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Anche noi studenti dovremmo mobilitarci. I tagli rischiano di evirare una generazione

di Eleonora Franzini Tibaldeo

15 SET - Gentile direttore,
Al rientro dalle pause estive e all’inizio della sessione d’esami, noi studenti siamo ripartiti con il solito cipiglio dettato dall’età ma anche dalla fiducia che abbiamo riposto nelle parole della ministra Lorenzin, di fronte al Patto della salute, poi smentita. Prima dell’estate già il Prof. Cavicchi, che gli abbiamo sempre riconosciuto il merito di saper anticipare gli eventi, aveva “osato” parlare di “pacco” e così è stato, purtroppo. In Piemonte l’assessore Saitta si sta dando da fare cercando di rabboccare uno scafo malandato, quello della sanità piemontese, lasciatogli in eredità dalla vecchia giunta, e come lui anche le altre regioni d’Italia lo stanno facendo ma pare non sia sufficiente, ahimè. E pare non sia sufficiente nemmeno l’azione e il ruolo di Chiamparino alla guida delle Regioni.
 

Noi continuiamo a sostenere che ci sia la necessità di cambiare lo scafo con uno nuovo, non rattoppandolo e basta, magari mettendo mano proprio dove il Prof Cavicchi aveva sottolineato, ma non solo lui, anche il Dr Luciano Cifaldi (QS 12 Settembre). Insomma i soldi ci sarebbero, a parer loro.
Vorremo aggiungere un’osservazione: puntare su una formazione universitaria che metta lo studente a contatto diretto con il malato già dal primo anno (come d’altronde fanno negli altri paesi del nord Europa) a cascata si eviterebbero le rognose questioni sollevate dal Prof et al. .
Puntare su di una preparazione adeguata alla complessità del malato, inducendo nello studente la capacità di utilizzare un pensiero probabilistico anziché deterministico (cosa che invece oggi è al contrario) (vedi Tullio De Mauro e Carlo Bernardini) lo si renderebbe in grado di utilizzare i suoi saperi senza incasellare il malato in giudizi freddi e distaccati (vedi Maccacaro, Medicina Democratica) liquidandolo con una veloce terapia, si insegnerebbe allo studente a sviluppare una sua capacità logica di ragionamento ed intuitività (cosa peraltro necessaria) tale da renderlo autonomo nelle scelte terapeutiche e ad utilizzare le Linee Guida e l’EBM (o il DSM-V) come sostegno e consultazione, non come manuale d’uso. (Ironicamente ci definiamo “figli dell’EBM”).
 

Avere una solidità di base psicologica tale da approcciarci al paziente come persone e poi medici, ridurrebbe ulteriormente il divario che già la sola condizione, malato-dottore, crea. Noi crediamo che si debbano rafforzare le radici dell’albero sanità, i tagli lineari di sicuro non occorrerebbero più e si eviterebbero contenziosi legali, medicina difensiva, uso di test e prescrizioni inappropriate e forse (e dico forse) problemi gravosi come l’accesso inappropriato in PS e di altri servizi (vedi Slow Medicine). Diciamo forse perché è anche vero che si dice che dove ci sia un ambulatorio ci sia il malato o il presunto tale.
Si otterrebbe dunque un effetto Domino ottenendo un risultato stabile, con un minimo impegno di risorse e un beneficio sia del malato che del professionista sanitario. Ovviamente i risultati non si avrebbero domani o dopodomani, magari tra qualche anno?
 

Vorremmo estendere l’appello fatto da Nursind (QS 14 Settembre) e Anaao (QS 12 Settembre) a tutte le studentesse e gli studenti di medicina di tutte le facoltà d’Italia, perché, anche se siamo occupati con il dover studiare, superare gli esami, e impegnarci nei reparti, queste problematiche toccheranno anche noi il giorno dopo la laurea e l’abilitazione, saremo proprio noi, nuove leve di medici e di specializzandi, a pagare lo scotto più alto. Saremo costretti, come già qualcuno sta facendo, a lavorare gratis pur di non perdere “la mano”, saremo demansionati a incombenze non mediche e ad accettare contratti di lavoro svantaggiosi, senza tutele e per tempi limitati di pochi mesi, con orari allucinanti, anche di 12 ore al giorno, e con pressioni e responsabilità elevate. Dovremo tutti quanti fare fronte comune perché chi di dovere ci ascolti e valuti attentamente cosa si andrebbe incontro perpetuando i tagli lineari: una evirazione generazionale!

Terminando, vorremmo pubblicamente augurare al Prof. Cavicchi una pronta guarigione con l’augurio che ritorni in forma e pronto a nuove sfide!


Eleonora Franzini Tibaldeo
Studentessa di Medicina, presso la Scuola di Medicina di Torino

15 settembre 2014
© Riproduzione riservata

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