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Sicilia. Basta controversie interne all’area radiologica 

di Comitato centrale della FNCPTSRM

19 AGO - Gentile Direttore,
di seguito alcune necessarie precisazioni alla nota del Segretario Regionale Sicilia del FASSID-SNR recentemente pubblicata sul suo quotidiano e che risponde all'articolo del Coordinamento TSRM Sicilia in merito alle "Linee di indirizzo per la rideterminazione delle piante organiche" recentemente esitate dalla Regione Sicilia.  La Federazione Nazionale dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica, i Collegi provinciali e interprovinciali, nella funzione di Organi Ausiliari dello Stato, collaborano attivamente, anche come Coordinamenti regionali, con le Istituzioni di riferimento e le altre Professioni sanitarie al miglioramento del SSN, secondo i mandati e i limiti posti dalla normativa vigente.
 
Riguardo l’attività radiodiagnostica complementare, questa è ben definita dalla normativa (D.Lgs. 187/2000), pertanto risulta incomprensibile che al Coordinamento TSRM della Regione Sicilia vengano attribuite affermazioni che si configurerebbero come divieto ai medici specialisti di avvalersi del suddetto supporto radiologico laddove contestuale, integrato, indilazionabile alle loro opera. Ciò che invece ribadiamo con fermezza - a favore di una radioprotezione che per molti pare essere solo una parola con la quale riempire bocche e documenti, senza poi preoccuparsene davvero - è che ai fini dell’ottimizzazione delle esposizioni (principio ALARA, cioè adozione della tecnica che consenta il raggiungimento del necessario contributo iconografico con la minor esposizione possibile) solo il Tecnico Sanitario di Radiologia Medica può utilizzare le apparecchiature radiologiche, come previsto dalla normativa di esercizio professionale e, soprattutto, in forza di specifiche formazione e competenze, che altre figure sanitarie non possiedono, perché formate per fare altro (es. Infermieri).

A tal proposito è legittimo domandarsi quale sia l'idea di attività radiodiagnostica complementare del sindacato SNR, considerato che, in alcune bozze di documenti recentemente discussi presso il Ministero della Salute, in essa ricadrebbe anche la normale attività di diagnostica per immagini erogata in regime di pronto soccorso, ove non sia presente fisicamente il medico radiologo. Tra questa aberrata accezione di attività radiodiagnostica complementare e i principi sui quali si dovrebbe fondare l’area radiologica c’è un abisso. Ecco perché da qualche tempo i TSRM se ne vogliono consapevolmente, responsabilmente e dichiaratamente distinguere.

Come ribadito e dimostrato anche in un recente articolo apparso pochi giorni fa su questa stessa testata, la scrivente ha giurato e dimostrato fedeltà alla persona assistita e al sistema sanitario, subordinando a questi gli interessi di parte, compresi quelli corporativi dell’area radiologica e dei pochi che vorrebbero governarla. Quando, anche su questo tema, le parole vuote che richiamano aggregazioni professionali, utili soltanto ai vertici delle professioni che vi dovrebbero appartenere, si tradurranno in valori, idee, proposte e atti concretamente utili alle persone assistite e al sistema sanitario, ebbene, i Tecnici Sanitari di Radiologia Medica ci saranno, determinati e col loro miglior contributo possibile.

Senza voler entrare nel merito della questione, legata al metodo proposto dalla Regione Sicilia per la rideterminazione delle piante organiche, ben argomentata dal Coordinamento TSRM e su cui sono in corso interlocuzioni con i rappresentanti della VI Commissione dell'Assemblea Regionale Siciliana, si resta alquanto sorpresi nel constatare il differente approccio metodologico adottato per quantificare il fabbisogno tra medici radiologi e TSRM. Giusto dichiarare che i rappresentanti dei Collegi TSRM non siedono ai tavoli sindacali, altra cosa è invece affermare che gli stessi non possano e non debbano dare il proprio contributo alla sostenibilità del sistema.

Dispiace, infine, constatare come da molto tempo ogni nostro contributo finalizzato a evidenziare criticità e ricercare soluzioni divengano oggetto di controversie interne all'area radiologica che certamente non fanno bene al complesso sistema Salute. In sanità e su temi sensibili come la radioprotezione il veto per lesa maestà, girare la testa o metterla sotto la sabbia non sono opzioni ammissibili.
 
Il Comitato centrale della FNCPTSRM 

19 agosto 2015
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