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Osteopatia. La confusione regna sovrana

di Daniele Sacca

17 MAR - Gentile Direttore,
solo poche righe perché sul tema si continuano a sprecare fiumi di inchiostro ma non sono molti ad avere le idee chiare. Ringrazio Paolo Zavarella perché la sua lettera è colma di riferimenti, anche cronologici, insieme ad un invito a recuperare l'identità “vera” dell'osteopatia.
 
Peccato che però, come spesso capita in questo dibattito innescato dall'inserimento nel ddl 1324 “Lorenzin”, inizialmente volto ad istituire gli albi perché i Cittadini possano riconoscere i professionisti “veri”, quando si giunge al “che fare” anche questa disamina crolli sulla realtà delle cose.

Quando si prospetta come “un obiettivo possibile, raggiungibile subito, che porrebbe in sicurezza i 7000 e oltre Osteopati che già esercitano in Italia, senza abusare di nessuna Professione Sanitaria, in quanto operano e agiscono nel Mondo delle Professioni T&CM (da regolamentare, in Italia come già si è iniziato a fare in Europa), ovvero nella “Casa dell’Osteopatia”, semplicemente si dimentica che in Italia, questa “casa” delle c.d. MNC, non esiste e quindi questi c.d. “osteopati”, con buona pace del Dr. Zavarella, se privi di abilitazione sanitaria, ad oggi, violano la Legge.

E questo perché l'osteopatia è attività sanitaria e questo è acclarato dallo stesso Ministero della Salute, per cui solo le professioni della salute possono praticarla. Davvero non si capisce perché, invece di seguire i “normali” percorsi di studio e abilitazione previsti dalla Legge italiana, si debba cercare qualcosa di “diverso”. Se vuoi curare le persone devi laurearti in una delle discipline della salute.
 
Si tratta di un argomento delicato, costituzionalmente tutelato, per questo per esservi abilitati è necessario superare un esame di Stato abilitante.
Non ci sono altre vie. E nulla aggiunge alla comprensione di questo fenomeno la citazione del “fondatore” A. T. Still che fino a quando ha avuto vita avrebbe sostenuto “keep it pure”, relativamente proprio all'osteopatia.

Perseguire una strada nello sviluppo di una disciplina in ossequio ai dettami del suo “fondatore” è qualcosa che somiglia più ad una religione che alla scienza. A me hanno insegnato, in realtà, che il peggior nemico della scienza è proprio l'autoreferenzialità ed il sottrarsi ai tentativi di confutazione, gli unici che possono stabilire oggettivamente la validità di una ipotesi.

Mi si consenta infine di citare un Collega statunitense che, nel recensire un recente articolo sull'efficacia di alcuni approcci c.d. “non convenzionali”, concludeva che “forse non esistono la medicina ufficiale e quella non convenzionale, esiste solo quella efficace e quella che non lo è”.
 
Daniele Sacca
Fisioterapista

17 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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