Le professioni sanitarie e i tavoli tecnici. A quando i provvedimenti attuativi?
di Marcello Bozzi
02 NOV -
Gentile direttore,
la lettura di alcune posizioni dei partecipanti ai tavoli tecnici attivati (ri-attivati) dal Ministero della Salute risultano essere particolarmente interessanti. La
FIALS auspica una implementazione delle competenze delle professioni sanitarie e una accelerazione nel suo percorso attuativo.
La
CIMO evidenzia “mal di pancia” per l'esclusione della stessa organizzazione sindacale nella definizione del “documento base” (come se la parte sindacale dell'area del comparto avesse trovato coinvolgimento nella definizione di documenti e/o piattaforme contrattuali che riguardano l'area della dirigenza medica), oltre a manifestare la preoccupazione per le “ricadute sulla professione medica” (dimenticando che le “ricadute” dovrebbero riguardare principalmente il cittadino), per finire con il richiamo alla necessità di definire con chiarezza “l'atto medico” (che in Europa si chiama “atto sanitario”).
La parte Ministeriale (Dott. Leonardi et. al.) molto saggiamente ha evidenziato l'assoluta necessità di un ripensamento dell'organizzazione sanitaria e socio-assistenziale, tenuto conto sia dei pesanti cambiamenti che hanno interessato la demografia, l'epidemiologia, le condizioni socio-economiche e gli stili di vita della popolazione, sia le necessità di funzionamento del Sistema Sanitario. Tutto ciò richiede dei cambiamenti culturali (dal lavoro del singolo al lavoro di squadra) e professionali (ripensamento dei paradigmi), con l'evidenza di una complementarietà tra la responsabilità e le funzioni del medico e le la responsabilità e le funzioni degli altri professionisti della salute.
Mancano all'appello le posizioni di altri stake-holder ma, a prescindere da ciò, è indubbia la necessità di rivedere i modelli organizzativi e i sistemi di cura/assistenza/riabilitazione, nonché i ruoli e le responsabilità, tenuto conto delle evoluzioni scientifiche, metodologiche e tecnologiche che hanno interessato l'intero sistema.
Parallelamente vanno rivisti i curricula formativi, tenuto conto dei saperi richiesti ai professionisti.
Prendiamo atto che - dal 1994 in poi - sono stati emanati 22 profili professionali e sono stati attivati 22 Corsi di Laurea (probabilmente troppi profili professionali – forse è più opportuno prevedere dei “tronchi comuni” con successive specializzazioni – è comunque certo che la parcellizzazione è nemica della razionalizzazione, con ripercussioni negative nel mondo dell'occupazione).
Certamente è necessario tendere all'uniformità degli obiettivi e ancora di più è necessario “elevare l'asticella” dei contenuti formativi, nel rispetto delle specificità e caratterizzazioni professionali (con investimenti nei Professori Disciplinari – anche con modifiche “pro-tempore” alle normative di riferimento – a tutela e garanzia dell'adeguatezza dei saperi del professionista in formazione, nelle strutture e nei laboratori didattici, nei tutor, nei tirocini, etc.).
L'uniformità assoluta non può essere un “dogma”, stante la valenza e il peso esercitato dai singoli contesti.
Da un punto di vista operativo vanno definite le caratterizzazioni e le specificità professionali, le aree di intervento, le competenze necessarie per ogni specifico ambito operativo, etc. etc.), in una logica di continuo adattamento ai cambiamenti che riguardano sia la domanda dell'utenza, sia l'evoluzione scientifica, metodologica e tecnologica, sia le necessità di funzionamento del sistema.
Le preoccupazioni di troppi, a salvaguardia di posizioni o di privilegi di diversa natura, non hanno ragione di esistere, non servono a nulla e hanno l'unico scopo di rallentare/ostacolare il cambiamento.
Un professionista con saperi avanzati è una risorsa e non può essere un pericolo.
Certamente è necessario rivedere l'organizzazione complessiva (livelli di interazione, comunicazione, collaborazione, modelli di presa decisione), nonché ridefinire i ruoli e le responsabilità, nel rispetto dei principi del management moderno, con il superamento delle logiche verticistiche del passato.
Fino ad oggi l'organizzazione ha anticipato gli indirizzi e la normativa. É giunto il momento di invertire “la tendenza” e definire chiaramente le aree di intervento e le competenze di ogni singolo professionista, unitamente ai ruoli e alle responsabilità, al fine di costruire al meglio i curricola formativi (teorici, di laboratorio e pratici), a tutela e garanzia dei professionisti e, prima ancora degli utenti.
La speranza è quella di un percorso più rapido dei precedenti.
Marcello Bozzi
Infermiere AOU Siena
02 novembre 2013
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