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Fvg, il Piano di Emergenza-Urgenza non convince

di Laura Stabile

12 MAR - Gentile Direttore,
il nuovo PEU - Piano dell’emergenza-urgenza - del Friuli Venezia Giulia a oltre due mesi dalla sua approvazione (DGR 2064/2023) continua a far discutere, visto che il sistema di soccorso regionale è in difficoltà e con questo nuovo PEU cambia poco o nulla. Ma è molto importante quello che non cambia, ed è il modello introdotto dalla Giunta Serracchiani (DGR n. 2039/2015), operativo dal 2017, che prevede una centrale unica regionale dell’emergenza sanitaria al posto delle quattro centrali provinciali 118 precedentemente attive e la Centrale NUE 112 dove un operatore “laico” risponde a tutte le chiamate di soccorso e le inoltra alle centrali di secondo livello delle Forze dell’Ordine, dei Vigili del Fuoco e dell’emergenza sanitaria.

Nonostante le centinaia di segnalazioni di disservizi, anche gravi, che suggeriscono vi siano problemi sistemici derivanti dai modelli adottati, la Regione continua a mantenerli, e ne sostiene la validità, ma senza portare a supporto dati congrui e trasparenti.

La Corte dei Conti nel 2018 aveva pubblicato un’analisi dalla quale risultava un peggioramento dei tempi di soccorso dopo l’introduzione in FVG del NUE 112 e della Centrale unica regionale per il soccorso sanitario. Una verifica dei dati degli ultimi anni sarebbe stata assolutamente necessaria per supportare la scelta di mantenere un modello che è stato da più parti contestato, sia sul piano nazionale che regionale.

Invece, non viene riportato alcun dato a supporto della decisione di mantenere un’unica centrale regionale dell’emergenza sanitaria (che cambia denominazione, da SORES, Sala Operativa Regionale di Emergenza Sanitaria a COREUT, Centrale Operativa Regionale per l’Emergenza Urgenza Territoriale).

Nel nuovo PEU si sostiene anche la validità dell’attuale modello NUE 112, e a dimostrazione di questa si cita unicamente il fatto che nel 2021 il 43% delle chiamate al NUE 112 sarebbe stato “filtrato”, cioè non sarebbe stato inoltrato al servizio di emergenza competente, riducendo così il carico di lavoro di quest’ultimo. Ma su questi numeri sono da tempo emersi forti dubbi, e sarebbe necessario un approfondimento.

Rimarranno i disservizi derivanti dalla mancata conoscenza del territorio da parte degli operatori di centrale, non sempre superabili con i sistemi di geolocalizzazione, dal doppio passaggio di chiamata fra NUE 112 e centrali professionali, che fa perdere tempo prezioso e costringe chi chiama a ripetere le stesse informazioni, dal cosiddetto effetto imbuto, per il quale in caso di più chiamate contemporanee il servizio rischia di restare inaccessibile per tempi non brevi, dato che solo 7-8 operatori del NUE 112 rispondono a tutte le chiamate di emergenza del Friuli Venezia Giulia.

L’organizzazione del NUE 112 è stabilita da disposizioni nazionali, ma verificare i risultati è comunque nelle competenze della Regione: se questi dovessero (come è possibile, se non probabile vista anche l’analisi della Corte dei Conti) risultare in peggioramento, sarebbe opportuno avviare un’interlocuzione con i Ministeri competenti.

Per il resto la revisione appare quasi vuota, mera operazione di facciata che per qualche non ben chiaro motivo si è deciso di costruire.

I cambiamenti introdotti sembrano davvero minimi, a volte palesemente inefficaci per gli obiettivi che si dichiara di voler perseguire, altre volte paiono finalizzati a distribuire qualche contentino qui e là, ma non sembra che in sostanza si introducano cambiamenti di rilievo. Colpisce però una diffusa sciatteria: elenchi di ovvietà, affermazioni o previsioni scarsamente comprensibili, inesattezze ed errori.

Vale la pena però di ricordare qui due aspetti che in qualche modo descrivono la “filosofia” che sottende le decisioni della Regione.

Il primo, già presente nel PEU precedente, ma che quello nuovo rinforza, è lo svilimento della professionalità dei medici. Questi non solo sono presenti in numero molto esiguo nel sistema, perché le ambulanze di soccorso avanzato prevedono la presenza del solo infermiere, ma da adesso saranno anche subordinati operativamente agli infermieri, perché questi secondo il nuovo PEU svolgeranno il ruolo di “team leader” negli interventi di soccorso sanitario.

Infine, da più parti nella revisione sembra emergere un pensiero obsoleto, che vede quale fine principale del sistema di emergenza territoriale quello di portare cure avanzate al paziente nel luogo dell’evento, anche a costo di ritardare il trasporto all’ospedale. Questa filosofia sembra aver convinto anche parte della politica, tanto che ci siamo sentiti dire che con l’elisoccorso è come se fosse l’ospedale che viene portato al paziente. Da molti anni la comunità scientifica evidenzia invece l’importanza del fattore tempo non solo nel raggiungere il luogo dell’evento, ma anche nel trasportare il paziente all’ospedale più appropriato. Una revisione Cochrane del 2014 ha evidenziato che la mortalità per trauma aumentava quando - secondo l’interpretazione degli autori - i soccorritori trattenevano il paziente sul posto troppo a lungo per dargli le cure, ritardando così il trasporto all’ospedale. E ciò è ben comprensibile, se si pensa che nel trauma le emorragie spesso si possono fermare solo in sala operatoria, o che la disostruzione dei vasi nell’infarto o nell’ictus si esegue in ambiente ospedaliero.

Per l’analisi dettagliata del nuovo PEU si rinvia al documento dell’Associazione Costituzione 32.

Laura Stabile
già Direttore Medicina d’Urgenza Azienda ospedaliero-universitaria di Trieste
già Senatrice della Repubblica nella XVIII Legislatura

12 marzo 2024
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