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Comma 566. Ecco cosa pensano realmente le ostetriche

di Antonella Cinotti

19 MAR - Gentile direttore,
l’articolo  pubblicato il 14 marzo a firma di  Nuria Biuzzi  (Redazione IPASVI  Firenze) intitolato  “Comma 566. Medici e professioni sanitarie a confronto a Firenze. Posizioni restano distanti”  riepiloga  in maniera inesatta l’intervento della  sottoscritta   al convegno “Medici e professioni sanitarie”  organizzato a  Firenze dal dott. Luca Benci  lo scorso 11 marzo .  
 
Nell’articolo si legge “ Il comma 566  - ha evidenziato Antonella Cinotti, Consigliera del Comitato centrale della Federazione Ostetriche - non è necessario perché le ostetriche sono pienamente consapevoli delle loro competenze” ma  nella sintesi,  il messaggio da veicolare ai lettori non è questo .
 
Nel mio intervento ho premesso che non sarei entrata nel merito del giudizio del comma 566 sia perché  pur essendo  approvato è ancora materia di analisi e concertazione, sia perché alla luce delle argomentazioni emerse dagli interventi che mi avevano preceduto, avrei colto l’opportunità  per  accendere i riflettori sulle problematiche  che stanno ostacolando la piena  implementazione  dei  percorsi   e dei  servizi per la  gravidanza , il parto ed il puerperio ad evoluzione fisiologica  gestiti  dall’ostetrica.
 
Se da un lato ho richiamato le considerazioni del Dott. Benci  sul profilo professionale dell’ostetrica che a cospetto di altri,  é  quello che  definisce con maggiore chiarezza   la  competenza dell’ostetrica, dall’altro ho  descritto come l’articolo 48 del decreto di recepimento della direttiva europea sulle qualifiche professionali,  ha tolto  all’ostetrica  la inequivocabile competenza di “ individuare le situazioni potenzialmente patologiche che richiedono l’intervento del medico”. Nella traduzione italiana, infatti, il testo originale viene completamente modificato stabilendo  che “ le ostetriche sono autorizzate ad accertare la gravidanza e in seguito sorvegliare la gravidanza diagnosticata come normale da un soggetto abilitato alla professione medica”.
 
All’interno di questo acceso dibattito sulle competenze avanzate e specialistiche , questa indebita usurpazione di una competenza di base, importante e fondamentale della professione ostetrica la dice lunga. Perché, a fronte dei vantaggi che il servizio sanitario andrebbe incontro in termini di salute e di risparmio economico , dal 2007 ad  oggi nonostante le contraddizioni, le richieste ed i  ricorsi presentati  l’art. 48 non è tornato ad essere quello del documento di origine?
 
L’art.48 è solo uno degli orpelli sui quali oggi si motiva l’impossibilità di avviare percorsi di cura  gestiti  dall’ostetrica/o nonostante le risultanze della letteratura scientifica più accredita, in termini di miglioramento degli autcome materni e neonatali, della soddisfazione dell’utenza, della riduzione dei tagli cesarei , dei parti operativi e del ricorso alla parto analgesia.
 
Nel ricordare alcune delle altre criticità che ho messo in luce, ho parlato anche del ricovero e della dimissione che anche nei servizi a basso rischio ostetrico solo il medico può fare quando  in realtà, l’indicazione al ricovero per una donna sana che deve partorire,  è la diagnosi di travaglio attivo , èd è appunto l’ostetrica a farla.  
 
Quello che oggi  manca è principalmente l’intento e la volontà politica  di favorire i processi di cambiamento e l’accesissimo  dibattito  sui rapporti tra le professioni sanitarie, le competenze avanzate e specialistiche a mio avviso dovrebbe porre al centro i bisogni di salute del   cittadino e del  suo diritto a  ricevere cure  appropriate ai  diversi  livelli  di necessità .
 
Rispetto all’appropriatezza delle cure ho parlato anche dell’importanza  dell’accuratezza della diagnosi e quindi dell’importanza dell’utilizzazione da parte dell’ostetrica  di tutte le metodiche utili a supportare i processi di diagnosi nelle situazioni di maggiore incertezza portando l’esempio dell’ecografia office come una delle competenze avanzate.
 
Sul tema della competenza e dell’appropriatezza delle  cure  ho aperto una finestra di riflessione anche sulle criticità poste dalla legge n.4 del 2013 per il riconoscimento delle professioni non regolamentate e quindi  del rischio del riconoscimento  di figure nuove e dell’erosione di competenze peculiari di un profilo professionale. Un rischio che  vede coinvolte diverse professioni dell’area sanitaria in particolare ostetriche, psicologi, e fisioterapisti .    
 
In conclusione  ho detto che allo stato attuale delle cose, almeno per quanto riguarda la professione  ostetrica è intanto prioritario aggiustare le storture che immobilizzano le sue competenze di base  e quale occasione migliore di questa  per  parlarne?
 
Antonella Cinotti
Comitato centrale Fnco

19 marzo 2015
© Riproduzione riservata

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