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Lauree sanitarie in Albania. Non facciamo di tutta un’erba un fascio

di Giovanni Mammarella

04 DIC - Gentile direttore,
mi sono permesso di scrivere  per esprimere la mia opinione in merito all’articolo comparso su Quotidiano sanità il 20 novembre scorso, riguardante il problema delle Lauree sanitarie in Albania, sollevato di recente da un’interrogazione parlamentare. Premetto che non sono a conoscenza delle risposte alla suddetta interrogazione da parte del Ministero chiamato in causa, ciò nonostante vorrei fare un po’ di chiarezza sulla questione che è stata sollevata, ritenendo di essere a conoscenza del problema e sentendomi un po’ parte in causa.
Mi inserisco nella discussione in veste di modesto Docente incaricato di insegnamento presso l’Università di Tirana (nella fattispecie, corso di Laurea in Infermieristica) di cui si parla e mi faccio anche portavoce di tanti miei Colleghi ed amici con i quali, da diversi anni, condivido le trasferte, le lezioni e gli esami che con tanto impegno e dedizione portiamo avanti dedicando molto del nostro tempo, il più delle volte sottratto ad altre attività.
Posso innanzi tutto tranquillizzare i lettori che il livello di formazione che viene assicurato, non è assolutamente inferiore alle corrispondenti Università italiane. Sottolineo che l’Università Cattolica “Nostra Signora del Buon Consiglio” di Tirana è una Università Italiana a tutti gli effetti, con le stesse regole vigenti per quelle italiane, ma rivolta  agli studenti di nazionalità albanese. Essa è stata a suo tempo creata nell’ambito di un progetto di cooperazione e di aiuto verso la popolazione albanese, all’incirca 15 anni or sono, quando l’Albania, nel tentativo di riconquistare uno “status democratico” si era trovata in notevoli difficoltà socio-economiche.

L’idea progetto è stata sostenuta in primis dalla Fondazione “Figli dell’Immacolata Concezione” (la stessa che governava l’IDI”) con il patrocinio di diverse Personalità Istituzionali (vedi il Presidente Francesco Cossiga, l’On.Pierferdinando Casini ed altri) e con l’Istituzione della Fondazione Albanese che, insieme alla Onlus “Dokita” (quest’ultima si occupa di aiuti al terzo Mondo), tuttora dirige l’Università.  Il tutto è stato portato avanti senza scopo di lucro.

Il ruolo dell’Università di Tor Vergata è semplicemente quello di fornire il personale docente alla Facoltà di Medicina della suddetta Università, come del resto fanno altri Atenei italiani (Statale di Milano e Bari) per le altre Facoltà non mediche. La Facoltà di Medicina è articolata in diversi Corsi di Laurea, tra i quali Odontoiatria, Infermieristica e Fisioterapia. Da sottolineare il fatto che tutto il Corpo Docente non è stipendiato, ma riceve un rimborso spese.
Lo statuto prevede un numero chiuso e l’accesso è regolato da test d’ingresso. Studenti provenienti da Stati aderenti alla Comunità europea sono ammessi solo se si rendono disponibili posti non occupati da studenti di nazionalità albanese.

In questi ultimi 2 anni si è verificato un aumento degli iscritti provenienti dall’Italia; il motivo è da ricondursi alla crisi economica generale che sta investendo anche l’Albania.Questo fatto ha causato una diminuzione degli iscritti albanesi ed un’aumentata disponibilità di posti per le altre nazionalità. Poiché l’Università si regge in prevalenza attraverso le rette degli studenti, la cifra richiesta è divenuta col tempo troppo onerosa per le tasche degli albanesi, provocando l’arrivo di un maggior numero di studenti dall’Italia.Questi ultimi trovano vantaggio dal fatto che l’Università, essendo italiana, assicura una Laurea con validità sul nostro territorio, senza alcun esame integrativo o equiparativo da dover affrontare.
Ma questo fatto non inficia in alcun modo la qualità dell’insegnamento. Anzi, oserei dire, che da parte dei Docenti si riscontra una particolare severità nei confronti degli studenti italiani che già sono avvantaggiati per la lingua, proprio per non creare ulteriori motivi di disparità con gli studenti locali.

Forse, a mio giudizio, questa Università, a causa della sua ubicazione, sta pagando lo scotto per quanto è accaduto in altre Università Private con sede a Tirana (e ce ne sono tante), in alcune delle quali si sono verificati fatti (vedi Bossi e c.) basati su Lauree comprate e quant’altro. Il sottoscritto può testimoniare che queste cose da noi non sono mai accadute.

Se poi il Ministero dell’Istruzione e della Salute ritengono di dover fare verifiche e dettare nuove norme, è nel loro diritto , ma anche loro dovere, in quanto Organismi di controllo. Posso solo confermare che nell’Università “N.S. del Buon Consiglio di Tirana” tutto si svolge alla luce del giorno e con il massimo impegno da parte di tutti.
 
Dott. Giovanni Mammarella

Professore del corso di Laurea in Infermieristica
Università Cattolica “Nostra Signora del Buon Consiglio” di Tirana


04 dicembre 2013
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