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Una nuova associazione per i medici dell’emergenza territoriale

di Onofrio Avena

26 APR - Gentile direttore,
esiste una categoria di medici che vive da anni una in una situazione di schizofrenia contrattuale, tale per cui medici indistinguibili fra loro quanto a compiti e responsabilità si trovano separati da un abisso per quelli che sono i diritti. Si tratta dei medici dell’Emergenza Sanitaria Territoriale, o medici 118, in realtà ormai medici di emergenza tout court, visto che in molte realtà la barriera fra territorio e pronto soccorso è da tempo venuta a cadere; medici sospesi fra convenzione e dipendenza, mai adattatisi per costituzione all'una ma da anni incapaci di approdare all'altra, da entrambe respinti, tra le due schiacciati, come i manzoniani vasi di coccio fra più grossi e duri vasi di ferro.
 
Fin dal lontano 1999 la politica comprese che il rapporto di tipo convenzionale, caratterizzato dalla sostanziale autonomia del lavoratore rispetto al datore di lavoro, mal si adattava a medici necessariamente assoggettati, per la natura stessa del loro lavoro, ad orari, protocolli, comportamenti, perfino abbigliamento, decisi ed imposti dalle aziende; e che la convenzione, per quanto riempita fino a stravolgere il suo stesso significato di eccezioni e rattoppi, non riusciva a garantire da un lato i diritti dei medici, dall'altro il rapporto di subordinazione necessario a sostenere un lavoro e la conseguente struttura organizzativa sostanzialmente di tipo ospedaliero.
 
Nacque quindi il comma 1bis dell'articolo 8 della legge 229/99, che ogni medico convenzionato 118 oggi recita a memoria come un mantra escatologico: “le regioni possono individuare aree di attività della emergenza territoriale [...] che, al fine del miglioramento dei servizi, richiedono l'instaurarsi di un rapporto d'impiego.” Le regioni, o almeno alcune di esse, pur con qualche esitazione iniziale applicarono il comma, e “passarono a dipendenza” molti medici con almeno 5 anni di anzianità nel 118; la stessa convenzione per la medicina generale, all'articolo 100, permetteva ai suoi figli irrequieti di lasciare il grembo materno e salpare verso la dirigenza; con fin troppo zelo alcune regioni si avvalsero della legge per oltre un decennio, fino a quando la Corte Costituzionale nel 2011 stabilì che proprio non si poteva andare oltre, e che quanto previsto dalla 229/99 non poteva più essere valido.
 
Si è venuto a creare quindi un sistema bastardo, in cui alcuni sono dipendenti, altri rimangono convenzionati, ma tutti fanno lo stesso lavoro. Non è opportuno in questa lettera, né del resto necessario, ricordare perché il lavoro dei medici 118 mal si adatti ad un rapporto di tipo convenzionale, né quali e quanti diritti il rapporto di dipendenza possa dare ai medici di emergenza rispetto alla convenzione; d'altra parte è sotto gli occhi di tutti il fatto che il recente atto di indirizzo per il rinnovo della convenzione dimentica completamente, come se non esistesse, il medico 118. In una trattativa che ha per unico punto fermo il “costo zero”, appare ben difficile che un settore completamente dimenticato possa puntare ad un allineamento, tramite una sostanziale modifica della convenzione, di stipendi, diritti, trattamento previdenziale e quant'altro manca ad oggi al convenzionato 118 con quanto previsto dal contratto della dirigenza medica.
 
Da queste amare considerazioni, raccolte pian piano in tutta Italia, coagulate e rese tangibili grazie ad una provvida chat su Whatsapp, è nata l'Associazione dei Medici Convenzionati 118 (ConvEMed 118), che aperte le porte grazie al passaparola iniziato sui social e nelle chat in pochi giorni ha raccolto circa 150 iscrizioni da tutto il paese, dalla Val d'Aosta alla Sicilia, e quotidianamente ne riceve ancora a decine. Apartitica e slegata dalle OO.SS., nasce per raccogliere le poche energie dei convenzionati 118, disperse in tutto il paese, e chiedere con una sola voce alla politica un percorso legislativo che porti al completamento del processo di passaggio a dipendenza, anche attraverso eventuali azioni legali, di protesta, di manifestazione, di informazione.
 
Non è un partito e non è un sindacato, ma si rivolge agli uni e agli altri, oltre che ai cittadini che quotidianamente usufruiscono dei servizi di emergenza-urgenza, perché sappiano farsi interpreti dei malesseri dei medici 118 e si impegnino, nei rispettivi ambiti, per porre fine alla discriminazione e riprendere un cammino che porti i medici di emergenza che lo desiderano nell'alveo cui appartengono per natura, quello della dipendenza dal sistema sanitario, come già altri di loro prima di loro.
 
Richieste già rivolte all'Onorevole Gelli in occasione della presentazione dell'associazione, il 16 Aprile scorso in occasione dell'assemblea annuale dell'Ordine dei Medici in Siena. Le prime manifestazioni, con l'appoggio delle sigle sindacali di riferimento, si terranno già a fine maggio in Calabria e nelle Marche; seguiranno la Toscana e tutte le altre regioni interessate, finché qualcuno non decida di fare giustizia.
 
Dott. Onofrio Avena
Presidente ConvEMed118
Medico Emergenza Sanitaria Territoriale
Usl Toscana SudEst

26 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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