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Comma 566. I fisioterapisti ci credono. Ordini e sindacati scoprano le loro carte

di Antonio Cartisano

08 APR - Gentile Direttore,
ho letto con interesse la lettera del Dott. Mimmo D'Erasmo, Vice Presidente Nazionale dell'AIFi, e ne condivido il contenuto per ragioni ovvie e concrete già viste e applicate in Servizi Riabilitativi a conduzione professionale attivi in Italia da molti anni. Quindi nulla di nuovo? Assolutamente no, conosciamo la lentezza dei cambiamenti del nostro beneamato Paese e conosciamo le resistenze al cambiamento, nonché i rappresentanti di tali lobbies e motivazioni della loro perenne resistenza, ma ciò non toglie che nulla potrà resistere alla traccia dei cambiamenti già avviati e neppure alla solidità delle norme presenti sia di tipo nazionale che regionali e applicate in toto o in parte.

Avendo avuto esperienza in merito in qualità di Responsabile di Unità Operativa Professionale di Riabilitazione Funzionale voglio dire che si possono realizzare molte cose a favore degli utenti e dei partners professionisti della salute con cui operiamo quotidianamente superando quella separazione fredda e dagli aspetti quasi ostili di un servizio clinico rispetto ad un altro solo perché si sospettano intrusioni e prevaricazioni tra gli stessi. Allora quanto viene proposto dal comma 566 della finanziaria e/o dalla “cabina di regia” voluta dal Ministro Lorenzin sull'implementazione delle competenze professionali in ambito sanitario, è una soluzione di questi problemi? Pensando al miracolo capace di allineare tutte le organizzazioni sanitarie del Paese potremmo dire che sarà così, ma considerando la varietà di soggetti istituzionali e non, che mettono mano a queste joint venture per interessi diversi, sale la preoccupazione a partire dal fatto che i cambiamenti di questo tipo vadano a morire o vengano fermati sul nascere mentre si alzano steccati presso le regioni e nelle ASL.

E se quanto detto dal Dott. D'Erasmo supera la cultura del cambiamento in una regione come il Friuli e trova limiti nella regione della Liguria (sempre solo come esempio), da che parte si mettono e cosa propongono le categorie professionali con le loro Associazioni, Ordini, Collegi e Sindacati? Chissà cosa faranno, vediamo di sollecitarli quanto prima e scopriamo le loro carte.

Ciò non toglie che, dall'altra parte, le organizzazioni rappresentative degli utenti non ne possono più di questa “querelle” e i Direttori Generali delle ASL e Aziende Ospedaliere neppure amano galleggiare pericolosamente. Quest'ultimi desiderano piuttosto cambiare i parametri dell'organizzazione dell'attività sanitarie e far sì che le restrizioni economiche possano essere così superate con una partecipazione interdisciplinare e interprofessionale, ma la cui produttività qualificata permetterà sicuramente un migliore impiego del finanziamento e una maggiore analisi della spesa. Ma a chi rema contro?

Antonio Cartisano
Presidente Spif - Sindacato Professionale Italiano Fisioterapisti e Area Riabilitativa


08 aprile 2015
© Riproduzione riservata

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