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Per arginare il “disordine”, mentale e sociale, serve un nuovo soggetto interistituzionale 

di Gemma Brandi

15 GEN -

Gentile Direttore,
nubi si addensano da tempo sulle sorti dei cittadini, scaricando qua e là bombe d’acqua che fanno gridare allo scandalo, che evocano catastrofi sempre più incombenti e sempre meno prevedibili e arginabili. La follia girovaga indisturbata per le vie del Belpaese senza trovare un argine, un ascolto, senza suscitare interesse, sena provocare risposte pensate e convinte.

La follia si espande nelle scuole travestendosi da bullismo diffuso e penetrante, prepotente e in apparenza vittorioso non solo sulle vittime, ma sulla istituzione preposta ad educare, non solo ad opera degli alunni, ma persino dei loro genitori. La follia spunta, come il fantastico quanto terrificante It fuori non dai lavandini, ma dai cellulari dei giovanissimi, con cyber attacchi al pudore e alla privacy delle loro vite temerarie. La follia attende dietro la porta la donna al suo rientro tra quelle che dovrebbero essere le mura domestiche, talora la donna e i suoi figli. La follia viola, troppo spesso impunita e neppure denunciata, i piccoli all’interno del più protettivo degli habitat: la loro casa.

La follia arma la mano di stranieri giunti in Italia con diagnosi già agghiaccianti e sorprendentemente non trattenuti nei Paesi di origine, non curati laddove una speranza potrebbe esserci, vuoi pure esportando sistemi di cura e di aiuto declinati però nelle nazioni culturologicamente coincidenti con la mentalità e la lingua madre dell’interessato. La follia porta l’uomo e la donna a uccidere e ad uccidersi, a farlo anche all’interno dei luoghi della rieducazione, laddove l’educazione non ottenne il risultato atteso. La follia inonda le aree destinate alla cura, seminando il panico in corsia.

E tutta questa dose crescente di disordine mentale non ha più un argine. La psichiatria accademica, forense e la salute mentale pubblica reclamano una incompetenza a farsene carico, inseguono una irresponsabilità, temendo un eccesso di responsabilità. Così la follia severa, preoccupante, pericolosa volteggia e si espande in spazi sempre più ampli, non trovando la luminosa virtù del limite, non trovando esperti che desiderino andare a questa incontro, che siano capaci di mettere a disposizione autentici percorsi di cura, quelli che attraversano, per essere chiari, tutti gli organi che con tale follia si confrontano giocoforza: scuola, sicurezza, sociale, salute, giustizia. Uno scenario apocalittico.

Non appare peregrino pensare alla nascita di un nuovo soggetto interistituzionale, in grado di collegare i vari apparati pubblici coinvolti, di nuovo scuola, sicurezza, sociale, salute, giustizia. Un soggetto che decida di affrontare questi temi scottanti con la forza e gli strumenti intersecati, necessari per farlo, per assumere la responsabilità di porre un limite salutare e composito e di prevenire una serie di flagelli che renderanno altrimenti sempre meno vivibile questo Paese. Cura e prevenzione devono diventare gli obiettivi di un insieme multiprofessionale forte e gentile, coraggioso e tenero, fermo e comprensivo. Dobbiamo dedicare le nostre energie a disegnare un simile progetto.

Un Paese che ha inventato la psichiatria, la psichiatria forense, la salute mentale, è forse pronto per detto salto di qualità che permetta di uscire dalla palude di stolide e sterili discussioni a livello “alto” e di una disperazione operativa sul campo, la disperazione di chi si trova in prima linea, di chi non passa il tempo a fingere che niente sia rilevante, che niente lo riguardi. Pochi giorni or sono, in un occasionale incontro con agenti della Polizia Municipale e con dei Carabinieri, non è stato possibile non cogliere il loro sconforto costernato, comprensibilmente tale. Ecco, ripartiamo da quello sconforto fertile per lanciare una proposta ardimentosa quanto sensata: che lavorino insieme gli operatori dei vari campi indicati, all’interno di una cornice istituzionale inedita, per rispondere ai problemi che da soli non potrebbero affrontare e che nessun organo dello Stato oggi affronta.

Gemma Brandi

Psichiatra psicoanalista
Esperta di Salute Mentale applicata al Diritto



15 gennaio 2024
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