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Il Ministero controlli di più cosa fanno le Regioni

di Claudio Maria Maffei

18 DIC -

Gentile direttore,
tra i tanti motivi per cui si cerca di utilizzare Quotidiano Sanità come tribuna o, nel mio caso, anche semplice palchetto è quello di segnalare criticità e formulare proposte in difesa della nostra sanità pubblica e del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Poi, a seconda del ruolo, della provenienza e della competenza, ognuno concentra i propri interventi su alcuni temi. Nel mio caso a muovermi è prevalentemente la motivata convinzione che accanto alla modifica delle grandi regole di sistema (aumento del finanziamento, politica del personale, rapporto pubblico/privato in primis) occorra migliorare fortemente la qualità della azione di governo e di gestione della sanità pubblica sul campo e che questo miglioramento abbia molto a che fare con i contesti regionali. Questa convinzione si trascina dietro l’altra convinzione è che il livello centrale deve incrementare di molto la propria funzione di monitoraggio e controllo. Il significato in questo contesto del termine “controllo” è “adozione di misure correttive nei confronti di decisioni difformi dalle indicazioni dalle norme che regolano il funzionamento del SSN”.

Vivendo e avendo lavorato nelle Marche parto spesso dalle vicende di questa Regione per fare esempi e proposte sul tema della inadeguata qualità dei processi programmatori e gestionali a livello regionale e della inadeguata qualità della funzione di sorveglianza e controllo su questi del livello centrale. Il mio obiettivo con questi interventi è duplice: proporre strumenti per esercitare meglio da parte del livello centrale la propria funzione e segnalare (e se possibile contenere) le scelte sbagliate della politica sanitaria della Regione Marche.

Partiamo dai problemi della Regione Marche per risalire poi alle responsabilità eventuali del livello centrale. Da tre anni questa Regione sta provando su di sé gli effetti della prima edizione ufficiale di una sanità populista regionale governata da un centro destra a guida Fratelli d’Italia. Questa edizione è molto apprezzata dalla Presidente Meloni e questo dovrebbe preoccupare tutti quelli che hanno a cuore il SSN. Per quanto riguarda gli effetti sulle prestazioni e sui servizi mi limito a elencare alcune criticità (sintetizzate in larga parte in questo intervento) che emergono dalle elaborazioni e analisi dell’Agenas, elaborazioni che documentano un peggioramento degli indicatori delle Marche non solo rispetto al passato, ma anche rispetto alle altre Regioni.

Dal Portale Statistico dell’Agenas emergono da dati aggiornati al 2022 andamenti negativi per i tempi di attesa delle prestazioni chirurgiche o interventistiche di Classe A (da effettuarsi entro un mese dalla prenotazione), per la mobilità interregionale e per la produzione ambulatoriale. Dal Programma Nazionale Esiti emerge sempre dai dati 2022 una notevole prevalenza di strutture con un treemap critico per le attività di chirurgia oncologica di 14 strutture pubbliche e tre private della Regione Marche. Tra le strutture pubbliche due hanno preso un punteggio molto alto, una ha preso un punteggio di buono, tre un punteggio medio, due un punteggio basso e 6 molto basso. Tutte e tre le strutture private hanno preso un punteggio molto basso. Se consideriamo anche le strutture private i due terzi delle strutture ha punteggi sotto la sufficienza. Si sono aggiunti da poco i dati della quinta indagine dell’Agenas sulle Reti Oncologiche Regionali condotta sulla base dei dati ancora una volta del 2022. Questi dati segnalano sia andamenti positivi che negativi. Ci sono però alcune elaborazioni di sintesi che ci danno una idea della criticità della situazione della Regione Marche. La prima riguarda il cosiddetto Indice Sintetico SDO deriva dall’aggregazione di tre Indicatori (Presa in Carico da Strutture della Rete; Indice di Fuga Fuori Regione e Tempi di Attesa in Strutture della Rete) calcolati per le principai patologie oncologiche. In base a questo indice le March si collocano al dodicesimo posto (su venti). Se poi si prende in considerazione il cosiddetto Indice Sintetico Questionario, che in base ad un Questionario inviato alle Regioni valuta quattro aspetti delle Reti Oncologiche Regionali (la struttura di base, i meccanismi operativi, i processi sociali e il sistema di monitoraggio e valutazione), le Marche finiscono al quart’ultimo posto, posizione che mantengono con l’Indicatore Complessivo Sintetico di Valutazione (che somma i due precedenti indicatori). E’ chiaro dunque come una analisi “oggettiva” dell’andamento della sanità marchigiana segnali gravi criticità che i sistemi ufficiali di monitoraggio ministeriali come il Nuovo Sistema di Garanzia non sono in grado di identificare.

Ma il livello centrale ha o dovrebbe avere altre fonti utilizzabili sullo stato e sulla gestione della sanità pubblica marchigiana come i principali atti di programmazione sanitaria della Regione e cioè il Piano Socio Sanitario 2023-2025 e il Piano di Edilizia Sanitaria. Ho avuto modo di scrivere in più occasioni qui su Qs di come siano contro le norme, e in particolare contro il DM 70, sia il primo di questi atti (il Piano) che il secondo (il Programma di Edilizia Sanitaria). Entrambi questi atti stanno per trovare conferma nel Documento di Economia e Finanza Regionale (DEFR) 2024-2026 della Regione Marche che sta per essere approvato e che commento in questo intervento. Questo Documenta un rilancio di un programma di edilizia sanitaria che ingesserà in una gabbia di mattoni e di cantieri infiniti la rete ospedaliera delle Marche ratificando un eccesso rispetto agli standard da DM 70 di almeno 3 Ospedali con DEA di primo livello. La presunzione di impunità ha portato ad un progetto di sale operatorie di chirurgia complessa con annessi 4 posti letto di terapia intensiva post-operatoria in un ospedale di area disagiata situato nel Comune di cui l’attuale Assessore ai Lavori Pubblici è stato a lungo Sindaco per poi spiccare il volo verso la Regione. Di queste scelte, oltre alla totale difformità dalle norme, sono chiare alcune cose: sono prive di qualunque verifica di compatibilità in termini di costi di gestione e di personale (se venisse fatta queste scelte non potrebbero essere prese), sono capaci di raccogliere consensi perché sono promesse facili da fare con uno slogan e difficili da contrastare con una analisi e sono fatte nella convinzione che Roma sia lontana nei controlli e vicina nel supporto politico.

Io non penso che il Ministero della Salute coi suoi uffici e i suoi Enti di supporto tecnico come l’Agenas si possa chiamare fuori da una funzione di controllo rispetto a politiche sanitarie come quella che ho descritto che non è solo marchigiana, anche se è molto marchigiana. Con scelte come quelle che ho descritto la realizzazione della sanità territoriale prevista dal PNRR e dal DM 77 sarà una illusione. In fondo basterebbe leggere con attenzione Qs…

Claudio Maria Maffei

Coordinatore Tavolo Salute Pd Marche



18 dicembre 2023
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