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Lotta alla droga. Serpelloni: "Siamo accreditati a livello internazionale. La Lila ne prenda atto"

di Giovanni Serpelloni

09 APR - Gentile Direttore,
non è più tempo di continuare a creare conflitti e condizioni di negatività su un Dipartimento come il nostro che ha dato l'anima e che è riconosciuto a livello internazionale. Abbiamo più di 100 lettere formali di accreditamento dal governo americano, dalle Nazioni unite, dal Consiglio d'Europa e da una trentina di università. La Lila ne prendesse atto.
 
Sono quattro anni che il numero di consumatori scende. Sulle overdose siamo passati da mille all'anno otto anni fa a circa 350. Le infezioni da Hiv e le epatiti sono calate e il numero di tossicodipendenti in carcere è diminuito anch'esso. Cos'è che dobbiamo pensare di dover fare ancora? Le azioni del Dipartimento, insieme alle regioni e alle associazioni (compresa la Lila), hanno portato ad un quadro assolutamente positivo, con una evoluzione che sta andando verso la riduzione dei consumi. Non solo in Italia, ma anche in Europa.

Il Dipartimento delle Politiche antidroga ha subito una vera e propria rivoluzione negli ultimi anni, sia dal punto di vista dei peso internazionale, che da quello della trasparenza. In 5 anni abbiamo realizzato quel che nessun dipartimento ha fatto negli ultimi 50 anni. In ambito internazionale, le strategie e i documenti italiani sono tra i più votati e apprezzati all'interno delle Nazioni unite. Due le risoluzioni negli ultimi tre anni proposte dall'Italia e adottate da oltre 190 paesi. Cambio di rotta imposto anche sulla questione della trasparenza nei finanziamenti dei progetti da parte del Dipartimento. Quando sono arrivato qui ho trovato una situazione devastata. Non si riusciva neanche a capire dove fossero i soldi. Ho impiegato quattro anni per ricostruire la contabilità e sistemare le cose. C'erano associazioni che venivano pagate, a cui abbiamo interrotto i flussi. C'erano soldi che venivano dati alle regioni che non riusciamo ancora a rendicontare. Oggi, invece, viene rendicontato ogni singolo euro con una precisione millimetrica e non c'è euro che si spenda senza un progetto che non abbia obiettivi, indicatori verificabili e una contabilità trasparente. Ci fanno i complimenti anche quelli della Corte dei conti'. Contabilità, spiega Serpelloni, che è alla portata di tutti. È depositata agli atti. Chiunque la può vedere. Troverà anche lo scontrino. Sul sito del dipartimento, poi, ci sono documenti specifici. Sono pubblicati tutti i progetti e i finanziamenti nei cosiddetti masterplan. Se poi non piace come sono stati utilizzati, è un altro discorso. In questo caso si tratta di scelte strategiche.

 Alla critica mossa dalla Lila sulla ricerca, che secondo l'organizzazione il Dipartimento "se la commissiona, se la finanzia, se la giudica e se la pubblica", rispondo dicendo che tutti quelli che hanno ricerche da proporre lo possono fare. Abbiamo creato un network di ricercatori apposta e credo che finora non abbiamo escluso nessuno da ricerche impostate seriamente. Noi diamo una linea, è chiaro, e crediamo molto che il campo delle neuroscienze nel campo dell'addiction sia il futuro. Alla ricerca, inoltre,  non va neanche la maggior parte dei fondi del Dipartimento. La ricerca ha una piccolissima quota rispetto alla prevenzione, che detiene la quota maggiore, e al progetto del reinserimento a cui sono destinati 8,5 milioni di euro, il progetto più grosso a livello europeo.

 
Sul mancato coinvolgimento della Consulta nazionale sulle dipendenze, voglio precisare che la consulta nazionale non esiste più. Non è stata rinnovata dal governo uscente e sia in temtini tecnici che dal punto di vista amministrativo non c'è più. Sulla Conferenza nazionale, invece, sono pesate scelte da "spending review". La conferenza nazionale di Trieste ha visto 1.200 partecipanti ed è costata circa un milione di euro. Conferenze di questo tipo costano tantissimo e rendono pochissimo nel concordare politiche. Se dobbiamo creare palcoscenici per qualcuno a un milione di euro, pensa che questo non sia il periodo. Tuttavia, oggi ci sono strumenti migliori per raggiungere gli stessi obiettivi. Se ci si vuole confrontare su alcuni argomenti, lo si può fare sia in intemet che con i workshop che facciamo costantemente. Abbiamo creato anche l'Italian School On Addiction presso la Scuola superiore di Pubblica amministrazione: un contenitore importante in cui le persone possono partecipare e hanno anche una formazione. La scuola è malto aperta e dinamica.
Infine, sulla presunta chiusura verso giornalisti e associazioni del sistema di allerta rapido, voglio sottolineare come questo sia il migliore a livello europeo. A dirlo è lo stesso Osservatorio europeo. Sia in termini di quantità di sostanze che riusciamo a individuare, sia in termini di tempestività. Le segnalazioni, poi, le facciamo al ministero della Sanità e alle regioni, le quali hanno il compito di allertare le loro strutture. Usiamo anzitutto i canali istituzionali perché non vogliamo creare procurati allarmi e poi dobbiamo mirare sul fatto che quelle informazioni siano realmente utili a prevenire altri incidenti. Non facciamo comunicazione diretta con i media, salvo casi rari, perché purtroppo ci sono un sacco di distorsioni che a volte possono creare più attrattività che prevenzione. Sulla comunicazione abbiamo creato diversi siti nell'ottica di differenziare l'offerta. Ci sono circa 18 portali monotematici, questo viene fatto apposta per far aumentare i contatti. Siamo a oltre 9 milioni di contatti. Abbiamo anche 5mila "amici" su Facebook e più di 150mila accessi su Youtube. Una realtà che prima non c'era e con costi bassi, perché li produciamo noi senza ricorrere ad appalti esterni.
 
Giovanni Serpelloni
Capo del Dipartimento Politiche antidroga

09 aprile 2013
© Riproduzione riservata

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