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Eventi avversi. L’audit clinico esce da clandestinità. Ma siamo sicuri?

di Riccardo Tartaglia

13 GEN - Gentile direttore,
a dicembre del 2002 una troupe televisiva della RAI della trasmissione Speciale TG1, fece presso l'Azienda Sanitaria di Firenze un reportage sulla gestione del rischio clinico. Un gruppo di medici e infermieri fu ripreso durante una riunione, un po' 'carbonara', in cui discutevano dei propri errori, fu l'inizio della pratica dell'audit per eventi avversi nella regione Toscana. 
 
Oggi è arrivata finalmente con la legge di stabilità la norma (art. 539 punto a) che introduce ufficialmente questo strumento di approfondimento nella pratica clinica. 
 
Non sappiamo ancora quale sarà la reazione degli operatori, se si sentiranno tutelati da questa norma oppure eviteranno di usare i sistemi di reporting&learning. Lo vedremo. 
 
Si tratta comunque di una legge per far uscire dalla clandestinità questi strumenti e migliorare la sicurezza e quindi la salute dei pazienti. In tutte le sanità dei paesi sviluppati ai medici e infermieri è data la possibilità di discutere dei propri errori senza che la documentazione dei sistemi di reporting&learning possa essere utilizzata a fini giudiziari.  In questo caso non sarebbe necessario mantenere anonima la segnalazione.
 
Nel nostro paese questo sino ad oggi non è stato possibile. Non era possibile, imparando dai propri errori, rendere più sicuri i nostro ospedali. La sicurezza del cittadino e quindi la sua salute non erano considerati elementi basilari della pratica clinica, "primum non nocere".
 
Si sa infatti che è proprio mediante i sistemi di reporting che le organizzazioni complesse divengono più sicure, l'aviazione insegna. La confidenzialità nei sistemi di reporting è un valore, che garantisce i cittadini, ai quali gli stessi sistemi dovrebbero essere aperti in una prospettiva non punitiva, per favorire anche la loro partecipazione alle segnalazioni, intese come contributi ala miglioramento, ed alle analisi da inquadrare nelle attività di formazione continua.
 
Come già detto in un precedente articolo, se così non fosse,  il rischio è di rimanere fuori dai sistemi sanitari europei più evoluti dove hanno fatto propri i principi  della raccomandazione del Consiglio d’Europa del 9 Giugno 2009 e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in cui si sancisce che i sistemi di reporting&learning sono sistemi informativi interni alle organizzazioni sanitarie, finalizzati all’apprendimento continuo ed al miglioramento della sicurezza.
 
Non ci rimane che augurarci che l'art. 539 abbia introdotto anche nel nostro paese questo principio di civiltà ma purtroppo non è ancora chiaro, viste le discussioni e i pareri contrastanti che ci sono intorno a questa norma. Aspettiamo qualche rassicurazione che chiarisca la finalità dell'art. 539.
Se la pratica dell'audit si svilupperà la legge avrà colto nel segno se invece prevarrà il timore del "giustizialismo", si dovrà rimediare quanto prima. 
 
Riccardo Tartaglia
Direttore del Centro di Gestione del Rischio clinico della Toscana
Componente per le Regioni dell’Unità di crisi del Ministero della Salute

 

13 gennaio 2016
© Riproduzione riservata

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