Gentile direttore,
nel buio in cui sta sprofondando sempre più la sanità pubblica nel nostro Paese ci sono dei lampi di luce che riscaldano il cuore di chi come noi spera che il servizio sanitario nazionale pubblico, universalistico, sostenibile possa continuare ad esistere.
Lo scorso fine settimana abbiamo partecipato a Bologna al secondo incontro organizzato dal gruppo della campagna Primary Health Care (PHC) 2018 NOW OR NEVER per un cambio di paradigma dell’attuale modello assistenziale territoriale. Si tratta di un gruppo eterogeneo che accoglie al suo interno tutte le figure professionali sanitarie e non , interessate alla costruzione di un modello di salute che tiene conto della complessità dei fattori che la determinano ( culturali, economici , sociali , ambientali) , che si avvale della conoscenza dei territori e dei luoghi di vita, che sostiene la partecipazione della comunità e che si giova del lavoro di più figure professionali che in equipe possono dare una risposta complessiva ai bisogni di salute dei cittadini .
Da un confronto collettivo fra le varie figure professionali che vogliono contribuire a questo nuovo modello di salute che non si interessa della sola malattia ma garantisce una presa in carico globale del paziente con un approccio anche” olistico e soprattutto territoriale- comunitario” ,è nata l’esperienza del Libro azzurro, una scrittura collettiva , partecipata e permanente che vuole essere strumento di “riflessione e cambiamento per il rinnovamento delle cure primarie”.
Il libro azzurro si ispira alla esperienza di riforma delle cure primarie territoriali del Portogallo iniziata alla fine degli anni ’90 che ha portato dei risultati molto apprezzati sia dalla politica che da i cittadini portoghesi.
Nel Libro azzurro la cura della persona travalica “la sola dimensione biologica della dicotomia salute-malattia” e coinvolge gli” aspetti psicologici, esistenziali, culturali, sociali, economici, politici, ambientali” e di tutto questo l’equipe che cura deve prendersi carico.
A Bologna il gruppo della PHC si è riunito per confrontarsi su esperienze concrete che in giro per l’Italia testimoniano la possibilità di applicazione questi principi.
Nella prima mattinata di lavori sono stati presentati i primi modelli di case della comunità con equipe multiprofessionali (la casa della comunità di Querceta in provincia di Lucca, La casa della salute La Rosa in provincia di Pisa, e la mia esperienza di Medicina futura nell’area metropolitana di Venezia nella quale lavoro) e un nuovo modello di assistenza infermieristica ospedale territorio nell’area Giuliana di Trieste.
Sono seguiti numerosi altre esperienze come per esempio il NAT (nucleo di assistenza territoriale) di Reggio Emilia nato per dare una risposta ai numerosi cittadini rimasti senza medico di famiglia; o la microgestione di un presidio di medicina generale per “Costruire comunità“ a Ferrara o il laboratorio per la realizzare un ambulatorio di comunità secondo i principi del PHC a Ponticelli a Napoli.
E’ stato un tripudio di esperienze sparse in tutta Italia coinvolgenti professionisti che in prima persona lavorano insieme per un modello di cure primarie che promuove la salute.
Hanno partecipato molti giovani professionisti medici e non. Tra i medici molti sono mmg e/o corsisti o specializzandi/ specialisti in medicina di comunità e cure primarie. Tutti entusiasti studiano, si confrontano, dedicano tempo e risorse alla realizzazione di un nuovo modello di assistenza territoriale, per una sanità pubblica che consenta di” essere una persona in salute all'interno di una società in salute”.
Queste esperienze ci aiutano a sperare. Mi auguro che il gruppo PHC possa contaminare tutti gli stakeholders della sanità pubblica nella speranza che questo possa aiutare ad evitare la destrutturazione definitiva del nostro SSN.
C’è una bellissima canzone di Ivano Fossati che chiude dicendo: “Dicono che c'è un tempo per seminare
Possa il tempo dell’agire essere contaminato dal sogno.
Ornella Mancin
Mmg Cavarzere (VE)
Laura Viotto
Mmg Roma