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Il nuovo Codice. Per noi medici sono "pazienti", non "assistiti"

di Antonio Ciofani

02 DIC - Gentile Direttore,
è in pieno corso nel mondo medico il dibattito relativo alla proposta di sostituire nel testo della nuova stesura del Codice Deontologico il termine paziente con il termine persona assistita. Non la trovo assolutamente condivisibile, e come me tantissimi colleghi di tutte le età e di ogni specialità e settore operativo, in quanto si snaturerebbe la definizione stessa di chi ricorre alle cure del medico ed il Codice è dei medici e non di altre figure professionali.

Esso regolamenta la nostra attività professionale e la nostra connotazione sociale ed etico-morale che ha al centro la prevenzione e lo studio delle malattie e la diagnosi, la terapia e la prognosi del malato o del paziente e non della “persona assistita”, termine che riversa le competenze e la specificità mediche in un pool di attività che, onorevolmente e con competenza, impegno e passione, riguardano anche altre figure che “assistono la persona” come per esempio l'infermiere o l'impiegato dell'ufficio igiene o l'operatore dell'ufficio patenti speciali o l'Oss o l'assistente alla persona (badante) o il barelliere o l'autista dell'ambulanza; per loro ci sono altri codici comportamentali e/o deontologici cui far riferimento.

Potrebbe essere interessante ricordare la definizione del sostantivo paziente:
- Vocabolario Garzanti: "chi è affetto da una malattia, chi si sottopone alle cure di un medico".
- Dizionario online Wiktionary: "malato che è curato da un medico".
- Vocabolario Treccani:"persona affetta da una malattia e più genericamente chi è affidato alle cure di un medico o di un chirurgo".

Peraltro il termine paziente (in francese patient, in inglese patient, in tedesco patient, in spagnolo paciente, portoghese paciente, olandese patient con la dieresi sulla e, etc) in quasi tutte le maggiori lingue è lo stesso e ha lo stesso significato, ha la stessa radice etimologica latina.. e proprio in Italia lo vogliamo cambiare?!

Comunque ho riletto il nostro Codice e ho notato che il termine usato per indicare appunto il destinatario dell'opera del medico non è solo "paziente", che comunque è largamente e giustamente preponderante, ma varia molto appropriatamente nei 75 articoli a seconda dei settori interessati: compaiono i termini di malato, persona, cittadino, persona assistita, soggetto.

Io lo lascerei così e, per questo importante ed emblematico  cambiamento proposto, riterrei opportuno consultare tutti gli iscritti agli Albi dei medici-chirurghi, per esempio on line, raccordandosi contestualmente con le altre organizzazioni mediche europee.

Se poi invece la proposta di cambio non è meramente lessicale ma sottende profili correlati a intenzioni di modifiche forzose del ruolo e del significato dell' attività medica, dei contenuti delle competenze mediche nel contesto generale e/o del sistema sanitario e mira alla "derubricazione" del ruolo centrale di garanzia per il malato che al medico è assegnato dalle vigenti norme e dalla giurisprudenza, allora è ancora meno condivisibile; a maggior ragione se lo si vuol fare senza radicali modifiche della legislazione e della normativa in materia di responsabilità.    
      
Dr. Antonio Ciofani
Resp. Struttura Complessa di Nefrologia e Dialisi Ospedale Spirito Santo, Pescara
Consigliere Nazionale Anaao-Assomed


02 dicembre 2013
© Riproduzione riservata

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