visite mediche specialistiche (prime visite e controlli) e gli esami di diagnostica strumentale (radiografie, ecografie, mammografie, spirometrie, ecg, ecc.) nelle strutture poliambulatoriali pubbliche del SSN, quelle poche che sono ancora rimaste aperte (sono oggi circa la metà rispetto a quelle del 1992) escludendo quelle di laboratorio ben 76 milioni di prestazioni ogni anno.

“Invisibili tra gli invisibili” sono questi specialisti convenzionati pubblici, non ospedalieri - cardiologi, diabetologi, ortopedici, ginecologi, radiologi, neurologi, angiologi, chirurghi generali, internisti, dermatologi, gastroenterologi, pneumologi, oncologi, psichiatri ecc. - che da sempre, anche prima dell’istituzione del SSN nel 1978, sono il primo contatto specialistico che hanno i cittadini, spesso fiduciario, di prossimità, per curare e prendere in carico i pazienti sul territorio oltre che nei poliambulatori pubblici, anche a domicilio, e che non necessitano di ricovero ospedaliero ma anche quei pazienti che dopo il ricovero vengono dimessi dagli Ospedali.

Sono quei medici “invisibili tra gli invisibili”, la cui grave carenza numerica, ancora più evidente per i cittadini che vedono poliambulatori pubblici sempre più vuoti, creata da scelte politiche incomprensibili, reale e principale motivo delle attuali lunghe liste d’attesa.

Queste scelte hanno portato i pazienti a prenotare esami ed essere visitati anche dopo molti mesi costringendo, chi non ha le disponibilità economiche per potersi pagare le visite specialistiche o chi non può per motivi di salute attendere troppo per una prestazione specialistica, ad affollare i Pronto Soccorso o addirittura peggio a rinunciare alle cure.

Vorrei ricordare a chi ha responsabilità di governo che questi “invisibili tra gli invisibili” sono medici specialisti del SSN a tutti gli effetti i quali insieme alla medicina generale, ai pediatri di libera scelta e alle farmacie fanno parte integrante di quella offerta territoriale convenzionata di prossimità della quale oggi tutti si riempiono la bocca ma che si continua a dimenticare, non se ne parlava nel precedente Governo e non se ne parla nemmeno nelle dichiarazioni pubbliche dei rappresentanti del nuovo Governo.

Senza questi medici chirurghi specialisti non sarà possibile organizzare una medicina territoriale efficace ed efficiente, applicando o meno il DM 77, in quanto fanno parte integrante di quella equipe multi-professionale e multi-disciplinare che insieme alle professioni sanitarie dovrebbero riempire le 1.430 Case della Comunità sia Hub che Spoke ma anche i 435 ospedali di comunità e che dovrebbero utilizzare quelle attrezzature sanitarie previste nel PNRR nella Case della Comunità come ecografi, mammografi, TAC e Risonanze Magnetiche e via dicendo e che sono quegli specialisti che dovrebbero anche usare quella tecnologia prevista per attività in telemedicina dedicata principalmente per l’assistenza domiciliare così come indicato dal PNRR in quanto i medici specialisti pubblici sono gli unici che da oltre 50 anni vanno a casa dei pazienti in ADI.

Nonostante ciò quando l’argomento è la medicina territoriale, le cure primarie e di prossimità la politica, oggi come in passato, indica ancora una volta la sola Medicina Generale, con la novità recentissima delle Farmacie presidi certamente essenziali specie dopo l’esperienza della pandemia, ma ne converrete tutti né la medicina generale, né le farmacie possono incidere nel governo delle liste d’attesa ed essere sostitutivi degli specialisti ambulatoriali interni.

Eppure i malati cronici sul territorio, a maggior ragione quelli complessi, hanno bisogno di un’assistenza specialistica ambulatoriale che lavori insieme alla Medicina Generale e alle Farmacie così come hanno bisogno degli specialisti ospedalieri quando necessitano del ricovero.

Alcuni parlano, evidentemente a sproposito, di specialisti ospedalieri da usare nel territorio quando questi non sono sufficienti negli ospedali e nemmeno se ne trovano di nuovi disponibili a lavorarci.

Durante il 54° Congresso Nazionale del SUMAI Assoprof con la pubblicazione del lavoro “Medici Specialisti situazione al 2021 previsione al 2030” abbiamo voluto evidenziare il fallimento delle politiche di programmazione sanitaria attuate sinora dai precedenti governi evidenziando la mancanza in Italia nel 2022 di ben 30.000 medici specialisti nel SSN di cui ben 20.000 ospedalieri.

I restanti 10.000 medici mancanti sono gli specialisti ambulatoriali interni (invisibili tra gli invisibili) che sono assolutamente necessari per poter garantire l’assistenza specialistica territoriale.

Se agli attuali 14.000 specialisti ambulatoriali in servizio aggiungessimo altri 10.000 colleghi si potrebbero ridurre le attuali liste d’attesa e gli eccessivi accessi impropri ai Pronto Soccorso. In questi anni però invece di investire, come sarebbe stato naturale fare, sugli specialisti ambulatoriali interni si è preferito desertificare il territorio, gli ospedali, i medici di medicina generale, aumentando liste d’attesa, creando un’importante spesa out of pocket ma anche purtroppo facendo rinunciare molti pazienti alle cure.

Per calmierare le liste d’attesa sarebbe bastato, invece di andare a cercare specialisti altrove, portare progressivamente negli anni la media oraria degli specialisti in servizio dalle attuali 25 ore settimanali alle 38 ore settimanali previste come massimale contrattuale. In questo modo avremmo dato accesso a tutti quegli specialisti che per molto tempo hanno atteso in graduatoria e che, purtroppo, in assenza di una chiamata o di un numero di ore di incarico sufficiente per poter vivere, hanno giustamente scelto il privato o l’estero.

Oltre ai medici dobbiamo inserire nella categoria invisibili tra gli invisibili anche gli altri specialisti ambulatoriali non medici ovvero i 1.567 psicologi (con 4 milioni di prestazioni annue), i 1.176 veterinari (con i 3,2 milioni di prestazioni annue), i 391 Biologi ed i 18 Chimici (con oltre 2 milioni di prestazioni annue).

Concludendo tutti i medici (specialisti ospedalieri, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta) purtroppo sono diventati invisibili. Oltre a questi però c’è una categoria di “invisibili” alla politica ma non ai cittadini: gli specialisti ambulatoriali, che mai come ora sono fondamentali per risolvere le problematiche assistenziali di tipo specialistico nel territorio garantendo così una attività ottimale agli ospedali, prendendo in carico nel territorio le cronicità curabili ambulatorialmente e ottimizzando ricoveri ed accessi impropri nei Pronto Soccorso.

Antonio Magi

Segretario generale SUMAI Assoprof



14 dicembre 2022
© Riproduzione riservata

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